Il nuovo rock in tre canzoni
Mentre il mondo della musica pop più mainstream vive soprattutto di filiazioni della musica di matrice black (e, in particolare, hip hop e R’n’B), nel sottobosco della musica indipendente è tornato a farsi vivo un rock più figlio dei garage, delle sale prove e di un approccio “analogico” tanto al suono, quanto alla composizione. Si potrebbe quasi azzardare l’uso dell’aggettivo “classico”, se questo non richiamasse troppo alla mente le atmosfere dei grandi colossi degli anni 70 (dai Led Zeppelin ai Pink Floyd, passando per un’infinità di altri artisti famosissimi e influentissimi, naturalmente).
Tra le realtà più interessanti di questa nuova ondata di band formatesi tra la seconda metà degli anni 2000 e i primi anni 2010, ci siamo concessi di sceglierne tre in particolare di cui due (Fontaines D.C. e Idles) sono anche state citate a più riprese sul palco più pop della televisione italiana, ossia quello di X Factor. Si tratta in ogni caso di tre realtà distinte ma che, ormai da qualche anno, sono tutte in grado di ottenere riconoscimenti e apprezzamenti.
Dal punto di vista sonoro i punti in comune non sono moltissimi anche se si può ipotizzare che ci sia una matrice comune nell’approccio punk (o post-punk) al mondo della musica. A livello compositivo, quest’influenza di base, poi, si traduce nelle canzoni in maniera più o meno evidente, a seconda dello stile della band.
Fontaines D.C. – I Love You
I Love You, secondo singolo estratto dall’album del 2022 Skinty Fia, è uno dei più grandi successi commerciali dei Fontaines D.C. (se non il più grande successo commerciale), ma è anche una canzone che consente di spiegare piuttosto bene che mondo musicale sanno intessere intorno all’ascoltatore i cinque musicisti di Dublino capitanati da Grian Chatten, il carismatico cantante del gruppo.
Il loro è di fatto un post-punk tendenzialmente cupo riletto alla luce di tutto ciò che è successo nella musica dagli anni 80 a oggi, passando in particolare per il mondo sonoro costruito soprattutto dalle band inglesi degli anni 90 (qualcuno ha detto Stone Roses, per caso?). In ogni caso, lo stile al contempo fresco e romantico, sincero e struggente del gruppo – che può contare su dei giri di basso francamente indovinatissimi – lo ha reso rapidamente un riferimento di primo piano nel mondo del rock contemporaneo.
Turnstiles – Blackout
Probabilmente i più compatti dei tre gruppi, a livello di suono e stile musicale, i Turnstiles fanno un hardcore punk piuttosto codificato ma non per questo rétro o privo di mordente (e sono anche l’unica realtà statunitense che prendiamo in esame). Aggressivi, potentissimi e anche piuttosto veloci, i quattro di Baltimora amano tuttavia inserire suoni sorprendenti e spiazzanti all’interno delle loro canzoni, spesso giocando con l’elettronica, i campionamenti e le atmosfere tipiche di altri generi, un po’ sulla scia di quello che facevano già i Refused negli anni 90.
La violenza della loro musica, in ogni caso, finisce sempre per essere come mediata dalla magniloquenza dei riff e, più in generale, del muro di suono che creano, suonando sempre molto rifinita e prodotta (non che sia necessariamente un male, anzi).
Idles – Dancer
Gruppo eclettico e spiazzante, gli inglesissimi Idles (si sono formati a Bristol) mescolano a una musica ruvida, violenta e scarna dei testi polemici e piuttosto impegnati, dal punto di vista politico. Sebbene abbiano più volte rifiutato l’etichetta “post-punk” che hanno – non del tutto a torto – cercato di affibbiare loro fin dagli esordi, hanno indubbiamente più di un debito verso il punk ma sono perfettamente in grado di mescolare ogni sfumatura di rock che possano ritenere adatta a una canzone.
Dancer è stato il singolo apripista del loro ultimo disco, Tangk, del 2024, ed è un ottimo esempio di come il loro repertorio possa anche cercare di incorporare alcuni elementi più pop e orecchiabili all’interno di un approccio musicale ampio e senza preclusioni che, pure, di mainstream non ha mai praticamente niente.