Fragole: Achille Lauro e Rose Villain in gara per la hit dell’estate
Achille Lauro è uno dei grandi catalizzatori di attenzione e curiosità della musica pop italiana. Qualunque cosa si appresti a combinare, qualunque progetto stia sviluppando, riesce sempre a destare interesse nel pubblico. È un po’ come guardare una fiamma ondeggiare nell’aria in mezzo a correnti deboli ma costanti: non si sa mai da che lato il fuoco si piegherà, la fiammella s’inclina verso una direzione diversa a ogni istante che passa in maniera del tutto imprevedibile… eppure non si riesce a smettere di guardarla, scommettendo ogni volta sulla piega che prenderà. Achille Lauro ci ha abituato – e si è abituato – a stupire, a colpire, a disorientare e sviare, qualche volta anche scandalizzare… ma il mondo delle canzoni da spiaggia non è una novità, per lui. E con Fragole lo attacca frontalmente, una volta di più.
Non serve nemmeno andare troppo indietro nel tempo: solo due anni fa, l’artista romano faceva parte di un power trio composto da lui, Fedez e Orietta Berti che con Mille ha imperversato tutta l’estate. Stavolta, Fedez è un “avversario” del buon Lauro con la sua Disco Paradise, di cui abbiamo già discusso abbondantemente: per superarlo e fare addirittura meglio, Achille ha unito le forze con Rose Villain, cantante e rapper lombarda (ma residente a New York da dieci anni) che vanta ormai quasi tre lustri di militanza sulla scena e una serie infinita di collaborazioni di pregio. Il risultato finale è Fragole, una melliflua ballata reggae ibridata con la canzone italiana anni 60 che, negli ultimi anni, sta conoscendo una rinascita fragorosa, specialmente quando si tratta di successo balneare.
L’incedere circolare e insinuante tipico della chitarra in levare reggae con l’immancabile contrappunto di basso è l’ingrediente principale della canzone e del resto dà subito una certa sensazione estiva già di per sé. A questa struttura di base, si aggiunge soprattutto la sensibilità lirica di Lauro, che apparecchia un testo dal retrogusto struggente, incompiuto, lascivo e vagamente accusatorio ma, soprattutto, insoddisfatto. Al di là di tutti i termini altisonanti, la canzone racconta di un amante disilluso che non riesce a ottenere pieno riconoscimento dalla donna a cui è interessato nonostante tra i due ci sia una forte attrazione fisica che soggioga anche lei. Tuttavia, il rapporto è destinato a morire lì e a non evolversi in qualcosa di più completo.
L’ironia del cantautore si sposa perfettamente con la pigra indolenza reggae del pezzo, che viene impreziosito soprattutto dai vocalizzi in libertà di Rose Villain, protagonista assoluta della parte più riuscita di tutta la canzone – il contrappunto sul finire della prima strofa – ma va dato atto a Lauro che il ritornello è incredibilmente appiccicoso, perfetto per un’aspirante hit estiva. Certo, l’idea di inserire qualche fiato nei ritornelli che diano un’ulteriore sfumatura di cupezza blue-beat è scolastica ma funzionale e movimenta la canzone, tuttavia la sensazione è che tutta la parte strettamente strumentale del brano serva essenzialmente a supportare la parte vocale, rimanendo più sacrificata sullo sfondo.
La sensazione finale è che Fragole funzioni sempre meglio a ogni nuovo ascolto ma fatichi a colpire sul primissimo impatto – cosa che invece riesce meglio alle sue competitor estive Pazza musica e Disco Paradise, per dire – sebbene sia più adatta e gradevole a fare genericamente da sfondo, soprattutto in spiaggia. Basterà per essere la regina dell’estate italiana?