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Intervista a Tatiana Larionova, insegnante di pianoforte a Cluster

Raccontaci la tua storia, cosa ti ha portato dalla Russia fino a Milano?

«Il mio trasferimento in Italia non è stato proprio lineare. C'è una tappa importante, intermedia, che mi ha portato a studiare, dopo il diploma al Conservatorio di Mosca, a Kansas City dal grande virtuoso russo Stanislav Ioudenitch. Dopo qualche mese laggiù colui che è poi diventato mio marito è arrivato per visitarlo. E la fine della storia è che sono arrivata qui.»

 

Hai avuto esperienze musicali in tutto il mondo. Quale di queste ti ha fatto crescere maggiormente come musicista? Ce la racconti?

«Tutta la mia base musicale reca i suoi fondamenti a Mosca, dove fra Scuola Centrale e Conservatorio Tchaikovsky ho studiato per 12 anni. I primi anni, non certo semplici perché lontani dalla famiglia, ma intensi per incontri ed amicizie hanno forgiato le conoscenze che dal collegio mi seguono ancor oggi. Determinante per me è stato il lavoro con un mito della scuola pianistica russa, Victor Merzhanov, i cui insegnamenti e dettami guidano tutt'ora le mie scelte musicali. La convivenza poi con un pianista, di stampo e scuola molto diversi dai miei, mi stimolano quotidianamente e influenzano significativamente la mia idea e concezione della musica e della didattica musicale.»

 

Oltre a insegnare pianoforte, ti esibisci come solista e sei direttore artistico della "Primavera di Baggio". Hai quindi una visione della musica abbastanza ampia. Ci spieghi chi cos'è per te la musica?

«La musica è l'arte con cui esprimere la bellezza ed un linguaggio che mi accompagna fin da bambina. È un mondo che senza parole riesce a comunicare i dettagli più segreti della nostra personalità. La mia idea è anche che la musica non sia solo una scelta professionale ma anche un contributo fondamentale alla crescita culturale globale della persona, un metodo educativo straordinario che consente di apprezzare con un risultato armonico lo sforzo che occorre a raggiungerlo. L'idea sociale della Primavera di Baggio, oltre a quella di portare un po' di luce e di bellezza in un quartiere dove non c'è un'offerta culturale davvero diffusa, è anche quella di unire le persone, sempre più isolate da un uso indiscriminato della tecnologia, in un momento davvero di comunione, di condivisione e di festa.» 

 

Che rapporto hai con il tuo strumento?

«Con il mio strumento ho un rapporto, come per tutti i musicisti professionisti, molto sfaccettato. Dobbiamo dire una cosa molto chiaramente: suonare è molto difficile. Quindi, lo confesso, alcune volte mi verrebbe da prenderlo a pugni! la resistenza della materia è spesso difficile da piegare, ma con il lavoro e la passione si superano tutti gli ostacoli, e la soddisfazione alla fine è davvero straordinaria. Dobbiamo poi ricordare che noi pianisti abbiamo lo svantaggio non portare con noi il nostro strumento. Bisogna sperare che ti capiti un buon partner per il concerto! Non sempre è così e bisogna essere rapidi ad adattarsi e fare amicizia anche con qualcuno di non troppo simpatico.»

 

A Cluster ci sono diversi insegnanti di pianoforte. Tu in che cosa sei specializzata? Come deve essere il tuo allievo ideale?

«Intanto diciamocelo: il "dipartimento di pianoforte" della Cluster fa invidia a tanti conservatori italiani! Mi ritengo davvero fortunata ad avere colleghi come Alice, Emanuele, Natalia, Giacinto, Andrea, Giovanni e tutti gli altri. A me piace molto lavorare con bambini molto piccoli. È straordinario osservare l'evoluzione di un bambino in età prescolare quando viene a contatto con la musica. Mi aiuta certamente il fatto di essere mamma di un bambino stupendo, Sebastiano, e anche la scuola didattica del mio paese d'origine. In Russia la pedagogia infantile è infatti estremamente sviluppata. D'altro canto soprattutto l'esperienza dei campi estivi Kawai a Ledro mi ha dimostrato quanto efficace è il mio lavoro con pianisti già sviluppati che però ancora hanno bisogno di consigli, specie nell'approccio tecnico al lavoro, e naturalmente nel repertorio russo. Una ragione di più per sperare che la grande intuizione di Vicky a proposito dei corsi accademici da implementare a Cluster abbia il successo che merita.»

 

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