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Gli “one hit wonder” sono sempre meno: il declino di un fenomeno da nostalgici

Nella loro hit del 1997 Tubthumping, i Chumbawamba cantano tronfi: “I get knocked down, but I get up again. You're never gonna keep me down”. Sfortunatamente per loro, dopo il successo planetario del singolo non si sono più rialzati. In compenso sono saliti nell'Olimpo degli one hit wonder, insieme ad altri classici per nostalgici come 99 Luftballons di Nena e Tainted Love dei Soft Cell.

Dal 1958 la classifica ufficiale americana Billboard pubblica la sua “Hot 100” settimanale. Da allora i metodi di rilevazione sono cambiati per riflettere il reale consumo da parte delle persone e oggi integrano in un'unica formula passaggi radiofonici, vendite e streaming.

Il sito Priceonomics ha analizzato i dati di decenni di classifiche per scoprire quanti artisti entrati una volta nella Hot 100 non vi sono più comparsi in seguito. Il risultato è un grafico di questo tipo, in cui ogni punto rappresenta il numero di one hit wonder un un determinato anno:

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© priceonomics.com

È chiaro che le meteore sono una specie in via di estinzione. Ma perché? Un primo elemento è dato dal fatto che oggi compaiono molte meno canzoni diverse ogni anno nella Hot 100. Oggi le hit durano più a lungo: prima del 1985 nessun brano era rimasto in classifica per più di 50 settimane, mentre oggi è la norma per le grandi hit. E il singolo medio di Katy Perry dura tre volte di più del singolo medio dei Beatles.

Ma questo non spiega tutto. A partire dal 1995 le meteore sono diminuite anche in proporzione al totale dei brani della Hot 100. E dal 2005 al 2010 il numero di artisti che sono entrati una sola volta nella classifica Billboard è a un minimo storico, come illustra questo grafico.

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© priceonomics.com

Ciò potrebbe essere attribuito a un maggiore sostegno da parte delle case discografiche ad artisti dal “brand” già consolidato, proprio come l'industria cinematografica oggi produce più sequel che in passato. In un mercato incerto, le etichette preferiscono minimizzare il rischio.

È anche vero che nell'era dei social network gli artisti hanno maggiori possibilità di costruirsi una fan base duratura nel tempo. Probabilmente quindici anni fa Carly Rae Jepsen (quella di Call Me Maybe) sarebbe scomparsa nel nulla dopo il successo planetario della sua hit. E invece dopo tre anni eccola di nuovo nella Top 40. Di certo il fatto che fra Facebook, Twitter e Instagram abbia 25 milioni di follower ha dato una grossa spinta.

Forse gli one hit wonder sono destinati a scomparire lentamente per diventare solo un ricordo per nostalgici. Ma non ditelo a Valeria Rossi e a Lou Bega.

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