7 canzoni degli 883 che hanno segnato diverse generazioni
Il 15 e il 16 luglio 2022, allo stadio Giuseppe Meazza in San Siro di Milano, è andato in scena Max Pezzali che, con un maxi-evento musicale infinito, ha portato sul palco tutta la sua corposa storia musicale, tra hit indimenticate della parentesi 883 e i brani di successo che ha invece firmato utilizzando solo le sue generalità. Un concertone nostalgico ma anche travolgente, che ha saputo attrarre un pubblico molto eterogeneo che va dai venticinquenni agli over cinquanta, tutti stregati dal novello pifferaio di Hamelin pavese, deciso a festeggiare alla grandissima i suoi primi trent’anni di vita discografica.
Quale occasione migliore, allora, per rinfrescarci la memoria e rispolverare sette canzoni storiche degli 883, sette canzoni che riassumono al meglio musica e poetica dei sei album del gruppo fondato da Pezzali e Mauro Repetto?
Hanno ucciso l’Uomo Ragno
Pezzo emblematico del pop italiano anni 90 se mai ne è stato scritto uno, Hanno ucciso l’Uomo Ragno è stata una canzone che chiunque sapeva a memoria in quel decennio, a patto che avesse un’età compresa tra i cinque e i quarant’anni. Il fenomeno non è scemato nemmeno nel decennio seguente, conoscendo una flessione solo a partire dal 2010. Infatti, è probabilmente solo con la generazione nata a partire dalla metà degli anni 2000 che si è persa la tradizione rituale di insegnare il brano ai nuovi nati ma la sensazione è che tuttora ben più di metà della popolazione italiana conosca perlomeno superficialmente questa canzone (trans)generazionale dalle atmosfere vagamente cupe e urbane, alimentate da un testo così simbolico che forse nemmeno Max Pezzali ha finito di capirlo, trent’anni dopo.
Gli anni
Se c’è una cosa che gli 883 (e Max Pezzali, suvvia) hanno saputo di saper fare, è scrivere inni. Inni cantabili da chiunque, ovunque, più o meno sempre ma soprattutto adatti a contesti in cui salta fuori una chitarra, ci si mette in cerchio e si canta tutti insieme. Ecco, in quel genere di momenti, Gli anni era praticamente sempre l’unica canzone conosciuta ad almeno il 90% dei partecipanti e lo è stata per anni, anni e anni. Brano del tutto inevitabile, se si parla di 883.
La regola dell’amico
Un’altra particolarità molto nota del gruppo pavese era la capacità di condensare nelle canzoni situazioni che chiunque avesse vissuto nella propria vita (tendenzialmente nella fase giovanile), descrivendole in maniera schietta, ironica e spietata. La regola dell’amico è il miglior esempio di questa dote di sintesi descrittiva del buon Max, arricchita da un arrangiamento che ancora oggi suona divertente.
Nessun rimpianto
Vedasi alla canzone precedente: come La regola dell’amico, anche Nessun rimpianto possiede quella rara capacità di sintetizzare in una struttura strofa-ritornello-strofa una situazione di vita vissuta comune alla stragrande maggioranza delle persone, descrivendola in maniera perfetta. La differenza sostanziale rispetto al brano precedente è l’atmosfera: se La regola dell’amico è scanzonata, ironica, divertente e quasi satirica, Nessun rimpianto è struggente e malinconica, per quanto si sforzi di chiudere con una nota più positiva.
Come mai
Scritta e pubblicata quattro anni prima di Nessun rimpianto all’interno di Nord Sud Ovest Est (1993), Come mai potrebbe quasi essere letta come “puntata precedente” rispetto alla ballata nostalgica contenuta ne La dura legge del gol (1997). È una canzone d’amore disperata e quasi sorpresa, in cui il protagonista che si strugge per l’amata ha uno strano lampo di lucidità in mezzo al mal di cuore e rimane sconvolto nel vedersi profondamente coinvolto da una storia che aveva palesemente sottovalutato (non senza una buona dose di arroganza ferita).
La regina del Celebrità
Canzone infinitamente più leggera rispetto alle precedenti, La regina del Celebrità riporta tutto su un piano più onirico, più immaginativo. Senza paroloni: si tratta fondamentalmente di una fantasia romantica adolescenziale montata su uno scheletro musicale che più dance non si può. Un brano tunz tunz che vuole essere divertente ma che si porta dietro anche una leggera nota di malinconia, forse l’emozione che Pezzali sa raccontare con più facilità, legata alla consapevolezza che il tempo passa, inesorabilmente.
Bella vera
Singolo estivo e disimpegnato al massimo tratto dall’ultimo album mai prodotto dagli 883 (Uno in più, uscito nel 2001); dopo la release del disco, Max Pezzali ha deciso di “cambiare sigla” e continuare a fare musica utilizzando solo il suo nome e il suo cognome. Di fatto, a oggi, sono più gli anni da artista “solista” che quelli da 883 sebbene nel pubblico ci sia una sensazione di fortissima continuità. Bella vera, insieme con la canzone “gemella” La lunga estate caldissima, è un pezzo divertito, sornione e zuccherino al massimo, vacuo e sottile come solo una cottarella estiva può essere. Anche musicalmente risulta “plasticoso”, quasi pacchiano: le sonorità denunciano tragicamente la sua età ma ciò non toglie che nel lontano 2001 fosse una canzone adattissima al mercato estivo.