Intervista a Rob Lopez: quando la batteria è come la danza
Mi dice subito che ha cominciato a suonare a 6 anni le percussioni e a 12 la batteria, a New York e aggiunge in un soffio: The bronx... e io mi trovo improvvisamente catapultata nelle stazioni delle metropolitane newyorkesi dove così spesso musiche provenienti da chissà dove si confondono con lo stridere dei freni dei vagoni e il ticchettio scomposto di migliaia di vite di passaggio.
Hai studiato a New York?
"Sì. Ho fatto studi privati poi scolastici, dalle elementari in poi ho sempre studiato musica. Ho fatto la tipica scuola tipo Fame. A 16 anni sono partito per la mia prima tournée americana. Erano gli anni '80 e io ho suonato con tantissimi gruppi. Poi ho iniziato a interessarmi al mondo del jazz e della musica latino-americana, e alla loro combinazione: il latin-jazz. Nel frattempo prendevo lezioni dai più importanti batteristi e percussionisti a livello mondiale."
Quando sei venuto in Italia e perché?
"A 27 anni. In verità era una meritata vacanza dopo tre anni di ininterrotte tournée. Mi trovavo in Toscana quando mi chiamò Tullio De Piscopo e per i successivi 3 anni e mezzo lavorai con lui, poi sono venute le tournée con i Ladri di Biciclette, Tony Esposito, Zucchero, Giorgia, Irene Grandi."
Non ti è mai venuta voglia di tornare in America?
"A volte ci penso, ma in realtà io sto bene dove sto. Sto bene con me stesso, il luogo non conta. Avendo cominciato a viaggiare da giovane ho imparato subito che i luoghi vanno lasciati con i ricordi in testa ma senza rimpianti."
Hai detto che stai bene con te stesso. Quanto dipende dalla musica, dallo strumento che suoni?
"La musica è tutto per me: il mio punto di riferimento, la mia spinta creativa, persino la mia fonte di cibo! Non suono per il guadagno, ma vivo di musica e mi interessa fare musica di qualità. Con il boom dell'elettronica chiunque è diventato capace di comporre musica."
Cosa ha cambiato il boom dell'elettronica per un musicista come te?
"L'elettronica ha reso la musica accessibile a tutti. Era già successo negli anni '90 con l'avvento dei dj: chiunque poteva comporre musica rubando pezzi da altri brani, e questo ha cambiato il ruolo dei musicisti, che sembravano non essere più necessari. Posso looppare una sezione ritmica di 4 misure di un brano e usarla per comporne uno nuovo: così faccio tranquillamente a meno di un batterista, un bassista, un pianista e un chitarrista. Adesso il progresso dell'elettronica permette a chiunque compri un Mac di creare un brano con Garage Band, senza sapere assolutamente niente di musica!"
Come andrà a finire?
"Non lo so, per questo cerco di insegnare batteria in un certo modo. La batteria è come la danza: io non insegno solo il ritmo, ma i movimenti. Se sono fluidi anche il ritmo dello strumento e la musica saranno fluidi. Questo lo insegno soprattutto ai bambini, e diventa il loro punto di riferimento, il loro modo di camminare e di giocare."
Immagino che il rapporto con i tuoi strumenti sia molto forte.
"Sì, è molto intimo, è la prima cosa che penso al mattino quando mi sveglio e l'ultimo pensiero prima di dormire."
Un rapporto d'amore?
"Di più! Come quello di una madre per il proprio figlio. Anzi: per il primo figlio."
Da quanto tempo insegni a Cluster?
"Da 7 anni. Cluster è la mia seconda casa. Veramente. Gli allievi sono come figli per me, nel vero senso della parola. Ho un rapporto molto vero, molto passionale con loro. C'è una cosa che mi piace tantissimo: il momento in cui un allievo capisce che ce la può fare, e ti dice "Adesso lasciami, faccio io!". Quella è una grande gioia. Sono i momenti più belli della mia giornata!! C'è un'altra cosa che mi piace insegnare: la differenza tra le cose facili e le cose difficili. La risposta è breve: le cose facili si sanno fare, quelle difficili si devono imparare. Partendo da questa idea si affronta tutto. È un principio che vale anche nella vita."
Se non ci fosse stata la musica nella tua vita?
"Non lo so, non ci sarebbe stato niente, non riesco a immaginare la mia vita senza musica. Avendo iniziato a 6 anni è sempre stata al centro. Pensavo che una volta uscito dalla scuola di musica avrei suonato e basta, senza più dover studiare. E invece ho continuato e adesso studio ancora di più di quando ero a scuola. La musica è come i bignè: uno tira l'altro e non riesci a fermarti! Mi piace conoscere le novità, approfondire, scoprire modi nuovi di suonare la batteria. Oggi è tutto più complesso rispetto a quando ho cominciato."
Vuoi dire che una volta era più facile suonare?
"Sì, negli anni '60 c'era la batteria acustica. E basta. Oggi ci sono i pezzi elettronici, digitali, migliaia di novità. Per molti anni sono stato contro l'elettronica, perché ero in grado di fare con le mie mani gli stessi effetti percuotendo qualsiasi oggetto. Il suono veniva dalle mani. Oggi invece il suono viene dallo strumento, che è sempre più sofisticato. Pensa che negli anni '60, in America, tutti i gruppi - i Beatles, i Rolling Stones - avevano un percussionista, poi sono stati esclusi dalla musica leggera privandoci della sensazione del ritmo."
Cos'è il ritmo per te?
"Il ritmo è una melodia fatta da suoni, anche brutti, prodotti per esempio da un tamburo, ma con i tamburi io posso far ballare mille persone o comunicare da un villaggio all'altro."
Hai detto che sei stato contro l'elettronica per molto tempo. E adesso?
"Adesso anch'io ho aperto la porta all'elettronica, per un certo genere di musica, r'n'b, funky, soul, gospel, é necessario il timbro elettronico della batteria."
Mi ha raccontato tante cose Rob, eppure vorrei parlare con lui ancora per delle ore, contagiata dal suo amore per la musica, dalla sua filosofia di vita, da quel suo modo pacato e insieme appassionato di parlare. Ma mi tocca salutarlo e mentre lo ringrazio non posso evitarmi di pensare a quanta musica, dal Bronx all'Italia, è uscita da quelle bellissime mani che sto stringendo.