Rihanna è tornata: la carriera in sette brani

L’esibizione di Rihanna durante l’half-time show del Superbowl 2023 non è solo una rentrée di proporzioni colossali, è soprattutto un’ottima candidata per diventare la definizione stessa di “ritorno in grande stile” sulle principali enciclopedie. Uno spettacolo concertato al millimetro – com’è ormai tradizione per gli ospiti musicali del grande ballo che pone fine alla stagione del football americano – che non ha mancato di colpire perfettamente nel segno, regalandosi quasi centoventi milioni di spettatori accertati solo dagli USA mentre intratteneva alla grandissima tutto il mondo per un quarto d’ora scarso.

Il concerto dell’artista barbadiana segna il ritorno di Rihanna su un palcoscenico dopo circa cinque anni di pausa: la sua ultima esibizione pubblica era datata gennaio 2018, in occasione dei Grammy di quell’anno. Del resto, Lift Me Up, il singolo uscito nell’ottobre del 2022 facente parte della colonna sonora del blockbuster di casa Disney/Marvel Wakanda Forever, ha interrotto un silenzio altrettanto lungo a livello di pubblicazioni soliste (nel mezzo, la cantante aveva partecipato al brano di PartyNextDoor Believe It nel 2020 ma si trattava di un episodio isolato).

Insomma, la sua riemersione dopo una pausa decisamente lunga dall’attività musicale ha riportato la cantante caraibica sulla bocca di tutti. Quale occasione migliore per una bella retrospettiva sulla sua lunga e fortunatissima carriera (in procinto di tagliare il traguardo dei vent’anni nel 2005) recuperando – in rigoroso ordine sparso – alcuni dei suoi successi maggiori?

FourFiveSeconds

Singolo del 2015 che è uno stranissimo esperimento musicale realizzato a sei mani con Kanye West e sir Paul McCartney, FourFiveSeconds non ha perso un grammo del suo fascino obliquo, agrodolce ma tutto sommato ancora in grado di regalare all’ascoltatore una nota di speranza. La melodia accessibile, la produzione scarna fino all’osso e – inevitabilmente – l’interpretazione di Rihanna sono i punti di forza di una canzone pop atipica ma, forse per questo, piacevolmente dissonante rispetto alla gran parte della musica mainstream degli ultimi vent’anni.

Only Girl (in the World)

Canzone contenuta nell’album del 2010 Loud, Only Girl è dalla parte opposta dello spettro musicale rispetto a FourFiveSeconds e si inserisce perfettamente nel filone più dance e discotecaro della produzione della cantante barbadiana. Più vicina al mondo di David Guetta che alle sue radici R’n’B e soul, la canzone coniuga bene una confezione sonora eurodance sfrenata e le corde più spesse e vigorose della vocalità di Rihanna, che dà fondo a tutta la sua potenza per accompagnare l’intensità sonora stracarica della base.

Umbrella

Andando indietro di altri tre anni rispetto a Only Girl, arriviamo al 2007 e al successo che ha trasformato l’allora diciannovenne Rihanna da artista della scena black con un paio di hit al suo attivo a superstar di caratura internazionale. La canzone è il tipico miscuglio di elementi dance e hip hop degli anni 2000 e, risentendola oggi, stupisce come anticipi un certo gusto per le sonorità sintetiche che è riesploso negli ultimissimi anni grazie al revival anni 80. Il ritornello ipnotico, la melodia azzeccatissima e iper-appiccicosa, l’incedere di batteria super riconoscibile sono tutti tratti riconoscibili che ancora oggi rendono riconoscibile Umbrella a oltre quindici anni di distanza dalla sua uscita.

Lift Me Up

Ballad sentimentale hollywoodiana da manuale con tanto di arrangiamento denso di archi e melodia straziante e intensa, Lift Me Up è una canzone che – come notato per esempio dalla testata Pitchfork – è sufficientemente generica per contestualizzarsi perfettamente all’interno di una colonna sonora. In effetti, è proprio un pezzo da manuale, se lo si pensa come sottofondo della classica scena drammatica da musical americano (e, del resto, Wakanda Forever è sì pellicola Marvel ma conta sempre e comunque sulla macchina produttiva Disney, che di musical se ne intende). L’interpretazione convinta e sentita di Rihanna, che si concede anche un passaggio in falsetto à la Mariah Carey, certifica in qualche il modo il fatto che sia un’artista il cui status di icona pop “istituzionale” è ormai certificato. A corollario di tutto ciò, il brano ha goduto di un grande successo, negli USA. Un successo che deriva anche dal fatto che è stata (presentata e) vissuta come canzone d’addio al compianto Chadwick Boseman.

SOS

Una Rihanna ancora quasi adolescente – avrebbe compiuto diciotto anni pochi giorni dopo l’uscita sul mercato del brano – trova il suo primo, grande successo nel 2006 con SOS, un pezzo costruito adoperando come base musicale una Tainted Love dei Soft Cell decisamente accelerata, su cui viene innestata quasi chimicamente una nuova melodia vocale dai toni prettamente R’n’B. Il frankenstein che viene fuori da quest’operazione è una canzone da discoteca con un tiro pop decisamente forte (per l’epoca) in cui l’interpretazione vocale di Rihanna è ancora piena di barocchismi, gorgheggi e virtuosismi tipici dell’R’n’B anni 90 e primi 2000. Questa miscela tra musica black e dance diventerà, come abbiamo in parte già visto, uno dei tratti distintivi di buona parte della futura produzione della cantante barbadiana.

Diamonds

Uscita come singolo a settembre 2012 in qualità di primo estratto dall’album Unapologetic, Diamonds è probabilmente la canzone di Rihanna che ha ottenuto il maggior successo commerciale ed è una ballata pensata per avere un forte impatto emotivo (scritta, tra gli altri, anche da Sia), è in effetti una canzone sentimentale in piena regola che ha l’obiettivo di lasciare una sensazione positiva e dolce all’ascoltatore. La produzione però non abbandona alcuni dei cliché sonori più riconoscibili della Rihanna dell’epoca: sebbene non abbia le influenze house di Only Girl, Diamonds flirta ancora moltissimo con la dance, più che con l’elettronica. A livello di interpretazione vocale, è invece uno dei successi più vicini al soul della cantante barbadiana.

Wild Thoughts

Singolo di Dj Khaled in cui Rihanna sarebbe teoricamente una guest star, Wild Thoughts in realtà gran parte della sua essenza sulla vocalità dell’interprete caraibica, i cui toni più scuri e bassi si adattano perfettamente alla base apparecchiata da Dj Khaled, impreziosita da un campionamento di Maria Maria di Santana i cui toni alti contrastano in maniera molto gradevole con i giochi vocali di Rihanna, di cui si percepisce nettamente il divertimento nello svariare e improvvisare su una base musicale latineggiante e, per lei, densa di sonorità tutto sommato atipiche. Ancora oggi, il pezzo è associato prevalentemente proprio a Rihanna (nonostante, appunto, formalmente non sia “suo”) e non a caso è entrato nella scaletta dell’half-time show del Superbowl.

Giorgio Crico
Author: Giorgio Crico
Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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