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Sei grandi canzoni dei Red Hot Chili Peppers

È il 2022 inoltrato ormai e i Red Hot Chili Peppers hanno debuttato al numero uno della classifica di Billboard dedicata agli album con il loro “ultimo nato”, Unlimited Love. Per dare un’idea della longevità e della capacità dei Peppers di rimanere costantemente ai massimi livelli di successo, notorietà e freschezza compositiva nonostante gli anni che passano, Blood Sugar Sex Magik, il disco che li ha fatti esplodere a livello mainstream, è di trentuno (31, T R E N T U N O) anni fa, essendo uscito nel 1991. Peraltro, si tratta della loro quinta fatica in studio, visto che il gruppo esiste dal 1983 e aveva fatto uscire ben quattro dischi già negli anni 80 – sono tra i pochissimi artisti in grado di entrare in classifica con almeno un singolo e un album in cinque decenni diversi. In particolare, condividono con i Green Day il clamoroso record di aver prodotto una canzone in grado di diventare la numero uno della classifica dedicata alle canzoni Alternative di Billboard in quattro decenni differenti e consecutivi.

Ci siamo presi la libertà di ripercorrere il viaggio dei RHCP selezionando sei canzoni pubblicate negli ultimi trent’anni della loro carriera, cercando di scegliere le più belle e significative all’interno del ricchissimo carnet dei loro successi discografici per arrivare fino a Black Summer, il primo singolo che il gruppo ha lanciato nel 2022 e che ha anticipato Unlimited Love. Una sorta di nostro tributo a un gruppo che ha già abbondantemente scritto la storia ma che non si è ancora stancato farlo.

Under The Bridge

Ballata struggente, crepuscolare e malinconica che è sia una dichiarazione d’amore a Los Angeles, città d’origine di Anthony Kiedis, sia un racconto senza troppi filtri su cosa significhi essere dipendente dalle droghe pesanti nella L.A. degli anni 80. Secondo estratto da Blood Sugar Sex Magik, album del 1992, fino al 1999 e a Californication, Under The Bridge è stata il maggior successo dei Red Hot Chili Peppers, nonché il brano che ha consentito loro di fare ciò che viene volgarmente definito come “il botto”: il fatto di essere un lento riflessivo e d’atmosfera ha consentito al gruppo di far breccia anche su fasce di pubblico che normalmente non sarebbero state portate ad apprezzare il loro funk rock. Il tocco di genio – stavolta produttivo – che dà al brano una marcia in più è senz’altro il coro di voci bianche che sostiene la voce di Kiedis nella parte conclusiva del brano. A livello compositivo, invece, è la chitarra di Frusciante a rendere Under The Bridge il pezzo da novanta che indubbiamente è.

By The Way

Altro enorme classico della produzione dei Peppers, By The Way rappresenta perfettamente lo stile compositivo del gruppo quando mette insieme i suoi pezzi più funk e potenti, di solito costruiti sull’alternanza tra le aperture melodiche e le poderose cavalcate strumentali. Le prime vedono protagonista l’inflessione molto dolce e avvolgente della voce di Kiedis, nelle seconde Flea e Frusciante costruiscono vere e proprie muraglie di suono in grado di far venir giù anche le pareti. È quando i Peppers si scatenano a livello strumentale che emerge il lato più rap del range interpretativo del cantante, che da sempre fa dell’eclettismo una delle sue carte migliori e diventa estremamente efficace quando tratta le sue corde vocali quasi come se fossero uno strumento in più, arricchendo il sound globale del gruppo.

Snow (Hey Oh)

Altro pezzo più malinconico e dalle sonorità introspettive, nonostante sia tutto un grande crescendo che raggiunge il suo climax verso la fine del brano, trovando notevoli solennità e potenza sonora. Grande protagonista è la voce di Kiedis, sognante e ispirata come talvolta le capita, specie grazie alla sfumatura più tenera dell’estensione del cantante losangeleno, sempre molto espressivo e al top, quando si parla di interpretazione. Degno di nota anche il riff di Frusciante, al contempo estremamente in stile suo/Peppers ma anche particolare, soprattutto rispetto alla linearità di altri brani di Stadium Arcadium, l’album in cui troviamo Snow (Hey Oh).

Scar Tissue

Unico estratto di Californication che inseriamo in questa selezione di canzoni perché abbiamo già dedicato un intero articolo a quell’album, Scar Tissue è uno dei pezzi più noti ed emblematici di tutto il repertorio dei Peppers. John Frusciante – come abbiamo riportato anche noi, tempo fa – ha sempre raccontato che la canzone nasce dall’accostamento iniziale di due note che considerava “lontane” ma che, secondo lui, suonavano bene insieme. È una ballad melodica e malinconica ma con una forte apertura di speranza, legata al tema della rinascita, cuore del testo del brano. Come Under The Bridge, i versi sono parzialmente ispirati ai trascorsi di dipendenza dagli stupefacenti di alcuni membri del gruppo.

Give It Away

Se si cerca invece il prototipo del singolo di successo dei Red Hot Chili Peppers più rappresentativo della loro anima rock e funk, Give It Away è probabilmente il riferimento migliore in assoluto. Moltissimi brani della produzione dei RHCP con John Frusciante in formazione “discendono” da Give It Away (Around The World, la stessa By The Way, Can’t Stop) e dalle sue suggestioni più hip hop e crossover. Come ha dichiarato qualche giorno fa lo stesso Anthony Kiedis all’Howard Stern Show, il pezzo mantiene intatta la sua carica nonostante la sua età: «È una canzone che non invecchia e che è sempre stata divertente da suonare anche diecimila volte senza mai diventare troppo noiosa». E, per quanto possa suonare semplicistico, Give It Away è esattamente questo.

Black Summer

Singolo di lancio di Unlimited Love uscito a febbraio del 2022, Black Summer è contemporaneamente un pezzo inequivocabilmente dei Peppers e inequivocabilmente scritto a partire dalla cooperazione Kiedis-Frusciante (come quasi tutto il repertorio del gruppo prodotto con il chitarrista dentro la formazione). La melodia vocale ha il sigillo DOC in stile Kiedis così come il riff trainante di chitarra e l’assolo distorto che fa da bridge sono composizioni che urlano “Frusciante!” a pieni polmoni. Il risultato finale, inseriti i contributi di Flea e di Chad Smith, è così Red Hot Chili Peppers da non poter lasciare il minimo dubbio. Un ritorno sulle scene in grade stile per i RHCP, ormai lanciatissimi verso il mezzo secolo di carriera del tutto incuranti del tempo che passa. Che anche Peter Pan fosse di Los Angeles, alla fine?

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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