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5 dischi jazz di Natale diversi dal solito

A dire il vero, per quanto estremamente lento a recepire le innovazioni, il prolifico mercato delle musiche natalizie ha spazio ogni anno non soltanto per le riedizioni dei classici e i dischi di Michael Bublé, ma anche per nuove composizioni, alcune con buone probabilità di diventare i classici pop natalizi dei prossimi annialtre un po' meno.

Ma quando si tratta di jazz — genere più adatto a uno spirito natalizio da focolare domestico, rispetto alla roboante festosità dei centri commerciali — il rischio di ripiegare su compilation-polpettone piene di banalità o sullo swing tirato a lucido e un po’ stucchevole tipo Diana Krall è altissimo.

Perciò, se state preparando una playlist per evitare Mariah Carey al prossimo cenone, attenetevi ai classici intramontabili, che vanno sempre bene — Ella Fitzgerald, il bellissimo album di Natale di Charlie Brown suonato dal trio di Vince Guaraldi, Ray Charles, Louis Armstrong, e perfino James Brown per movimentare un po’ la situazione. Ma se volete spingervi più in là, ecco cinque consigli meno inflazionati.

 

Duke Ellington – The Nutcracker Suite (1960)

Non è facile rendere swing un balletto russo di fine Ottocento: ma la coppia d’oro Duke Ellington/Billy Strayhorn è in grado di farlo senza problemi in questa incredibile versione dello Schiaccianoci di Tchaikovsky, registrata nel 1960 per la Columbia Records. L’orchestra è in grande spolvero, con tutto il suo bagaglio di colorismi: tra l’inverno di San Pietroburgo e il calore di Harlem non si avvertono quasi frizioni.

 

 

Jimmy Smith – Christmas Cookin’ (1966)

Via, il Natale non dev’essere tutto zuccheri, lucine e bontà: può essere anche rocamboleschi inseguimenti d’auto lungo strade innevate di montagna, seminterrati fumosi in cui il brindisi di mezzanotte si fa col whisky, furiose partite a tombola regolate a colpi di revolver. È l’atmosfera che suggeriscono i momenti migliori di questo Christmas Cookin’, registrato dal virtuoso e pirotecnico organista Jimmy Smith nel 1964 e ripubblicato due anni più tardi. “A metà tra il Polo Nord e Memphis”, dice Rolling Stone

 

 

Joe Pass – Six String Santa (1992)

Più dimesso e istituzionale del precedente, Six String Santa di Joe Pass può sembrare a prima vista un disco di Natale abbastanza classico. Ma il chitarrista non sbaglia un colpo e riesce a suonare anche White Christmas con un lirismo tale da far dimenticare completamente che si sta ascoltando White Christmas — e non è un risultato da poco. Per scaldarvi durante la vigilia, il suono della sua chitarra è più che sufficiente.

 

 

Wynton Marsalis – Crescent City Christmas Card (1989)

Un po’ di Natale in sano stile New Orleans, in questo disco pieno di groove dalla prima all’ultima traccia. Forse non avrebbe guastato un pizzico di esuberanza in più (vedi sopra, alla voce Duke Ellington): l’orchestra sembra sempre sul punto di lasciarsi finalmente andare, ma, come tipico di Marsalis, non esce mai dalle righe. Il risultato, comunque, è impeccabile. Nel 2009 Marsalis ha registrato un altro album di Natale, Christmas Jazz Jam, ma questo vince senza dubbio per la copertina.

 

 

Carla Bley – Carla’s Christmas Carols (2009)

Il difetto principale degli album di Natale è che sono inevitabilmente stagionali, raramente vi capiterà di ascoltarli verso Ferragosto o a Pasqua (e forse non è neanche un male). Ma non è il caso di questo album, registrato da Carla Bley con l’inseparabile Steve Swallow al basso elettrico e un quintetto di ottoni tedesco (Partyka Brass Quintet). Gli arrangiamenti della matriarca del jazz d’avanguardia, anche nei brani più vieti della tradizione natalizia — Ο Tannenbaum, Jingle Bells, O Holy Night — raggiungono un grado di perfezione tale da trascendere qualsiasi stagione, come scrive John Kelman nella sua recensione per All About Jazz.

Non aspettatevi le spigolosità tipiche delle composizioni di Carla Bley: tutto l’album è devoto a un senso di classica compostezza, un’armonia da cattedrale gotica, in cui le atmosfere da Natale nordico prevalgono su ogni frivolezza pop.

 

Bonus tracks

 

Miles Davis, We Three Kings of Orient Are

Miles non ha mai registrato un disco di Natale, se si eccettua la partecipazione con il sestetto a una compilation natalizia della Columbia Records, pubblicata nel 1962 in cui accompagna Bob Dorough in Blue Xmas (To Whom It May Concern), un cinico inno anti-natalizio

Ma nel 1988 partecipa alla colonna sonora del film Scrooged — tradotto in italiano come S.O.S. Fantasmi — un blockbuster natalizio con Bill Murray (adattamento del solito Canto di Natale), suonando una versione super anni ’80 della tradzionale We Three Kings of Orient Are. Qui dal vivo durante il Late Night di David Letterman, con David Sanborn e Marcus Miller, nel dicembre dell’anno precedente.

 

 

Thelonious Monk, A Merrier Christmas

Neppure Monk ha mai registrato un album natalizio, e forse è un peccato: sarebbe stato senz’altro l’album jazz di Natale più sghembo e malinconico di sempre. Ma nel repertorio dei brani composti dal pianista si trova questa piccola composizione, mai registrata né suonata pubblicamente e dedicata, a quanto pare, alla sua famiglia. Dolce come una ninna nanna suonata dopo due bicchieri di vino rosso, la si può ascoltare in questa compilation della Blue Note, nella versione del pianista Benny Green.

 

Autore: Sebastian Bendinelli

Ho studiato basso elettrico in Cluster con Piero Orsini, che mi ha contagiato con la passione per la musica jazz. I miei ascolti musicali sono onnivori e disordinati: a parte il jazz (e la black music in generale), cerco di tenere un orecchio aperto anche sul mondo dell'indie e dell'elettronica.

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