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Giorgia in sei canzoni

Nonostante sia finito ormai da tempo, l’onda lunga del Festival di Sanremo non si è ancora esaurita né nelle radio, né nella nostra memoria e, tra i vari ricordi della kermesse, sicuramente un posto di rilievo lo merita il ritorno sulle scene di Giorgia, semplicemente una delle cantanti più influenti della sua generazione nonché una delle voci più belle dell’intera storia della musica leggera italiana. La storia della cantautrice romana si intreccia profondamente con Sanremo, palcoscenico dal quale è emersa inizialmente, è esplosa e ha anche trovato la sua consacrazione definitiva. Quest’anno è tornata in gara per la quinta volta (la quarta tra i cosiddetti big, avendo fatto Sanremo Giovani nel 1994), a ventidue anni di distanza dall’ultima partecipazione, portando sul palco il brano Parole dette male, che le è valso il sesto posto finale.

A fine aprile, parte il nuovo tour nazionale di Giorgia e per celebrare degnamente tanto il suo ritorno a Sanremo dopo due decenni quanto la sua nuova tournée e il suo nuovo album di inediti Blu, abbiamo deciso di ripercorrere la carriera della cantante in sei irrinunciabili tappe (chiaramente non esaustive di tutto il suo percorso, infinitamente più ricco e sfaccettato di quanto sole sei canzoni possano lasciar intendere).

Come saprei

Canzone che ha vinto il Festival di Sanremo del 1995 lanciando di fatto Giorgia nella stratosfera del pop italiano, Come saprei è un riuscitissimo esempio di fusione tra la tradizione melodica italiana e i colori profondamente soul e blues che poi sono la cifra stilistica propria della cantautrice romana. Oggi, l’arrangiamento suona clamorosamente anni 90 (siamo nel mondo easy listening del R’n’B commerciale americano dell’epoca, il genere di riferimento delle Whitney Houston o delle Mariah Carey) ma la potenza melodica del brano è ancora intatta soprattutto grazie alla magnifica voce di Giorgia, che imperversa lungo tutto il brano facendo letteralmente quello che vuole, alternando note alte e basse ed esibendo tutta la sua vastissima gamma di colori in maniera, a tratti, quasi muscolare. Come saprei è ancora oggi un caposaldo degli ultimi cinquant’anni di pop italiano.

Girasole

Girasole è una canzone infinitamente più “intima” di Come saprei e rappresenta un altro periodo della produzione di Giorgia, nonostante arrivi solo quattro anni dopo il brano precedente. Infinitamente più bubblegum pop delle sue hit di metà anni 90, il pezzo ha un sapore vagamente cantautorale per via dell’arrangiamento finale, che mette in primo piano soprattutto voce e chitarra. Naturalmente, la produzione finale – curatissima e bilanciata ma volutamente sintetica – è studiata soprattutto per esaltare la voce della cantante ma in maniera profondamente diversa per esempio da Come saprei, infinitamente più ricca a livello strumentale. Girasole rappresenta il riverbero più pop di Giorgia e dimostra come la sua voce possa facilissimamente adattarsi anche alla musica più leggera e divertente.

Di sole e d’azzurro

Scritta (anche) da Zucchero, Di sole e d’azzurro è uno dei più grandi successi di Giorgia, classificatasi seconda al Festival di Sanremo del 2001 solo perché a quell’edizione partecipava anche Elisa con la sua splendida Luce, canzone bella quanto quella della cantautrice romana ma probabilmente più sperimentale, innovativa e – per l’epoca – “strana”. Di sole e d’azzurro è infatti infinitamente più canonica per quanto, a suo modo, perfetto emblema della grande canzone sentimentale all’italiana. La rotondità che il brano conserva ancora oggi la rende incapace di invecchiare e, in ultima analisi, l’evergreen che merita totalmente di essere.

Spirito libero

Pezzo che arriva solo due anni dopo Di sole e d’azzurro ma che non potrebbe esserne più lontano e che certifica un’incursione di Giorgia nel mondo dell’elettronica e della dance. Chiaramente, si tratta di dance made in Giorgia e dunque infinitamente più ricca della “musica da discoteca”: in Spirito libero si trovano tracce di soul, una fortissima spinta funk e netti richiami alla disco classica degli anni 70 e una coda più psichedelica e folle che mescola suggestioni anni 60, 70 e 80. Un brano certamente peculiare della produzione della cantante ma che mostra una sua ennesima sfaccettatura che, al momento dell’uscita sul mercato del pezzo, era profondamente inatteso.

Tu mi porti su

Altra incursione nel pop più sbarazzino e disimpegnato datata 2012, Tu mi porti su è una canzoncina leggera e simpatica che cattura grazie alla sua semplicità e alla capacità di Giorgia di arricchire una struttura melodica piuttosto ripetitiva e tutto sommato scarna. Non a caso, il pezzo è firmato da Jovanotti ma il contrasto tra la scrittura diretta ed essenziale del cantautore e la tecnica quasi barocca di Giorgia funziona perfettamente. Una canzone pop fatta a regola d’arte.

Parole dette male

Ancora una volta, Giorgia propone al pubblico una fusione autoriale tra la tradizione melodica propria della canzone italiana e più di una suggestione R’n’B statunitense. Parole dette male, in questo senso, ha dei dettagli di arrangiamento quasi vintage, come le tastiere che richiamano i suoni in voga negli anni 90 o un certo tipo di effetto nel basso, ai quali accosta la melodia del ritornello che, invece, è profondamente italiana. A differenza di brani che sembrerebbero avere una “confezione” simile (tipo Come saprei o E poi), Parole dette male si distingue per il tono più crepuscolare, malinconico e ancora più intimo e introspettivo. Un pezzo che richiama gli inizi discografici di Giorgia ma reinterpretati alla luce di una carriera ormai trentennale, dove le immancabili influenze della formazione black dell’artista romana sono, ancora una volta, in primo piano.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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