La passione secondo Bach
Da Jesus Christ Superstar a Michelangelo, da Caravaggio a Pasolini sono moltissime le opere ispirate agli ultimi momenti di vita di Gesù.
Tra queste uno dei più grandi capolavori è la Passione secondo Matteo BWV244 di J.S. Bach.
Liturgicamente parlando il termine passione (dal latino patior: subire, soffrire) è associato al racconto della cattura, del processo e della condanna a morte per crocifissione di Gesù e si trova, con leggere differenze, in tutti e quattro i Vangeli canonici.
Lo stile asciutto della narrazione evangelica (il cosiddetto sermo humilis) e l'altissima carica di drammaticità in essa contenuta hanno fatto sì che il soggetto della passione stimolasse la creatività espressiva delle varie arti: delle specie di “variazioni sul tema” che esaltano un particolare dettaglio taciuto o suggerito dai Vangeli, sia esso la sofferenza di Maria ai piedi della croce (Donna de paradiso di Jacopone da Todi, la sequenza dello StabatMater) o la scena crocifissione e deposizione del corpo di Cristo (Pietà di Michelangelo o alla crocifissione di Grünewald).
Tra gli esiti più straordinari un posto privilegiato nella storia della musica occidentale è riservato alla Matthäuspassion BWV 244 di Johann Sebastian Bach.
Unanimemente considerata uno dei più grandi capolavori musicali, la Passione secondo Matteo è la trasposizione musicale dei capitoli 26 e 27 del Vangelo di Matteo in traduzione tedesca, preceduta e inframezzata da cori, recitativi, arie e corali su testi di Picander (pseudonimo di C. F. Henrici) che fungono da “commento”: in modo un po' semplicistico si potrebbe associare la Passione ad un melodramma, per la sua alternanza di narrazione (recitativi), riflessione di o su un personaggio (aria) e pezzi d'insieme (cori e corali), con la fondamentale differenza che non ci sono né azione né impianti scenici; la mancanza di aspetti visivi viene compensata dalla profondità della meditazione musicale e testuale.
L'opera si articola in 68 numeri musicali divisi in due parti, la prima delle quali termina con l'arresto di Gesù nel Getsemani: in totale sono due ore e quarantacinque minuti di musica, una imponente meditazione musicale che all'epoca della composizione (1727 la prima versione) si inseriva in una celebrazione liturgica della durata di tre ore circa.
Bastano questi pochi dati per sconcertare l'ascoltatore del 2021, abituato a tempi di fruizione musicale e, eventualmente, meditazione ben più ridotti.
L'ostacolo aggiunto, per l'ascoltatore di lingua non tedesca, è la comprensione del testo (fondamentale per capire le scelte musicali di Bach); ma per fortuna disponiamo di molte ottime traduzioni (qui un esempio), alcune facilmente reperibili online, con le quali seguire l'esecuzione dell'opera.
Quello della durata, invece, è un falso problema, dato che la linea narrativa assieme alla qualità musicale sempre altissima permettono di tenere sempre desta l'attenzione e l'emozione viva: due esempi su tutti sono l'aria Erbarme dich (Abbi pietà di me), che commenta il passo evangelico in cui Pietro, pentito per aver rinnegato Gesù, “uscì fuori e pianse amaramente” (si può ascoltare qui), un brano che muove letteralmente alle lacrime, e il recitativo e coro Nur istder Herr (Ora il Signore riposa), posto quasi alla fine dell'opera a commento della deposizione di Cristo: difficile non commuoversi ascoltando il coro intonare Mein Jesu, gute Nacht (buonanotte, mio Gesù), parole di una semplicità e tenerezza disarmanti.
Come per la Commedia di Dante, un'opera del genere si pone al di sopra del contesto religioso per la quale è concepita, parlando direttamente all'umanità dell'ascoltatore, muovendone gli affetti: non è un caso che passione abbia acquisito anche il significato che le attribuiamo comunemente.