Tre canzoni per entrare nel mondo di Kendrick Lamar
Pochissimi giorni fa, il 23 giugno, Kendrick Lamar ha incendiato Milano con un concerto che ha appagato i suoi fan italiani, i quali erano in attesa di rivederlo dal vivo da ben otto anni (il rapper di Compton si è esibito per la primissima volta dalle nostre parti nel 2014). Il tour di cui la tappa meneghina fa parte arriva dopo la release del suo nuovo album, Mr. Morale & the Big Steppers, uscito nel maggio del 2022. Artista rispettatissimo della scena hip hop contemporanea, il trentacinquenne Kendrick ha legioni di fan innamoratissimi in tutto il mondo ed è anche uno di quegli autori che sono riusciti nella nobile arte di mettere d’accordo tanto il pubblico, quanto la critica, uniti nell’apprezzamento del suo stile intimo, poetico e spesso ruvido.
Attivo sulle scene da quasi vent’anni avendo cominciato a creare mixtape già da adolescente, dal 2009 Lamar ha deciso di abbandonare ogni genere di pseudonimo e di utilizzare solo le sue vere generalità per firmare canzoni e dischi. Lo stimolo a produrre il suo primo LP dal titolo Section.80, inciso con la Top Dawg Entertainment dopo i cinque mixtape prodotti nei primi sette anni da rapper, arriva quando un amico di Kendrick viene condannato a venticinque anni di prigione. Lo stesso artista ha raccontato di aver proprio sentito l’urgenza di mettere in piedi un disco completo per elaborare l’accaduto.
Da allora, di acqua sotto ai ponti ne è passata tanta, tantissima: a quel primo disco, ne sono seguiti altri quattro. L’ultimo, Mr. Morale & the Big Steppers, arriva dopo una lunghissima pausa di cinque anni rispetto al precedente, DAMN., che invece chiudeva un periodo di grande prolificità da quattro album usciti in sei anni (ai quali va peraltro aggiunta la colonna sonora di Black Panther, uscita nel 2018). Il motivo dell’impasse? Una crisi creativa dovuta essenzialmente al CoVID-19 che il rapper è riuscito a superare solo a partire dalla metà del 2021. Distribuito al pubblico a partire dal 13 maggio scorso, da Mr. Morale & the Big Steppers sono stati già estratti tre singoli: The Heart Part 5, N95 e Silent Hill
Per quanto riguarda invece i vecchi lavori di Kendrick Lamar, ci siamo presi la libertà di scegliere i nostri tre singoli preferiti, in maniera da tratteggiare una sorta di “introduzione all’ascolto” del suo repertorio attraverso una classica (e facile) sineddoche, cercando di mediare tra il tutto della sua intera discografia e le varie parti, cioè le canzoni, ben sapendo che operare una sintesi veramente efficace è veramente dura.
Swimming Pools (Drank) – Good Kid, M.A.A.D City (2012)
Grande successo nei circuiti del rap americano di dieci anni fa, Swimming Pools (Drank) è ancora oggi uno dei successi passati più apprezzati dal pubblico di Kendrick, oltre a non aver perso un grammo della sua forza. Il testo introspettivo ed estremamente personale rende tutto il brano particolarmente sentito da Lamar che si libera in un flow molto scorrevole su una base che monta insieme pochi suoni scelti minuziosamente, costruendo soprattutto sulla sezione ritmica formata da percussioni e basso, architrave del beat della canzone e anche della sua temperatura emotiva cupa e dolorosa.
King Kunta – To Pimp a Butterfly (2015)
King Kunta ha invece un’influenza funk molto pronunciata, che si trova soprattutto nel rap in stile quasi James Brown (che non a caso viene citato) e nella linea di basso, così come nei cori di voci femminili che accompagnano il flow. Nella parte conclusiva della canzone è peraltro presente persino un piccolo assolo di chitarra. Pezzo che ha avuto particolare successo in Belgio ma che è andata bene un po’ in tutto il mondo, anche King Kunta è spesso presente nelle scalette dei concerti di Kendrick.
HUMBLE. – DAMN. (2017)
Fortemente influenzata dal gangsta rap di fine anni 80 e anni 90, HUMBLE. è un brano piuttosto aggressivo che riporta lo stile di Lamar più verso un hip hop essenziale e sintetico, lontano dalle vette quasi jazz e funk esplorate in To Pimp a Butterfly, due anni prima. Il pianoforte ossessivo che suona il riff interno del beat acquisisce corpo nel ritornello, chiaramente pensato per diventare un vero e proprio inno durante le esecuzioni dal vivo. Canzone che esercita un fascino immediato e brutale, HUMBLE. è diventata il più grande successo commerciale della carriera del rapper losangeleno nelle settimane immediatamente successive la sua stessa uscita, diventando il primo brano del suo repertorio in assoluto a conquistare la numero uno (con la parziale eccezione di Bad Blood, che però era un pezzo di Taylor Swift in cui l’artista californiano era ospite).