Nel nome del marketing. Il dj set di Giorgio Moroder ai giardini Montanelli
Dj set. Moroder è compositore, produttore discografico, genio della sperimentazione e padre della musica elettronica, ma il disc jockey non l'ha mai fatto. Non prima del 2013, perlomeno. Già questo avrebbe dovuto mettere sull'attenti. Ma c'è grande curiosità: un pezzo di storia della musica moderna si esibisce in un evento gratuito all'interno del più bel parco milanese. Si va, anche solo per dare un'occhiata.
Moroder si fa aspettare un po'. Ok, se lo può permettere. Quando sale sul palco è un'ovazione generale. Mentre gente di tutte le età si sgola, rifletto sul fatto che presumibilmente buona parte dei presenti non aveva idea di chi fosse l'uomo che stanno venerando prima che uscisse il pezzo dei Daft Punk l'anno scorso. E infatti il Nostro esordisce citando proprio quel brano: "Il mio nome è Giovanni Giorgio, però tutti mi chiamano Giorgio". Altra ovazione. Ma la voce è debole e lui appare visibilmente stanco. Pazienza - penso - ha 74 anni (portati benissimo, peraltro), la musica almeno sarà buona.
Si parte con Call Me dei Blondie, colonna sonora di American Gigolo. Ma si capisce subito che qualcosa non va. Il volume è bassissimo, zero bassi, il mixaggio è minimo e spesso grossolano. La maggior parte del pubblico, che è numeroso, sembra non farci caso e continua a ballare nonostante la ressa. Si prosegue con quella che sembra un'antologia di colonne sonore: Take My Breath Away di Top Gun, What a Feeling di Flashdance. La situazione non cambia.
Al festival dell'innovazione si balla musica di trent'anni fa mixata maluccio da un signore ultrasettantenne. Tutto ha il sapore dell'operazione di marketing su larga scala e fine a se stessa. Se Wired voleva fare il botto, ci sono riusciti: per ore le strade intorno al parco sono rimaste bloccate da un interminabile flusso di persone (circa 25mila, si stima). Mai vista così tanta gente a un evento in un parco del centro. Dopo venti minuti di resistenza e qualche accenno di ballo capisco che andare con un mio amico a bere una birra tiepida seduti su un marciapiede è di gran lunga più entusiasmante della serata tanto decantata. E così è stato. Scusami, Giorgio.