SoundCloud e l'offerta che non può rifiutare
Voci ancora non ufficiali riferiscono che SoundCloud sta negoziando con le Big Three (Universal, Sony e Warner) per continuare a trasmettere brani protetti da copyright evitando dispute legali che porterebbero verosimilmente alla chiusura del sito. SoundCloud sarebbe disposta a riconoscere a ognuna delle tre major partecipazioni azionarie del 3-5% più una percentuale sui futuri introiti.
Fondata come startup nel 2008 a Berlino dagli svedesi Alexander Ljung ed Eric Wahlforss, la piattaforma oggi vanta la bellezza di 250 milioni di utenti al mese (sei volte quelli di Spotify, per intenderci). La società viene valutata intorno ai 500 milioni di dollari.
Ma nonostante l'elevato numero di utenti, SoundCloud non ha mai costruito un vero e proprio modello di business. Le uniche vere entrate economiche sono rappresentate dagli abbonamenti per quegli utenti che desiderano caricare più di due ore di musica al mese (upload fino a quattro ore con 3 euro mensili, illimitati con 9).
Probabilmente la piattaforma sfrutterà un modello simile alla versione free di Spotify: inserzioni pubblicitarie e ripartizione delle revenue in base al numero di ascolti di un brano.
La vicenda viene seguita con particolare apprensione da quegli utenti che caricano remix, campionamenti e mashup di brani protetti, che nei mesi scorsi sono stati invitati da SoundCloud a rimuovere tutto ciò che potesse costituire violazione di copyright, pena la cancellazione dell'account. Nel tempo infatti la piattaforma si è identificata soprattutto come spazio di condivisione di musica elettronica prodotta da dj professionisti e non. Sono loro i primi a contestare la vecchia mentalità del "chiudere tutto", in un web sempre più caratterizzato dalle possibilità di condivisione libera di contenuti. Una quantità "fisiologica" e regolamentata di copyright infringement andrebbe a vantaggio delle stesse major, che potrebbero raggiungere in questo modo più vaste fasce di pubblico.