Addio a Chris Squire, leggenda del basso elettrico
Squire è stato una vera icona del rock progressivo, oltre che del proprio strumento. Era lui la vera anima degli Yes: detentore legale del marchio del gruppo, è anche l'unico membro ad aver suonato in tutti i 21 album in studio della band, seguendo per intero la sua avventura musicale dal 1969 ai giorni nostri.
Il suo nome rimarrà per sempre associato anche al suo fedele basso elettrico: un Rickenbacker 4001, lo stesso modello di altri grandi delle quattro corde come John Entwistle degli Who e Cliff Burton dei Metallica, di colore bianco panna e customizzato secondo le sue necessità. Squire infatti sosteneva che il segreto del suo sound stesse nello speciale body del suo Rickenbacker, più sottile rispetto al modello standard, tale da rendere quel caratteristico attacco tagliente e un po' nasale.
Con le sue vulcaniche linee di basso Chris Squire ha esplorato le potenzialità di uno strumento che all'epoca veniva spesso considerato "la chitarra di chi non sa suonare la chitarra". A differenza di Paul McCartney, che solo col tempo iniziò a sentirsi "abbastanza orgoglioso di essere un bassista", quella di Squire era una scelta netta e consapevole. Il suo era un approccio compositivo di tipo classico e quasi orchestrale: il suo basso ora ripete un riff, ora insiste su una fondamentale, ora esegue vertiginose scale, linee melodiche, arpeggi; insomma tutt'altro che un semplice riempitivo del registro basso, ma un contrappunto pensato sia per dare una solida base di accompagnamento agli strumenti solisti – la chitarra di Steve Howe e le tastiere di Rick Wakeman – sia per lanciarsi insieme a loro in floreali armonie mai esplorate prima nel terreno del rock.
È vero che non era un grande solista ma non è quello il mestiere del bassista. Sull'altro versante, quello dell'accompagnamento ritmico-melodico, era un vero virtuoso. Ancora oggi fra i bassisti perdura la sterile diatriba: plettro o fingerstyle? I lavori di Squire dimostrano – se ce ne fosse bisogno – che si può essere grandissimi bassisti anche utilizzando solamente il plettro. Non solo: lui portò la tecnica a livelli mai visti prima di allora, sviluppando un alternate picking che farebbe arrossire molti chitarristi di oggi. Basta ascoltare un pezzo come Heart Of The Sunrise per rendersene conto.
Con il suo stile ha influenzato enormemente tanto il rock "tecnico" (come il metal, basti pensare a un bassista come Dave Ellefson dei Megadeth) quanto il rock "colto" (si pensi allo stile di Scott Thunes, storico bassista di Frank Zappa). Ha dato a tutti i musicisti una lezione fondamentale: mai auto-confinarsi nella convenzionalità del proprio strumento, ma esplorare e immaginare sempre. In musica volere è potere.