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OLTREMARE di Milena Paris: live alla ClusterHouse

OLTREMARE

Una raggiera di candido corallo sembra abbracciare Milena Paris nella copertina di 'OLTREMARE', il primo ep della cantautrice, distribuito da Believe. I coralli bianchi sono spesso quelli profondi, che si trovano negli oceani di tutto il mondo, tra i 200 e i 1000 metri sotto il livello del mare.
OLTREMARE è una fenomenologia dell’attraversamento in musica, la discesa in un altrove abissale e salvifico. La porta d’accesso è la vocalità eterea ed evocativa di Milena Paris, capace di fotografare in modo nitido vulnerabilità e autocoscienza. L’ abbiamo incontrata in prossimità del concerto del 7 febbraio sul palco della ClusterHouse.

 “Terra” (contenuto nell’ep 'OLTREMARE', N.d.R.)- scrive sui suoi social- ha radici profonde. Nasce 2 case fa, mentre leggevo i “Diari di Nijinsky”, mettendo le mani sul piano per eseguire qualche accordo, di quelli che piacciono a me. Nasce intonando una melodia che volevo suonasse come una ninna nanna, mentre riflettevo sul momento in cui gli equilibri dentro di noi iniziano a scricchiolare, ancora inconsapevole che il suo significato si sarebbe intensificato fino ad urlarmi contro.Ci vuole raccontare più nel dettaglio di come, parafrasando Battiato- “la grazia innaturale di Nijinsky” ha influenzato la sua scrittura? 

Nijinsky era mentalmente instabile, alternava momenti di follia e di sanità nella vita e nei suoi scritti. Le sue parole sono interpretabili e alcuni dei suoi sproloqui mi hanno ispirato, anche perché Nijinsky era sposato con una donna, che gli è stata accanto tutta la vita, ma celava un’omosessualità impossibile da dichiarare all’epoca. Ho quindi riflettuto molto sulla sua malinconia e sul suo disagio, così come sul rapporto con quella donna che amava con affetto ma non in modo viscerale. In questo brano ho cercato di ricreare quel momento in cui guardi la persona che hai accanto con profondo affetto ma senza più trasporto e di riprodurre quella sensazione indefinita di riconoscenza per ciò che quella persona è stata per te ma anche di tristezza e rancore per ciò che non sarà. Soprattutto ho voluto dare spazio a questa fase di passaggio, perché queste prese di coscienza hanno bisogno di tempo per radicare. 

L’ 'OLTREMARE' di cui scrive, oltre che come impossibilità di tornare, può essere letto anche come una suprema forma di libertà? Un po’ l’equivalente del salto di Nijinsky, inteso (nella lettura di Binswanger) come possibilità di liberazione?

Assolutamente sì. Il passaggio all’oltremare rappresenta un punto d’arrivo nel mio racconto ed è stata una narrazione terapeutica perché questo brano mi ha permesso di accogliere il distacco e guardarlo come una liberazione, per l’appunto. Non c’è rancore in questo allontanamento ma solo un’osservazione dei fatti, così come nell’intro del brano descrivo il sole al tramonto che scende a sfioro dell’acqua fino a scomparire.

Quanto è stata importante, nel dare un’impronta definita ad 'OLTREMARE', la produzione di Andrea Gamba (DayKoda)? Condividete- mi sembra- lo stesso approccio “contaminante”… 

Ho conosciuto Andrea ad un concerto di José James e sono subito entrata in sintonia con lui. È una persona molto sensibile e con cui si lavora bene, ci siamo trovati d’accordo su diversi fronti, ho sposato le sue iniziative da produttore e lui è stato capace di accogliere le mie richieste e le direzioni che volevo prendere.

David Drew in Kurt Weill. A handbook spiega come l’immagine di Weill sia sfaccettata, fatta di tanti tasselli diversi (alcuni lo liquidarono come lo scribacchino di Brecht, altri videro in lui solo un compositore di opere da teatro, altri ancora -viceversa- lo archiviarono come scrittore di canzonette, infastiditi dalle contaminazioni popular delle sue opere, per molti, infine, fu un avanguardista). Per lei- che ne ha approfondito lo studio con il lavoro presentato al termine del triennio in "Canto Jazz" presso il Conservatorio G. Verdi di Milano- chi è Kurt Weill? 

Per me Kurt Weill è l’esempio di un artista capace di descrivere perfettamente con le sue scelte musicali ciò che le parole comunicano. Da cantante, per me la musica deve essere al servizio delle parole, e lui è un Maestro in questo. Riarrangiare la sua musica, nel progetto Revisiting Kurt Weill, è stato stimolante, le linee melodiche sono incantevoli e c’è davvero tanto materiale da cui attingere. Le idee di Weill sono varie, è un artista per niente scontato e anche poco sfruttato nelle rielaborazioni.

Da Miles Davis, in assoluto il pioniere della fusione jazz-elettronica, passando per St Germain, pseudonimo di Ludovic Navarre, che dalla scena lounge parigina anni ’90 è diventato famoso in tutto il mondo con l’iconico “Tourist”, da Flying Lotus, genio sperimentale di Los Angeles, a Chick Corea, Bonobo e GoGo Penguin (solo per citarne alcuni)… in tanti hanno “mescolato” jazz ed elettronica. Quali sono stati i suoi riferimenti e in che direzione è andata la sua ricerca, a partire dal progetto Revisiting Kurt Weill per arrivare ad oggi?   

A me piace unire diverse sonorità, sarà che ho approfondito tanta musica diversa e che non mi piacciono le etichette, ma di base provo un grande desiderio di capire cosa accade se si mescolano le carte in tavola. Non riesco a incasellarmi in un genere musicale perché posso scrivere un brano che prende una direzione pop e subito dopo un brano sperimentale. La vera sfida poi sta nel dargli un vestito coerente di modo che possano rientrare nello stesso repertorio. Mi sono avvicinata alla musica rock e prog da ragazzina, ma ho subìto l’influenza di tanta musica pop e r’n’b degli anni ’90. Solo in seguito sono approdata al jazz, importantissimo nella mia formazione. Mi sono sempre sentita una outsider in ogni genere musicale finché non ho capito che era una risorsa avere diverse sfumature e ora quello che cerco è proprio mostrare tutti questi dettagli.  

Lei è insegnante della Scuola di Musica Cluster dal 2023 e venerdì 7 febbraio presenterà 'OLTREMARE' proprio sul palcoscenico della ClusterHouse. Ritiene che sia il luogo ideale, proprio in virtù della sua dimensione intima, per ospitare una narrazione così emozionale? 

Lo è. Questo è il mio secondo anno in Cluster ed è raro trovare una realtà che dia così tanto spazio alla musica in tutte le sue forme, una realtà in cui docenti e allievi siano così affiatati da trascorrere volentieri il tempo insieme anche nei corridoi. Qui c’è il desiderio di crescere da parte di tutti e lo si fa attivamente anche grazie ai live.

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Autore: Claudia Erba

Sarda e- parafrasando il cantautore Piero Marras, “sardopatica”, vive nel Nord-Sardegna con incursioni nel Continente. Laureata in giurisprudenza pentita, è giornalista di musica e costume. Fondatrice di “Verbatim Ufficio stampa”, promuove artisti. Accumulatrice seriale di libri, dischi, sogni e gatti.