3 canzoni indimenticabili che hanno vinto ai Grammy
C’è chi li chiama “Oscar della musica”, chi li considera un riassunto sempre affidabile di ciò che di meglio ha da offrire la musica contemporanea, chi mette costantemente in dubbio la loro attendibilità, chi non aspetta altro ogni anno, chi li ritiene un esercizio di stile piegato alle questioni economiche, chi ama guardare la serata della premiazione come spettacolo in sé e chi vive come se non esistessero. Stiamo parlando dei Grammy Award, i premi musicali più noti del mondo. Istituititi nel 1959, da allora provano a selezionare quanto di meglio ha da offrire il mercato discografico all’interno dell’anno solare appena trascorso. Come sempre in questi casi, ogni tanto azzeccano, ogni tanto qualche svista capita ma si tratta sempre e comunque di un premio che fa discutere, proprio come gli Oscar, in fondo.
Uno dei premi più attesi della serata dei Grammy è senz’altro quello dedicato al Record of the Year, di solito conferito al singolo che, nell’anno solare, è stato giudicato più rimarchevole. Per quanto riguarda l’edizione dei Grammy del 2022, che si è tenuta nella notte tra il 3 e il 4 marzo, a portarsi a casa il riconoscimento è stata Leave the Door Open, singolo dei Silk Sonic, il duo formato da Bruno Mars e Anderson .Paak. Nel corso degli ultimi decenni si sono aggiudicate il premio dei brani che sono a tutti gli effetti dei successi enormi. Abbiamo deciso di raccontarvene tre in particolare che sono stati premiati negli ultimi dieci anni.
Childish Gambino – This Is America
Oggi, il video ufficiale di This Is America conta su YouTube oltre ottocento milioni di visualizzazioni e si appresta a raggiungere il miliardo entro la fine del 2022. Dal punto di vista delle vendite, invece, sono oltre quattro milioni le copie distribuite nel mercato (negli USA, in particolare, il singolo ha ottenuto tre dischi di platino). Il successo della canzone di Childish Gambino, trionfatrice ai Grammy del 2019, restituisce tuttavia solo un pallido riflesso dell’importanza e della bellezza del brano, un mélange ispiratissimo di musica black che mescola gospel, rap, trap e un pizzico di soul. La qualità produttiva del brano, l’architrave che tiene tutto insieme, è incredibilmente ispirata e le variazioni drastiche del tessuto musicale scorrono perfettamente nell’ascolto, invece di disturbarlo. Il testo è un inno provocatorio ma anche dolorosamente sincero, che tocca temi fondamentali per la comunità afroamericana e denuncia fortemente i soprusi a cui, ancora oggi, è soggetta.
Mark Ronson ft. Bruno Mars – Uptown Funk
Nel 2016 è invece un brano ben più “leggero” a portare a casa il Grammy per il miglior singolo (anche se il pezzo è uscito a fine 2014). La Uptown Funk di Bruno Mars e Mark Ronson mette alle sue spalle tutta la concorrenza (tra cui Ed Sheeran, Taylor Swift e The Weeknd) grazie alla sua caratteristica più evidente: lo stranissimo ossimoro – che funziona perfettamente, all’ascolto – formato dalla sua innegabile freschezza da un lato e dal sapore di classicità, di familiarità totale dall’altro. Il brano è uno scatenato funk quasi da manuale, che risponde perfettamente ai dettami del genere eppure è contemporaneamente nuovo e diverso da tutto ciò che l’ha preceduto. Una grande hit, insomma, che non a caso ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo (nonché totalizzato quattro miliardi e mezzo di views su YouTube).
Adele – Rolling In The Deep
C’è stato un periodo, non troppo lontano, in cui Adele ha dominato il mondo della musica. In realtà, la cantautrice britannica è tuttora una delle artiste più apprezzate al mondo ma gli anni tra il 2011 e il 2017 circa sono stati occupati quasi militarmente dalle sue canzoni. Il mondo impazziva a ogni nuovo singolo mentre il successo di pubblico e critica dell’artista londinese sembra solo poter crescere esponenzialmente. Nel 2012, la sua Rolling In The Deep, uscita come anticipazione del secondo album 21 a fine 2010, si porta a casa il Grammy per la miglior canzone. È un brano riuscito e potente, che mescola un’impostazione soul/blues preponderante (e molto nelle corde di Adele) a un arrangiamento estremamente contemporaneo, che viene influenzato soprattutto nella sezione ritmica dal pop e dalla disco. Una canzone con un equilibrio eccellente che è in effetti un’ottima produzione mainstream, facile all’ascolto ma anche musicalmente densa. E poi, naturalmente, la voce della cantante inglese è eccezionale protagonista, come sempre nei suoi brani.