Another One Bites The Dust: dai Queen al football americano, sfiorando Rocky
È l’estate del 1981. Sylvester Stallone sta lavorando al suo nuovo film, Rocky III. Ha buttato giù la sequenza di apertura partendo dal riassunto di com’era finito l’incontro con Apollo Creed nel secondo capitolo della saga, con tanto di Rocky vittorioso e finalmente campione. Stavolta, infatti, la storia parla di un Rocky di successo, fuori dal suo ormai classico cliché di rivincita e riscatto. Il pugile italo-americano è all’apice della sua carriera, è campione del mondo e sembra conoscere solo trionfi finché uno sviluppo inatteso non lo costringe all’inevitabile bagno d’umiltà con tanto di ennesima risalita dal fondo. Tuttavia, le prime scene servono solo a narrare delle vittorie di Rocky, di come sembri che nessuno possa batterlo, di come mandi al tappeto un avversario dopo l’altro senza battere ciglio. È un montaggio di tanti incontri diversi, una carrellata di affermazioni inappellabili messa una dopo l’altra e serve una musica adatta. In realtà, un pezzo perfetto per questa scena esiste già, è uscito l’anno prima e ha il testo più giusto che si possa pensare per una sequenza che è un collage di avversari del protagonista messi al tappeto: è Another One Bites The Dust dei Queen.
Scritta tra la fine del 1979 e il 1980, quando i Queen lavoravano alle tracce da inserire nel loro ottavo album The Game, Another One Bites The Dust nasce da un’intuizione di John Deacon, bassista del gruppo. Ai tempi, Deacon passava diverso tempo in studio con gli Chic, che incidevano la loro musica, una fusione molto peculiare di disco e funk che tuttora rimane il loro marchio. In particolare, a influenzare il riff portante della canzone dei Queen, è la linea di basso di Good Times, singolo degli Chic che ha imperversato nell’estate del 1979. A parte l’ispiratissima interpretazione vocale di Mercury, qualche sporcatura sonora introdotta dal chitarrista Brian May e il loop di batteria a cui ha pensato Roger Taylor, tutto il pezzo è stato composto e inciso da Deacon, che ha suonato quasi ogni strumento, in sede di registrazione. Il risultato è un brano talmente forte che Michael Jackson stesso, dopo aver assistito a un concerto dei Queen, ha consigliato alla band inglese di farne un singolo. L’estate del 1980 Another One Bites The Dust diventa il quarto estratto da The Game e colpisce Stallone che, un anno esatto dopo, la sceglie come canzone adatta a diventare il brano portante del suo nuovo film.
Per qualche motivo non del tutto chiaro ancora oggi, però, l’accordo tra il cineasta statunitense e la band inglese non va in porto e Stallone non ottiene i diritti per usare il brano nel suo film. Al suo posto, chiede ai Survivor – per ironia della sorte, essi stessi grandi fan dei Queen – di scrivere apposta per Rocky III una canzone nuova di zecca. Il risultato è Eye Of The Tiger, che con il film si accoppia discretamente bene ed è diventata un enorme successo anche per i fatti suoi, rendendosene indipendente nel corso dei decenni. Tuttavia, sugli annali resta registrato che il pezzo dei Queen non è finito dentro Rocky.
Another One Bites The Dust è finita però in un altro posto: lo spogliatoio dei New England Patriots, la squadra di football americano dell’area di Boston, città principale dello stato USA del Massachussets. E senza nemmeno dover chiedere il permesso ai Queen, questa volta. È l’autunno del 2007, il pezzo è uscito da quasi trent’anni ed è una delle canzoni più celebri del repertorio di Freddie Mercury e soci. È stata usata per ogni sorta di spot, di contenuto audio-video, di jingle e di film o serie tv, diventando parte di un comune patrimonio pop. La stagione del football americano è cominciata a inizio settembre e i Patriots hanno messo insieme già diverse vittorie quando, in un punto imprecisato della stagione, il linebacker veterano Tedy Bruschi, inizia a far risuonare il riff di Another One Bites The Dust a tutto volume all’interno dello spogliatoio.
La squadra non perde una partita dall’anno precedente, ha già accumulato una decina di vittorie e inizia a sognare di chiudere la regular season imbattuta mentre le avversarie vengono inesorabilmente sconfitte, una dopo l’altra. Settimana dopo settimana, tutte le altre squadre di NFL “mangiano la polvere” e il pezzo dei Queen inizia a essere un tormentone, tra i Patriots, venendo trasformato da Bruschi in qualcosa più di una gag ricorrente: un vero e proprio rito di celebrazione della vittoria e della sopraffazione dell’avversario di turno.
Al di là di come finisce quella stagione dei Patriots – che si trovano a perdere una sola partita ma, sfortunatamente per loro, la più importante dell’anno, il Super Bowl – l’uso che i giocatori hanno fatto di Another One Bites The Dust non è altro che una delle tantissime tappe che la canzone ha attraversato nei suoi quarant’anni di vita, cominciati come un riff di basso di John Deacon su cui, come ha raccontato lo stesso Brian May, il grande Freddie Mercury improvvisava linee melodiche adatte all'idea di canzone di Deacon fino a far sanguinare le sue corde vocali. Chissà se Deacon sa che dei nerboruti omaccioni americani utilizzavano la sua canzone per propiziare la cosiddetta “stagione perfetta” o se si chiede ancora come sarebbe stato Rocky III se gli avesse concesso il suo pezzo…