Come cambia la radio: l'evoluzione di un mezzo “vecchio” nell'era digitale
Qual è lo stato di salute della radio nella sfida della transizione al digitale?
Una ricerca svolta da GfK Eurisko e Ipsos – e intitolata, appunto, “Proteo” – fotografa la situazione italiana fissando alcuni punti fermi che descrivono il cambiamento della fruizione della radio.
Prima di tutto, la sua centralità nel sistema della comunicazione. Con l'84 per cento della popolazione che la ascolta abitualmente, la radio rimane il “mezzo di tutti”, secondo solo alla televisione (ricordiamo che nel nostro paese il digital divide, cioè la percentuale di persone che hanno accesso a internet e lo utilizzano, è ancora molto basso, intorno al 60 per cento). Dal punto di vista di un investitore, dunque, la offre il vantaggio di coniugare un vastissimo bacino di utenza con la possibilità di raggiungere target molto pregiati da un punto di vista pubblicitario.
Nonostante il calo generale di ascolti degli ultimi due anni, la fruizione della radio è in crescita nelle fasce di pubblico più esposte alle nuove tecnologie. Parliamo soprattutto dei giovani: circa la metà dei ragazzi fra i 14 e i 25 anni dichiara di passare più tempo alla radio rispetto a tre anni fa. Quella delle nuove generazioni è un'ulteriore incoraggiante conferma della natura “transgenerazionale” della radio.
Si tratta infatti di un mezzo particolarmente in sintonia con l'evoluzione tecnologica dell'ultimo decennio, soprattutto in relazione allo sviluppo dei dispositivi mobili. I nuovi device hanno determinato nuove modalità di contatto che non si sostituiscono a quelle tradizionali ma le affiancano: il 20 per cento degli ascoltatori utilizza entrambe le modalità di fruizione. Fra questi, inoltre, il tempo medio di ascolto della radio è sensibilmente maggiore rispetto a coloro che utilizzano solo i mezzi tradizionali (rispettivamente 182 minuti giornalieri contro 149). Inoltre i dispositivi mobili rappresentano strumenti essenziali nella relazione con le fasce di pubblico più giovani.
Per quanto riguarda l'ambiente digitale, i siti web delle radio riescono a incanalare una piccola ma significativa porzione degli ascolti: l'8 per cento degli ascoltatori li visita e il 4 per cento li usa per ascoltare le radio in streaming. Completano il quadro, naturalmente i social network: un utente di Facebook su dieci segue almeno una pagina di una radio e il 14 per cento le visita abitualmente.
Il quadro che emerge dalla ricerca è molto più complesso e articolato rispetto all'idea comune della radio come mezzo che si ascolta solamente in macchina in mezzo al traffico. La radio continua a superare senza traumi un salto generazionale dopo l'altro, confermandosi anzi come un mezzo particolarmente amato dai più giovani. Il suo futuro è senza dubbio legato alla transizione digitale e a una sempre maggiore integrazione con i dispositivi mobili e lo streaming.