Birds of a Feather: la Billie Eilish del 2024
Birds of a Feather di Billie Eilish, secondo singolo estratto dal suo terzo disco Hit Me Hard and Soft (uscito nello scorso maggio), non era una canzone su cui la cantautrice statunitense puntasse particolarmente. Anzi, in una recente intervista, la talentuosa Billie ha ammesso di averla odiata a lungo, nel corso del lunghissimo processo di composizione e produzione del pezzo. Tuttavia, sin dall’uscita dell’album, il brano ha guadagnato consensi, finendo addirittura in classifica – anche se fuori dalla top 10 – nonostante non fosse neppure un singolo. Vista la performance commerciale inattesa ma ottima della canzone, il team della Eilish ha ben pensato di far uscire Birds of a Feather anche come singolo a inizio luglio… ed è a quel punto che è decollata definitivamente. La consacrazione è arrivata a fine settembre, con l’uscita del videoclip ufficiale, il quale sta tranquillamente veleggiando verso i sessanta milioni di visualizzazioni su YouTube.
A questo punto, sorge spontanea la domanda: come ha fatto Birds of a Feather a piacere così tanto nonostante la totale assenza (perlomeno iniziale) di battage pubblicitario? Cosa l’ha portata a entrare a gamba tesa in classifica da canzone vulgaris che non era nemmeno un singolo e risalire la Billboard Hot 100 fino alla seconda posizione? In realtà, ascoltando attentamente il brano, la spiegazione appare chiara: molto banalmente, Birds of a Feather è un pezzo indovinatissimo.
Ovviamente, al cuore della canzone c’è l’interpretazione vocale di Billie, a un tempo azzeccata ma anche estremamente peculiare e riconoscibile (come praticamente in tutto il suo repertorio). La capacità dell’artista di sfruttare al meglio le qualità della sua voce, di giocare coi brani fino a instaurarci un rapporto tale per cui composizione e canto emergono clamorosamente più forti quando sono uniti nel prodotto finito rispetto a quanto lo sarebbero se rimanessero disgiunti è decisamente unica.
Contribuisce in maniera cruciale a tutto ciò il fratello della Eilish, Finneas O’Connell, che da sempre aiuta a scrivere e produce le canzoni della cantante californiana, adattando le sue melodie, i suoni, le armonie e tutto ciò che concorre alla realizzazione di un brano alle caratteristiche della sorella. In pratica, il buon Finneas ragiona da sarto, quando si trova a lavorare sui pezzi di Billie, avendo sempre in mente lei come “modella” su cui lavorare le sue creazioni.
Birds of a Feather non fa eccezione e, ancora una volta, mostra la clamorosa capacità dei due fratelli di scrivere e produrre brani che traggono forte ispirazione dalle sonorità più diffuse del momento rielaborandole però in maniera originale, leggermente dissonante e distinta rispetto al grande gorgo mainstream. La canzone presenta le sonorità anni 80 che abbiamo ormai ampiamente (ri)digerito negli ultimi sette od otto anni ma non nella chiave synthwave che ha spadroneggiato nel corso dell’ultimo lustro.
Stavolta, l’ispirazione viene da un’altra matrice musicale emersa in quel decennio, e più precisamente quella fase in cui l’elettronica e le suggestioni new wave hanno iniziato a sfumare in atmosfere più elettro-dark, che rielaboravano in maniera decadente e malinconica cliché originariamente nati per la disco e per la dance.
La sezione ritmica di Birds of a Feather è un classico del repertorio discotecaro svuotato dell’intensità danzereccia tipica del genere e invece sfruttato in maniera quasi funkeggiante per fare da letto sonoro a sostegno dei riff soffusi ma ipnotici che accarezzano la delicata voce della Eilish, sempre perfettamente a suo agio nelle atmosfere sognanti e rarefatte.
A completare l’opera, poi, c’è il testo disperatamente romantico – ma in chiave parossistica (e quindi grottesca), pieno di ironia implicita – che dà il tocco finale al brano, il quale, proprio come il mondo sonoro che crea, finisce per sembrare una strana canzone d’amore vagamente alienante, una specie di soave sussurro romantico apparentemente zuccheroso ma che in realtà ha qualcosa di disturbante. Insomma, l’ennesimo instant classic di Billie Eilish.
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