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8 (più una) band rock anni 2000 che trovavi su MTV

Chi guardava MTV negli anni 2000 alzi la mano! Chiunque abbia passato interi pomeriggi con il canale musicale acceso in sottofondo nel primo decennio del terzo millennio ha ricevuto un fortissimo imprinting musicale di stampo rigorosamente pop. Ma nonostante non fosse più la MTV degli esordi, in cui veniva trasmesso quasi esclusivamente rock, negli anni 2000 il filone delle chitarre elettriche aveva sì perso molto peso senza per questo sparire del tutto dalla programmazione del canale. Postasi come vestale della musica popolare a tutti i livelli, la MTV di allora cercava di dare ampio spazio un po’ a chiunque facesse notizia. Certo, c’era tantissimo easy listening da classifica, c’era l’R’n’B, c’erano il rap e il latin pop e da noi, di tanto in tanto, anche gli alfieri della canzone italiana. Tuttavia, un residuo dell’originale anima rock del canale sopravviveva e non era raro imbattersi in un artista che facesse riferimento a quel mondo. Ricordiamo alcuni dei più presenti di quel decennio, tra i quali si annida anche qualche band talmente di successo da risultare quasi “invadente”…

Jet

I said, are you gonna be my girl? è la celeberrima frase con cui si chiude il ritornello del più grande successo commerciale dei Jet, intitolato proprio Are You Gonna Be My Girl. Probabilmente l’unica band nel nostro elenco che ha legato l’intera storia del proprio successo a un solo pezzo (quello citato, per l’appunto), i Jet hanno avuto una carriera breve e abbastanza intensa, in cui hanno prodotto tre album di successo decrescente. Si sono sciolti, poi riformati poi nuovamente sciolti tra il 2012 e il 2019, oggi non esistono più. Tuttavia, Are You Gonna Be My Girl è tuttora uno dei pezzi più forti dell’intero terzo millennio: una rabbiosa cavalcata rock incredibilmente classica ma altrettanto funzionale con un riff quasi scolastico ma indimenticabile. Chiunque avesse le antenne dritte in quel lontano 2003 in cui è uscita non può e non potrà mai evitare di battere il piede a ritmo non appena risente quelle prime, insinuanti note di basso.

Green Day

Band che ha avuto alti e bassi lungo tutto l’arco della propria carriera, i Green Day sono oggi assurti al rango di “venerabili maestri” del rock e, più specificamente, del punk (che è il genere che hanno maggiormente frequentato, non senza ibridarlo abbondantemente con dosi sempre maggiori di classic rock lineare). Nel 2004, il loro album American Idiot fa il botto e li riporta in auge dopo qualche anno passato più in sordina in seguito a una prima ondata di successo planetario arrivata tra il 1994 e il 1998. La sequela pazzesca di singoli di successo estratti dal disco, a metà degli anni 2000, li eleva al rango di dominatori incontrastati del lato rock di MTV.

Hoobastank

Gruppo passato alla storia per la loro (ai tempi quasi persecutoria) hit del 2004 The Reason, gli Hoobastank vengono ricordati quasi esclusivamente per quel pezzo ed erroneamente incasellati come one hit wonder, ossia l’etichetta che negli USA si appone agli artisti che hanno la fortuna di imbroccare un unico tormentone giusto prima di sparire. In realtà, la band è attiva ancora adesso e nel 2024 festeggerà i trent’anni di carriera, conditi da sei album di inediti pubblicati tra il 2001 e il 2018. La stessa The Reason, peraltro, arriva come singolone di estremo successo globale ma il complesso si era già fatto notare grazie all’album d’esordio (che portava il nome del gruppo), contenente la splendida Crawling in the Dark.

Linkin Park

I Linkin Park non hanno bisogno di presentazioni e tuttora vengono ricordati come miglior incarnazione del versante più pop e mainstream della corrente numetal, emersa con prepotenza nella seconda metà degli anni 90 e impostasi come sound imperante su tutto il mondo metal (non senza sofferenza nei puristi) nei primi anni 2000. Tuttavia, la band ha saputo andare anche oltre le proprie origini crossover e cercare costantemente il proprio sound attraverso i generi senza però rinunciare a uno stile che, nonostante tutto, è sempre rimasto profondamente riconoscibile.

Muse

Con i Killers e i Green Day, i Muse sono probabilmente stati gli assoluti beniamini della MTV degli anni 2000, se parliamo di rock band. Sono stati immediatamente adottati come numi tutelari da una grossa fetta di pubblico amante delle chitarre elettriche, che si è trovata contemporaneamente delusa dalle realtà tipo Coldplay e in cerca qualcosa di più raffinato rispetto al pop-punk ruspante e al numetal adolescenziale, senza però voler per forza approdare in zona Radiohead. Iniziano la loro cavalcata di successo prima ancora del cambio di millennio: Muscle Museum, terzo singolo del primo album (Showbiz, 1999) li porta all’attenzione del grande pubblico e, da lì, nasce un meteorite che colpisce in pieno il pubblico del rock mainstream. Tra il 2001 e il 2009 la band produce quattro album – Origin of Symmetry, Absolution, Black Holes and Revelations e The Resistance – da cui estraggono singoli a ripetizione, tutti più o meno in grado di dominare le chart. In pratica, negli anni 2000 è stato del tutto impossibile ascoltare rock senza incrociare in qualche modo la strada coi Muse.

Arctic Monkeys

Sebbene siano esplosi solo attorno a metà anni 2000, gli Arctic Monkeys hanno incarnato così bene lo zeitgeist della seconda parte degli anni 2000 che hanno saputo divorare la scena e imporsi come una delle più grandi sensazioni del decennio nonostante ne abbiano vissuto appena metà. Com’è noto, la loro storia è uno dei primi esempi della potenza di internet: senza contratto discografico, la band ha pubblicato su MySpace – sito web allora molto frequentato – alcune sue canzoni arrivando a ottenere talmente tanti riscontri da poter poi entrare dall’ingresso principale, con tanto di tappeto rosso, in un’etichetta discografica. Da lì in poi, alla testa della nuova tendenza dell’indie rock, hanno conquistato il mondo e il resto, come si dice, è storia.

The Killers

Realtà che ha avuto la sua stagione migliore al crespuscolo degli anni 2000 dopo aver comunque esordito col botto nel 2004 grazie al disco Hot Fuss (contenente soprattutto Mrs. Brightside, singolo tanto azzeccato quanto onnipresente, in quegli anni), i Killers hanno messo a segno un’infilata di canzoni indovinatissime incredibile, nella seconda metà di quel decennio. Da Somebody Told Me e All These Things That I've Done a Human o A Dustland Fairytale passando per Smile Like You Mean It o Read My Mind, l’elenco delle hit messe a segna dalla band di Las Vegas tra il 2004 e il 2009 è veramente impressionante. Il gruppo è tuttora attivissimo, ha festeggiato i vent’anni di attività nel 2021 e, al momento, conta otto dischi all’attivo, di cui gli ultimi due pubblicati nel 2020 e nel 2021.

Foo Fighters

Com’è notorio, i FF sono la band fondata da Dave Grohl nel momento in cui si è conclusa tragicamente la storia dei Nirvana. Deciso a evitare di fare il batterista in varie band per il resto della sua vita, Grohl si è letteralmente messo in proprio, registrando un intero album da solo, incidendo ogni strumento e ogni traccia vocale da sé. Solo in un secondo tempo sono arrivati altri membri del gruppo, diventato effettivamente un collettivo solo attorno al 1997, durante la lavorazione del secondo disco, The Colour and Shape. La consacrazione arriva però ancora dopo, grazie ai tre dischi consecutivi One by One, In Your Honor (che è un doppio) e Echoes, Silence, Patience & Grace, usciti rispettivamente nel 2002, nel 2005 e nel 2007, garantendo così una sequela praticamente continua di singoli di successo.

Bonus track: Oasis

In una parola: i reduci. Sebbene si siano sciolti prima della fine del decennio e vengano (anche giustamente) più associati agli anni 90 che non ai 2000, gli Oasis sono riusciti ad avere talmente tanto successo internazionale anche dopo il Millenium Bug che lasciarli fuori dalla lista è impossibile… Dunque ce li incastriamo come bonus track dell’ultimo secondo. Autori di tre dischi pubblicati nel corso del decennio (quattro, se si considera Standing on the Shoulder of Giants ammissibile nel novero, essendo uscito nel 2000), hanno messo a segno hit clamorose come Stop Crying Your Heart Out, Little By Little, Lyla o The Importance of Being Idle, capaci di avvicinargli una parte consistente di nuovi fan che, nel momento iniziale del loro successo a metà anni 90, erano decisamente troppo piccoli per apprezzarli.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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