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Tipi da chitarra: Jimmy Page

Nuova rubrica mensile in cui, un profilo alla volta, raccontiamo dei musicisti che hanno fatto del loro rapporto con la chitarra il loro tratto distintivo. A volte virtuosi, a volte essenziali, a volte adorati, a volte quasi sottovaluti: in ogni caso, più che come semplici chitarristi, vogliamo ricordarli come persone in grado di vivere una relazione autentica con il loro strumento.

Jimmy Page è una leggenda della chitarra. Strumentista poliedrico che passava con naturalezza dalla classica all’elettrica, il chitarrista dei Led Zeppelin è tra i padri fondatori del suono distorto dall’amplificatore che oggi riconosciamo come classico e proprio del rock duro e che, prima di lui, semplicemente, non esisteva.

Oggi ultraottantenne, il buon Jimmy è – come si diceva poc’anzi – uno dei padri fondatori del rock tout-court… e la frase è da prendere in senso strettamente letterale, non come il trito cliché che potremmo aspettarci. Prima di lui, probabilmente non esisteva nemmeno il concetto di “estetica del chitarrista rock”, plasmato da Page stesso e da un pugno di altri eroi del rock classico degli anni 60 e 70 tra i quali, tuttavia, emerge in maniera del tutto singolare proprio il chitarrista degli Zeppelin.

Jimmy Page, leggenda fondativa del rock

La sua figura, insomma, è stata seminale sotto un’infinità di punti di vista: ovviamente musicale, senz’altro sonoro, indubbiamente estetico e certamente culturale. E ci manteniamo solo sul generico perché, andando a indagare più nel dettaglio, l’elenco diventerebbe infinitamente lungo.

Concentrandosi in maniera particolare sugli aspetti musicale e sonoro, occorre porre in netto risalto come – per dirla con le stesse parole di Brian May, chitarrista dei Queen – Page sia stato «una delle menti musicali più eccelse della musica rock».

Il genio dei riff

La frase di May, in particolare, si riferisce alla capacità ineguagliata del musicista londinese, nel corso della sua militanza coi Led Zeppelin, di sfornare a getto continuo una vastissima quantità di riff che si sono assestati nel sentire popolare tra lo splendido, il fondamentale, il leggendario, l’azzeccatissimo e l’irripetibile (per i più disattenti: i riff sono le frasi musicali – di solito piuttosto brevi – che, venendo ripetute in punti chiave di una canzone, fanno da un lato parte dell’ossatura del brano e, dall’altro, lo rendono immediatamente riconoscibile all’ascolto).

Forte di una tecnica strumentale raffinatissima, frutto di una dedizione assoluta per la chitarra sviluppata già in tenerissima età, il musicista inglese è un autodidatta che si è costruito una formazione a prova di bomba attraverso infinite ore di costante pratica sullo strumento sia in solitaria, ascoltando a ripetizione dischi i cui suoni cercava di riprodurre, sia in gruppo. Page ha infatti deciso di lasciare la scuola e darsi da fare come chitarrista professionista già a quindici anni, il che lo ha portato a suonare con chiunque e a esibirsi in qualunque contesto, costantemente.

Tutto ciò gli ha fornito un orecchio allenatissimo e una familiarità con la chitarra essenzialmente unica, qualità che gli hanno consentito di immagazzinare un repertorio virtualmente infinito di combinazioni armoniche che, poi, riemergevano prepotentemente in fase compositiva, venendo poi arricchite dalla capacità tecnica di Jimmy di suonare qualunque cosa.

Jimmy Page, compositore leggendario e ricercatore sonoro

Brani come Black Dog, Whole Lotta Love, Stairway to Heaven, Cashmire e chi più ne ha più ne metta, vedono la chitarra tra i propri ingredienti principali e vantano tutti una (o anche più) frasi musicali suonate da Page che hanno fatto la storia non solo del rock ma di tutta la musica leggera del Novecento.

Il suo passato da session man che suonava dovunque servisse un chitarrista, venendo impiegato costantemente dalle varie case discografiche inglesi, gli ha anche consentito di diventare un artista clamorosamente eclettico come pochissimi altri sono stati in grado di essere: Page era perfettamente in grado di passare senza soluzione di continuità dall’incisione di un brano rock molto potente come turnista di un artista solista al suonare all’interno di un collettivo molto più ampio, incidendo una colonna sonora da film. Altre volte gli veniva chiesto di suonare folk, altre ancora di interpretare degli standard di blues e così via.

La nascita del suono della chitarra rock

Non solo: uno degli orizzonti distintivi del lavoro dell’artista britannico è stato anche l’infaticabile ricerca sonora. Sempre in costante tensione per trovare il suono perfetto che rispondesse alle sue esigenze compositive, Page è stato pioniere della produzione musicale, trovandosi a sperimentare spesso fin dai suoi giorni di turnista.

La sua curiosità invincibile e la sua esplorazione quasi ossessiva delle opzioni a sua disposizione, negli anni, lo ha portato a suonare la chitarra con un archetto da violino o a imparare a suonare strumenti come il theremin… per non parlare degli sforzi profusi relativamente all’effettistica da applicare alla sua stessa chitarra. Naturalmente, la sua influenza sulla produzione delle canzoni registrate in studio e sulle tecniche di incisione si estendeva anche ai Led Zeppelin e il bassista, John Paul Jones, ha riconosciuto esplicitamente che la visione di Page in merito è stata una delle componenti chiave del successo del gruppo.

Un’icona di nome Jimmy Page

Tra le altre cose, Page è passato alla storia anche per via della sua spettacolare doppio manico (uno a dodici corde, l’altro con il più standard set da sei), un modello di chitarra elettrica estremamente peculiare elaborato appositamente per lui dalla Gibson e pensato per assolvere alla sua necessità di poter replicare dal vivo in maniera istantanea Stairway to Heaven, che prevede l’alternanza immediata della dodici corde classica e dell’elettrica a sei in vari passaggi.

La particolarissima silhouette di quella chitarra, unita al fascino magnetico che Page era in grado di esercitare sul palco e all’irripetibile rapporto quantità-qualità delle sue composizioni sono tutti aspetti (di vari gradi d’importanza, ovviamente) che hanno concorso a costruire l’immagine di Jimmy Page che tutti gli appassionati e i cultori di musica rock hanno: quella di una divinità contemporanea della chitarra elettrica, in grado di benedire il mondo con alcune canzoni immortali.

ClusterNote è il Magazine della Scuola di Musica Cluster di Milano.
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Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.