La colonna sonora di Matrix come fotografia (di parte) della musica di fine anni 90
Matrix non è semplicemente un film di successo, Matrix è un’opera cinematografica che ha ridefinito il paradigma della fantascienza sul grande schermo. Può piacere o può non piacere: a prescindere dal gusto, l’eco che la pellicola delle sorelle Wachowski ha avuto all’interno del mondo del cinema di fine millennio scorso è stata grande e, come si dice in questi casi, seminale. Certo, non è particolarmente difficile trovare dove Matrix abbia raccolto le sue ispirazioni e alcune intuizioni visive e narrative che, una volta rielaborate e rimasticate, sono diventate parte integrante della sua stessa poetica (qualcuno ha detto Ghost In The Shell?). Al di là del dibattito sempre attivo sul suo grado di originalità, resta il fatto che Matrix ha segnato un’epoca e mostrato al pubblico una sua precisa estetica che ha lasciato un segno anche su Hollywood e sull’approccio al genere sci-fi dei primi anni 2000.
Alla definizione della visione estetica delle sorelle Wachowski concorre anche la colonna sonora del film, un vero e proprio specchietto riassuntivo di tante delle correnti che hanno attraversato e segnato la scena musicale degli anni 90. Qui occorre precisare che ovviamente non c’è proprio tutta la musica degli anni 90: sarebbe ovviamente impossibile. Data la natura del film, le sue implicazioni di trama e – ancora – la visione estetica alla sua base, si parla quasi esclusivamente di musica alternativa, sonorità a metà tra underground e nicchie di genere. Tuttavia, la colonna sonora di Matrix resta un ottimo Bignami attraverso il quale farsi un’idea di cosa circolasse a quei tempi, parlando di elettronica, tendenze del metal e contaminazioni urbane assortite. Cercare al suo interno dei successi pop mainstream non dà grande esito, insomma, ma per farsi un’idea di massima delle tendenze musicali alternative dell’epoca è perfetto. Inoltre, la scelta dei brani dà vita a una sorta di compilation francamente irresistibile, se si apprezza quel genere di musica, il che non guasta.
Tanto per cominciare, la colonna sonora di Matrix è stracolma di elettronica (appunto). In particolare, gli artisti presenti fanno praticamente tutti riferimento ai sotto-generi big beat, breakbeat o trip hop, tutti nati nei club e nei locali britannici a inizio anni 90. Prodigy, Propellerheads, Meat Beat Manifesto, Rob D e Lunatic Calm sono cinque artisti tutti presenti nel film con alcune loro composizioni e tutti sono nati in seno alla club culture britannica dell’ultimo decennio del XX secolo, una scena che ha contribuito a definire il suono globale di quel periodo fondendo ritmiche del rap e dell’hip hop con orchestrazioni classiche, archi, suoni elettronici di ogni genere e una riemersione della psichedelia, stavolta rielaborata in digitale. Si tratta di esperienze musicali che, grazie al loro crescente successo, sono passate dall’esibirsi nei locali e nelle discoteche per poi uscirne grazie a eventi dedicati come la LoveParade tedesca e tutte le sue filiazioni, fino a trovare posto nei grandi festival di massa. Tra gli artisti più celebri emersi da questo movimento vale la pena citare Fatboy Slim o i Chemical Brothers, decisamente in grado di sfondare la cortina del mainstream e guadagnarsi anche una solidissima notorietà pop.
Non di sola elettronica vive l’uomo, però. O, perlomeno, non di sola elettronica viveva l’appassionato di musica alternativa degli anni 90. Iniziati con l’urto travolgente del grunge e dell’hip hop, il versante più rock degli anni 90 è contraddistinto anche da una continua ricerca di suoni potenti e pesanti, talvolta uniti a fortissime suggestioni che provengono da altri generi come il rap (appunto) e proprio l’elettronica. Quello che emerge da queste commistioni sono nicchie peculiari ma ben codificate come quella del numetal e dell’industrial: il primo è la fusione tra la magniloquenza del metal e l’aggressività spicciola del rap, il secondo prende sempre in prestito la potenza del metal ma, stavolta, la fonde a impianti sonori dell’elettronica.
Nella colonna sonora di Matrix troviamo brani di Marilyn Manson, di Rob Zombie, dei Rammstein e dei Ministry: per quanto siano realtà musicali che hanno saputo anche andare (molto) oltre l’industrial nel corso delle loro carriere, il film riprende proprio quel lato in particolare della loro esperienza. Muri di chitarre impenetrabili, cantato inquietante e sezione ritmica volontariamente “meccanica”: il genere si aggancia perfettamente alle tematiche del film e al suo mood complessivo. È un matrimonio azzeccato tra una storia profondamente figlia di quel periodo e uno stile di musica “pesante” nato e consacratosi in quello stesso decennio. Matrix, peraltro, riprende anche dal punto del vista del look di alcuni personaggi delle influenze dark/gotiche riscontrabili anche nel vestiario di chi si riconosceva nello stile cyber-goth tipico della “tribù” che ascoltava industrial (questo spunto in particolare viene poi rielaborato e amplificato nel seguito, Matrix Reloaded).
Infine, come non citare artisti meno connessi con l’elemento elettronico ma dal sound globale perfettamente in linea con i tratti più cupi, più oscuri e più “urbani” della poetica del film delle sorelle Wachowski? Troviamo un singolo dei Deftones, My Own Summer (Shove It), e il brano Look to Your Orb for the Warning dei Monster Magnet, pezzi che restituiscono un’idea piuttosto precisa della scena rock alternativa degli anni 90, tra influenze post-grunge e reminiscenze metal o hard rock. In questo solco, abbiamo anche la canzone su cui il film si chiude: Wake Up, brano del 1992 dei Rage Against The Machine che è stato per anni uno dei preferiti dei fan e che mescola insieme hard rock aggressivo e la carica hip hop del cantato di Zack de la Rocha, secondo lo stile tipico della band. Sebbene mostrino sfumature sonore anche molto distanti, queste tre band riassumono perfettamente come il rock anni 90 sia ormai profondamente aperto alle contaminazioni esterne nella costante ricerca di un suono più nuovo e contemporaneo, che si confaccia al gusto di un pubblico in grado di variare moltissimo i propri ascolti. I Monster Magnet e i Deftones sono più vicini alla rivoluzione grunge, i RATM sono apparentati con funk e hip hop ma le radici hard rock di tutte e tre le band rimangono riconoscibili. Matrix sfrutta l'universo evocato da questi artisti diversi a seconda di quello che deve raccontare, raccogliendo in sé tutte queste suggestioni per concentrarle e farle esplodere nei momenti più "potenti" del film, tra cui - appunto - l'ultimissima scena.