Passioni dal passato: il numetal
Rubrica saltuaria a cadenza irregolare in cui ci divertiamo a riprendere tendenze passate del mondo della musica e sonorità che, oggi, ci sembrano incredibilmente sorpassate e quasi dimenticate. Almeno finché non verranno massicciamente riprese per fare il trend del futuro, ovviamente.
Si definisce tecnicamente numetal quel genere musicale nato attorno ai primi anni 90 che mette insieme l’ossatura di un complesso metal, i suoni e i cliché compositivi tipici del genere con una parte vocale fortemente ispirata dalle tendenze anni 80 e primi 90, quindi all’incorporazione di elementi vocali dell’hardcore punk, del cantato grunge e soprattutto a una forte ibridazione con l’hip-hop. Per quanto riguarda soprattutto le ascendenze metal, le realtà che oggi vengono più facilmente classificate come “numetal” guardavano con ammirazione alla scena heavy e thrash degli anni 80, così come al mondo dell’hip hop coevo e, talvolta, anche a tutto quel rock alternativo fortemente influenzato dal funk (Red Hot Chili Peppers, Jane’s Addiction e così via).
Di fatto, il numetal è talmente figlio dell’ibridazione tra diversi mondi musicali che ogni tanto si adopera come suo sinonimo il termine crossover, nonostante numetal indichi un genere in particolare e crossover, di per sé, serva a definire in maniera vaga e generica solo una tendenza musicale che emerge dalla commistione di due o più generi tra loro. In sintesi, il numetal è stato talmente a lungo la forma di crossover più celebre e riconosciuta che ha trasformato il proprio termine genitore in un suo sinonimo.
Sebbene ci siano ancora oggi realtà che non fanno mistero di identificarsi col genere, va anche fatto presente che il numetal ha ampiamente compiuto la propria parabola già nei suoi primi dieci anni di vita. Nato nei primi anni 90, in piena era post-grunge, ha raggiunto l’apice del successo negli anni a cavallo del 2000 per poi essenzialmente scomparire dalle classifiche e dai circuiti musicali “di successo” nella seconda metà degli anni Zero, anche per via delle nuove direzioni artistiche intraprese dai suoi stessi gruppi portabandiera.
Nascita, sviluppo & morte di una tendenza musicale nel corso di un decennio quasi esatto, quindi, durante il quale sono emerse band che avevano tutte una matrice similare e riconoscibile da un lato ma anche peculiarità individuali strettamente peculiari dall’altro. Se gli apici musicali del movimento vengono spesso riconosciuti nei Korn (probabilmente i veri inventori del genere) e nei Deftones, è anche vero che il successo commerciale dei Limp Bizkit, dei Linkin Park, dei Papa Roach o dei P.O.D. (e molti altri ancora) non può passare inosservato. In ogni caso, ricordare alcune di queste realtà a trent’anni esatti di distanza dalla nascita del genere è un’ottima scusa per riascoltare una selezione dei loro pezzi più apprezzati e famosi.
Korn – Blind
Se c’è un manifesto del numetal come genere, questo è Blind. Emotivamente, stilisticamente, liricamente: ogni singolo aspetto del brano riconduce al numetal quasi per direttissima. Si tratta di una canzone composita, fatta di parti che, prese singolarmente, sembrerebbero quasi impossibili da amalgamare. Eppure, il risultato finale è di una compattezza assoluta, inscalfibile. L’incastro è precisissimo, la giustapposizione di suoni e sensazioni perfetta. Così funziona anche per la voce di Jonathan Davis, che si adagia sul letto sonoro preparato dai suoi compagni dando un contributo cruciale all’economia generale del brano, giocando ora sull’intensità della voce, ora sull’interpretazione sentimentale, andando talvolta insieme alla musica, talvolta contro, in maniera anticlimatica. A livello vocale, Blind sembra uno stranissimo ibrido che mette insieme una richiesta d’aiuto a metà tra il disperato e il furioso con una versione distorta, oscura e maligna di Eddie Vedder, in cui i vocalizzi sono rimpiazzati da urla strazianti.
Linkin Park – Faint
Nove anni più tardi di Blind, arriva Faint. Di sicuro non il pezzo più noto o più sentito dei Linkin Park, non il più orecchiabile né quello che più spesso gli è stato associato nel corso degli anni ma una canzone matura, che riassume perfettamente il primo periodo della band, quello più puramente numetal, da cui il gruppo si è distaccato con il proprio terzo album Minutes to Midnight, del 2007. Faint però resta una piccola gemma del primo ciclo vitale della band e un bignami perfetto della struttura, dei suoni e dell’alternanza hip-hop/metal che contraddistingueva le melodie vocali del complesso. Allo stesso tempo, il pezzo è una fotografia accuratissima dell’evoluzione che il genere aveva vissuto dalle prime sperimentazioni dei Korn al successo mondiale degli stessi Linkin Park e di altri alfieri del numetal. Breve ma intensissima, Faint è anche perfetta per descrivere anche il meriggio del genere, che sarebbe letteralmente scomparso dalle classifiche nel giro di un paio d’anni.
Limp Bizkit – Break Stuff
Riavvolgiamo il nastro indietro di qualche anno e ripiombiamo nel 1999, che è un po’ il primo atto di un triennio in cui il numetal è letteralmente ovunque e vede realtà sempre nuove emergere e/o conquistarsi una fetta di successo. Break Stuff, esattamente come Faint per i Linkin Park, non è certo il brano più celebre o rappresentativo presso il grande pubblico dei Limp Bizkit ma rappresenta invece una sintesi perfetta del grosso della loro produzione discografica del periodo. Il testo arrabbiato ma vago e adolescenziale, compiaciutissimo nella sua immaturità aggressiva, i break down di chitarra che fanno da colonna vertebrale a tutto il pezzo giocando su pochissimi accordi, il bridge pensato soprattutto per la sua resa dal vivo, dilatabile a piacimento: la canzone è un distillato di Limp Bizkit in purezza, nella sua essenzialità.
Papa Roach – Last Resort
Un anno dopo l’esplosione dei Limp Bizkit grazie all’album Significant Other (di cui Break Stuff è il singolo estratto più “forte”), anche i californiani Papa Roach conquistano la ribalta dedicata alle nuove sensazioni numetal. Il grimaldello con cui scassinano ogni genere di resistenza del grande pubblico verso di loro è Last Resort, primo estratto del loro fortunatissimo album Infest che azzecca in pieno lo zeitgeist musicale del momento ed è tuttora il loro maggior successo commerciale. A livello compositivo, è ben più parente di Break Stuff che non di Blind perché di fatto il brano costruisce il suo intero telaio a partire dal riff principale, rimanendo essenziale e piuttosto scarno a differenza di Blind che, a modo suo, è quasi una mini-suite. Sono comunque già presenti i semi della futura svolta alternative e post-grunge della band, che cambierà decisamente stile dopo i primi due dischi più numetal.
BONUS TRACK: Deftones – My Own Summer (Shove It)
Gruppo che ha ottenuto scarso riconoscimento a livello di classifiche di vendita ma che gode di un rispetto artistico inversamente proporzionale, i Deftones sono stati incastrati quasi a forza nel ruolo di padrini del numetal (secondi solo ai Korn) ma, in realtà, l’etichetta a loro sta decisamente stretta. Il gruppo è radicatissimo nel metal anni 80 per via delle influenze del chitarrista Stephen Carpenter ma il contributo del cantante Chino Moreno, molto debitore della musica dark e della new wave britannica più cupa, orienta il risultato finale all’interno di un territorio unico, all’interno del panorama numetal. Di fatto, a livello di suono, i Deftones hanno un’anima oscura e gotica più spiccata delle altre band fin qui citate, a discapito dell’ibridazione con l’hip hop (che pure resiste, anche se a livello molto minoritario). Nei loro primi lavori, sono certamente più assimilabili al numetal che nei dischi post 2000 ma va anche precisato che, allo stesso modo, risultano anche più vicini al grunge e al post grunge di quasi tutte le realtà a cui sono stati accostati nel corso degli anni 90 e primi 2000.