Perchè insegniamo musica?
Spesso come musicisti ci troviamo davanti ad un quesito amletico: essere o non essere un insegnante di musica? Perché farlo? E come farlo al meglio?
Ci siamo posti queste domande dopo anni di esperienza in aula e ci siamo accorti che le risposte sono molto complesse e articolate: se il perché è personale, il come abbraccia numerose questioni che riguardano non solo la tecnica, ma anche l’etica e la pedagogia.
L’allievo ci imita, ci guarda, ci ascolta: la nostra responsabilità di insegnanti nei suoi confronti è, perciò, anche e soprattutto umana.
È nata così Cluster MaDiM, una rubrica pensata dagli insegnanti per gli insegnanti o i futuri insegnanti dove troverete consigli di tecnica, relazione, pedagogia… e qualche storia di vita vissuta dove ogni insegnante di musica può ritrovarsi!
Perché insegniamo musica?
Insegnare è sicuramente un aspetto importante del nostro mestiere di musicisti, ma perché lo facciamo? Ci siamo posti questa domanda essenziale dopo anni di esperienza in aula e sappiamo che la risposta è personale, diversa per ognuno.
Ecco le risposte degli insegnanti Cluster, tutte accomunate dalla consapevolezza che l’insegnamento della musica è soprattutto una vocazione.
Insegniamo musica perché, dopo anni in cui siamo stati allievi, ora vogliamo trasmettere il nostro sapere e il nostro “saper fare”.
Insegniamo musica per creare degli uomini migliori, per aiutarli ad armonizzare con la realtà, per trasmettere alle persone il piacere di suonare e cantare nella vita: sappiamo, infatti, quanto la musica contribuisca al benessere psico-fisico e sociale delle persone.
Insegniamo musica per dare a ciascuno la possibilità di esprimere la propria specificità e diversità. Ogni persona è portatrice di un messaggio da comunicare al mondo mediante il corpo e la voce: attraverso l’insegnamento forniamo gli strumenti “tecnici” a chi si mette in gioco nel trasmettere la propria musicalità, intima e unica.
Insegniamo musica per aiutare le persone a entrare in contatto con se stesse e a sviluppare la propria identità, anche in relazione al mondo circostante: la pedagogia della musica ha infatti confermato che la creatività e le attività inventive nel fare musica, come la composizione, l’interpretazione, l’improvvisazione e l’arrangiamento, sono un momento molto importante dell’appropriazione della propria identità.
Insegniamo musica perché vorremmo difendere le persone dalla manipolazione musicale, dal diventare consumatori di musica inconsapevoli. Le grandi aziende hanno capito, molto prima di noi musicisti, il potere della musica nell’influenzare il pensiero e le abitudini dei “consumatori”. Ci sono interessantissimi studi sulla capacità di influenzare gli stati d’animo in una persona o di gruppi di persone attraverso la musica. Se una persona è eccitata comprerà senza riflettere, se ha bisogno di conforto, comprerà là dove si sente accolta... la musica ha un potere enorme. Conoscerla e studiarla ci permette di non essere in balia della volontà di qualcun altro o dei gusti che non ci appartengono.
Musica è cultura, non solo bellezza. Cultura intesa come appartenenza, identità, intelligenza emotiva. Imparare a riconoscere la buona musica (semplicemente conoscendola!) ci aiuta a non essere passivi ascoltatori delle mode del momento, ad uscire dagli ascolti sempre uguali che le radio (o gli algoritmi!) per motivi commerciali ci propongono.
Ecco, quindi, perché insegniamo musica: per creare buoni fruitori di musica, creare uomini migliori, capaci di apprezzare e produrre bellezza, far sì che il mondo, dove tutti noi abitiamo e respiriamo, divenga un posto migliore. Questo è il nostro umile (umile?!) intento.