"Quando canto mi piace essere travolta dalla musica": intervista a Claudia Cantisani
Per spiegare la musica di Claudia e Felice ci affidiamo alle parole di Sergio Caputo:
Sono sempre molto contento quando ascolto della canzone jazz al femminile, ma quando sento una voce come quella di Claudia Cantisani sono contento ancor di più. Una voce cosi non si sentiva dai tempi di Caterina Valente e di Mina; una voce elastica e fluida, che va dritta alle note senza svolazzi e gorgheggi e taglia dritto attraverso l’orchestra senza mai perdersi in ghirigori leziosi. Il fatto che sia lei a scriversi le canzoni mi rende ancora più felice, perché ciò vuol dire che Claudia Cantisani crede in ciò che canta, e ce lo porge con garbo mai sguaiato, privo di quei virtuosismi da prima donna di cui accennavo. Mi auguro che molti altri, se non tutti, vedano in lei una promessa che verrà sicuramente mantenuta, se solo le verrà dato lo spazio che merita.
Dopo Storie d’amore non troppo riuscite (Crocevia di Suoni Records, 2013) Claudia è tornata sulla scena musicale con un album scintillante, Non inizia bene neanche questo weekend (La stanza nascosta Records), che è anche il titolo del primo singolo estratto.
Perché la scelta di questo titolo?
Tutti gli aspetti meno gradevoli della nostra vita celano un lato buffo e grottesco, quindi questo concetto è facilmente applicabile anche a quei venerdì che iniziano storti e preannunciano un weekend non proprio esilarante...
Quando nasce il disco e perché?
Negli ultimi due anni trascorsi al paesello tra le montagne della Basilicata sono stata circondata da un silenzio complice e perfetto! Dunque quale migliore occasione per scrivere e pensare?
Come hai selezionato l’organico dei musicisti che hanno suonato nell’album?
Quando canto le mie canzoni mi piace essere travolta dalla musica che però deve anche compiacere il mio spirito e le mie parole. Ed ecco quindi: l’imprescindibile Felice Del Vecchio al piano; l’eleganza e l’accuratezza dei fiati di Felice Clemente al sax, di Massimo Morganti al trombone e di Marco Mariani alla tromba; la spinta impetuosa della batteria di Tony Arco; il contrabbasso voluttuoso di Franco Finocchiaro e quello più sfacciato di Valerio Della Fonte. Non poteva infine mancare la chitarra incantata del mio amico Antonello Fiamma e il delizioso violino di Martino Pellegrini.
Gli arrangiamenti sembrano regalare uniformità a tutto il lavoro, sposandosi alla perfezione con lo spirito del testo. Merito dell’estro di Felice Del Vecchio, che è anche coautore di quasi tutti i brani?
Ho visto Paolo Conte in concerto tre volte (Felice sei!), di cui una, in una rocambolesca e fortuita occasione, sul palco a un metro dall’orchestra (eravamo al Teatro Sistina a Roma 13 o 15 anni fa). Mi hanno sempre tanto affascinato i riff di fiati sotto la melodia del canto e la potenza della sezione. Da quel momento, insieme a Felice Del Vecchio, mio marito, pianista, coautore e cuoco personale, abbiamo deciso che la nostra musica doveva suonare (più o meno) così!
Recentemente Milano è stata il cuore di progetti che stanno rilanciando la centralità del jazz italiano nel mondo, candidandosi a diventare Capitale Italiana del jazz. È stato un fattore determinante nella scelta di trasferirsi nella città lombarda?
Nel settembre 2016 siamo (io e Del Vecchio) approdati a Milano. Oltre ad essere stati toccati dalla magica bacchetta di Cluster, siamo riusciti, devo dire senza grandi fatiche e con nostra infinita gioia, a portare la nostra musica a spasso per la città, a partire dall’Osteria del Jazz dell’amico Albino, passando per l’elegante Memo Restaurant fino al Bonaventura Music Club (solo per citarne qualcuno), per approdare alla prossima magnifica data dell’8 aprile...
È già stata fissata una data di presentazione dell’album? Preferirebbe un tempio del jazz o una location unconventional?
Ecco, infatti! Volevo spiattellarlo nella domanda precedente ma ho optato per la suspense dei tre puntini! Ciò che io preferisco diventa pleonastico nel momento in cui esiste già la data di domenica 8 aprile al Blue Note di Milano.
Ritiene che il suo lavoro possa essere inscritto nel genere canzone jazz?
Ritengo che a questa domanda potrei rispondere con le parole di Sergio Caputo: “Il mondo è pieno di jazzisti; più o meno bravi, più o meno virtuosi,più o meno originali. Tutti però portano avanti un progetto – quello del jazz – iniziato all’inizio del ‘900 e grazie al loro lavoro arrivato fin qui in forme e dimensioni diverse".
Per vedere Claudia Cantisani in concerto, l'appuntamento è al Blue Note di Milano, Domenica 8 aprile alle ore 21.00. Per maggiori informazioni e per prenotare clicca qui.