Summertime Sadness: la gemma di Lana Del Rey

Il 22 giugno del 2012 il mondo scopre una ballad struggente, malinconica, poetica e crepuscolare capace di avere un successo mondiale enorme e immediato che, ben presto, si scoprirà essere anche duraturo fino a diventare un classico del pop contemporaneo: si tratta di Summertime Sadness, una delle canzoni più belle e amate della cantautrice americana Lana Del Rey, il cui disco d’esordio con il nuovo moniker d’arte – Born to Die – è uscito solo cinque mesi prima (l’album d’esordio era invece stato firmato con il vero nome della cantante, Lizzy Grant, ed era intitolato Lana Del Rey, appunto. Ma quell’LP ha una storia estremamente peculiare che, forse, un giorno racconteremo e, di fatto, non si può davvero considerare un debutto discografico).
Summertime Sadness, una hit a sorpresa
Summertime Sadness, comunque, è appena il suo quarto singolo in assoluto e arriva dopo Video Games, Born to Die e Blue Jeans, tre brani che avevano riscosso successo specialmente in Europa, riuscendo a fare solo timidamente capolino nelle classifiche d’Oltreoceano. Ovviamente, il nuovo pezzo è un game changer assoluto, che trasforma una cantautrice di nicchia probabilmente destinata a diventare un fenomeno di culto in una star mainstream le cui composizioni iniziano a venir sparate dagli altoparlanti di ogni genere di esercizio commerciale pubblico, grande magazzino e autoradio. In ogni angolo del mondo, peraltro.
La canzone entra a gamba tesa nel cervello dell’ascoltatore fin dai primissimi secondi, che preannunciano la sobria – ma tristissima, come da titolo – solennità della canzone, una caratteristica piuttosto rata ancora oggi e che le conferisce uno spessore inusuale, a livello di percezione. Senza questa solennità, senza questa grandeur anche produttiva, il pezzo risulterebbe l’ennesimo viaggio sentimentale malinconico e strappalacrime mentre Summertime Sadness, di contro, riesce perfettamente a essere intensamente drammatica ma anche asciutta e sobria nonostante la maestosità.
Archi, organi, tastiere e voce di una canzone drammatica
Indubbiamente aiutano molto le tastiere effetto organo che inaugurano il brano, gli archi che vi si aggiungono e quelle note di chitarra country che risuonano come se fossero campane ma è soprattutto il modo in cui la voce della Del Rey lascia cadere le parole del testo a dare la solenne sensazione che accompagna l’ascolto del pezzo dall’inizio alla fine (tocco da maestro anche la gran cassa, vera protagonista non troppo occulta della produzione della canzone). Il resto, ovviamente, è totalmente appannaggio della melodia portante del ritornello e dell’interpretazione misurata ma dolorosa dell’artista californiana, obiettivamente in stato di grazia.
Uno stato di grazia testimoniato anche dal falsetto del bridge che è perfettamente intonato alla canzone quando, invece, sarebbe bastato pochissimo per sbagliarlo e rovinare completamente l’atmosfera di tutto. Più si guardano i dettagli, più appare evidente che siamo di fronte a un incastro perfetto di melodia, interpretazione, produzione e arrangiamento.
Summertime Sadness versione remix
A cementare ulteriormente il successo di Summertime Sadness nell’immaginario collettivo ci ha poi pensato il remix del DJ francese Cedric Gervais, uscito un anno dopo l’originale e capace di andare ancora meglio, a livello di classifica, in alcuni paesi – non ultimi, gli stessi Stati Uniti. Pur avendo una confezione musicale ovviamente differente, il remix conservava intatto il clima complessivo del pezzo, rimanendo spiritualmente fedelissimo alla versione originale. Ancora oggi, non è raro imbattersi nel remix di Gervais e, nella percezione del pubblico, è quasi perfettamente interscambiabile con la variante da disco vera e propria.
Oggi, la canzone non è solo la hit più esemplificativa della carriera di Lana Del Rey ma un vero classico del pop degli anni 2010 assieme ad alcuni dei brani più celebri di Adele, di Katy Perry, di Bruno Mars o di Rihanna. Una piccola icona del decennio passato che dimostra come, nonostante tutto, anche il pop melodico più mainstream, se prodotto con tanta anima e molta cura, può ottenere risultati significativi anche dal punto di vista artistico.
