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Intervista a Gianluca Sambataro: dal pianoforte al coro gospel, perché la voce va liberata!

Eppure le sue origini sono diverse...

Tu nasci in realtà come pianista?

"Sì, all'età di 5 anni ho iniziato a suonare il piano. A casa c'era un organetto e mio padre, che suonava la chitarra, mi insegnò qualche accordo e così strimpellavo insieme a mio fratello, che ora suona la batteria: insomma una famiglia di pazzi furiosi! Anche se ormai da 15 anni faccio prevalentemente gospel, in realtà nasco come pianista blues e jazz."

Poi cos'è successo?

"Quando ho iniziato a dirigere i cori, mi è venuta la curiosità di cantare e ho avuto la fortuna di incontrare tre personaggi fondamentali per la mia formazione: Edoardo Cazzaniga, per la vocalità classica, Loretta Martinez per quella moderna e Igor Olivier Ezendam per il canto armonico, uno sciamano che fa cose meravigliose con la voce! E così ho avuto la possibilità di far una fusione di queste tre culture diverse. Da lì in poi ho iniziato a occuparmi di vocalità: per me era diventato importante saper dire a un corista o a un attore cosa fare tecnicamente con la voce. Nel frattempo ho approcciato il musical: ho suonato in "Ailoviù" e "Le meravigliose wonderette" e da anni collaboro con La Compagnia della Rancia. Anche in questo caso sono partito come pianista accompagnatore e adesso sono vocal coach."

E quindi il tuo rapporto col piano?

"La cosa più divertente che mi capita adesso è quando un allievo mi chiede: Ah, ma quindi tu suoni anche il pianoforte?"

Come concili le due attività?

"La cosa più difficile in questo momento della mia vita è accompagnarmi al piano quando canto, non sempre riesco a dividere i due mondi che vivono in me: quello del bambino cantante e quello del pianista esperto."

Insegni ancora pianoforte?

"No, col tempo ho imparato a custodire la conoscenza del piano come un dono importante. Ma la didattica della voce mi dà molta più soddisfazione: mi sembra di aiutare le persone a esprimersi, a dire qualcosa che per loro è importante. Per un insegnante di canto la cosa difficile non è impostare una voce, ma liberarla. Tutto ciò mi affascina tantissimo. Il canto è una grande liberazione, dalle paure, dagli schemi mentali."

Parliamo del coro. Della differenza tra insegnare al singolo o dirigere un coro

"Sono due didattiche completamente diverse. Il coro è una palestra, dove si impara a sacrificarsi, a scendere a compromessi, per essere in accordo con gli altri. Nel canto individuale ovviamente c'è una direzione di metodologia, di approccio tecnico, ma l'artista è libero di esprimersi come vuole, cosa che nel coro non avviene. Il coro è un laboratorio sociale, è come fare team building, come allenare una squadra di calcio. La componente umana assume un'importanza enorme: devi sapere gestire gli umori di tutti, le competizioni, soprattutto dell'universo femminile, far sentire tutti importanti ma nessuno prezioso. All'inizio dico sempre: Non affezionatevi a nessuna parte, a nessun ruolo che vi capita, perché la vita del coro cambia continuamente."

A Cluster dirigi ben due cori gospel

"Sì, uno di principianti e l'altro composto da una sessantina di elementi che cantano insieme da un bel po' di tempo. Quest'anno abbiamo fatto un esperimento esaltante, abbiamo unito tre cori: quello dell'Università Cattolica, che dirigo, il Coro Rejoyce, con cui faccio concerti da 15 anni, e il coro Cluster. Eravamo in 95, abbiamo fatto un concerto con Loretta Grace. Beh... dirigere tutti insieme è stata una grande emozione!"

Più il coro è grande più è bello dirigerlo?

"Sì! Più è grande più c'è energia! Certo, diventa un'energia difficile da contenere, ma fantastica. Ho scritto un articoletto su un libro scritto da Paolo Pillon, che tratta del benessere fisico che si ottiene dal canto corale. Ci sono studi, non ancora provati scientificamente, sui benefici dell'attività corale fatta con costanza."

Mi dicevi che la didattica del canto ha subito molti cambiamenti

"Sì. L'insegnante di canto tradizionale, per esempio che detiene una cattedra in Conservatorio da più di trent'anni, è rimasto ancorato alle conoscenze tecniche e anatomiche di una volta. Ma la foniatria ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e ci sono scoperte scientifiche che hanno addirittura rivoluzionato le conoscenze di un tempo. Per esempio sulla respirazione. Quindi oggi un insegnate di canto ha a disposizione molte più competenze scientifiche di anni fa, che possono aiutare ad usare la voce in modo salutare. Anche nella mia didattica corale c'è molta attenzione al benessere vocale del corista. La consapevolezza fisica e la conoscenza del proprio strumento vocale sono alla base del mio insegnamento."

Da attrice sono molto incuriosita dal tuo lavoro con gli attori

"La cosa più divertente è togliere loro i difetti della prosa: l'attore spesso imita una postura vocale senza capire cosa succede anatomicamente, a volte danneggiando l'interpretazione stessa."

Un momento della tua carriera che ti ha dato gioia.

"È accaduto da poco: due settimane ho partecipato col mio coro al prestigioso London Community Gospel Choir Festival a Valenza. Durante una serata di palco libero ci siamo esibiti e il pezzo che cantavamo ("Lord I Know I've been changed") comincia con un urlo: quel primo suono è stato un'esplosione di energia che mi ha regalato una fortissima emozione, coronata poi dalle parole di Andrea Encinas, madre del gospel: nella mia top ten devo fare spazio anche a voi!"

Non è difficile immaginare Gianluca che con grande vitalità e passione dirige un grosso coro; più difficile per me é fare dei progetti, calcolare quando, ma sentire che, prima o poi, voglio cantare anch'io in un coro gospel diretto da lui!

Autore: Giovanna Rossi

Laureata in Scienze Biologiche all'Università Statale di Milano, nel '93 consegue il diploma di recitazione presso l'Accademia dei Filodrammatici di Milano e comincia l'attività teatrale come attrice.