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Quando i Boomdabash si mettono con Annalisa: Tropicana

Nuovo appuntamento con "La hit della settimana", una rubrica fissa in cui proponiamo un brano recente in particolare, approfondendo un minimo la storia che c’è dietro la sua scrittura e la sua realizzazione per immergerci fino in fondo nel “clima” della canzone.

Per chiunque fosse spaventato dalla potenziale assenza di veri tormentoni estivi 2022 che fossero essenzialmente ballabili, Tropicana – sforzo congiunto dei Boomdabash e di Annalisa – è la rassicurazione perfetta nonché la canzone che si stava aspettando. Brano che mescola le classiche influenze elettro-dub dei Boomdabash e le aperture melodiche più nelle corde della cantante ligure, Tropicana condivide il titolo con una vecchissima hit anni 80 con cui, però, non ha nient’altro in comune (se si eccettua la vocazione estiva).

Sulla struttura del brano non c’è molto dire, visto che i Boomdabash potrebbero tenere un master universitario sulla concezione, la realizzazione e la produzione delle hit estive potenzialmente assassine sia sul versante radio, sia su quello dei disco party. Su una ritmica mutuata dalla tradizione reggae (ma prodotta filtrando elettronicamente i suoni) e, più in generale, dal mondo della musica caraibica, vengono innestate delle strofe che incorporano una melodia che strizza l’occhio all’hip hop, pesantemente contaminate dal rap. Il ritornello è invece affidato all’interpretazione enfatica e melodica di Annalisa, la quale si trova perfettamente a suo agio e la sua voce, corposa e non troppo alta, si adagia perfettamente sul tessuto musicale che le viene costruito sotto (i suoni, non a caso, vengono snelliti per consentire una miglior sottolineatura della sua apertura vocale).

La parte più “cattiva” a livello sonoro che segue il ritornello è la parte più brillante, a livello compositivo: il contrasto che crea con il ritornello, più soffice e soave, è perfetto. In quel punto non ci si aspetta un passaggio musicale più da dancefloor puro, con percussioni così intense e un’atmosfera quasi acida. Ci sta molto bene anche la voce di Annalisa che scandisce quattro parole quasi rappandole prima di richiamare l’ultimo verso del ritornello. Il bridge – il terzo movimento che segue il secondo ritornello – è molto breve e ospita un altro interludio melodico made in Annalisa, lasciata fondamentalmente libera di esprimersi liberamente sulla base dopo una brevissima intro, anche qui più melodica, lasciata ai Boomdabash. Qui, la cantante cambia registro rispetto al ritornello e va più verso le note alte, cambiando anche il suo personale tempo senza però risultare fuori posto.

In conclusione, merita due parole l’intro: niente di mai sentito o rivoluzionario, è chiaro, ma è quella piccola pensata leggermente fuori dagli schemi che costruisce fin dall’inizio un clima di attesa per quel che segue, pur mettendo in chiaro alcuni dei capisaldi del pezzo (ossia l’uso di sonorità elettroniche e la sezione ritmica caraibica). È allo stesso tempo un cliffhanger musicale ma anche un riassunto lampo di tutto il pezzo, a eccezione della presenza di Annalisa.

Tropicana, insomma, è l’ennesima hit in grado di ammazzare la classifica costruita a puntino dai Boomdabash, veri professori dei tormentoni estivi – il che non va letto in alcun modo in maniera denigratoria, sia chiaro, anzi! Il collettivo musicale salentino ha un gusto compositivo clamorosamente in grado di cavalcare i trend sonori contemporanei in maniera impeccabile, risultando costantemente all’avanguardia (considerando il contesto italiano), se parliamo di pop dai grandi numeri. Annalisa, che succede a una lunga lista di vocalist che hanno lavorato molto bene sia con i Boomdabash, sia con il solo Mr. Ketra (in coppia con Takagi), si muove all’interno di Tropicana come un topo nel formaggio, facendo salire ulteriormente di livello il brano.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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