God Is a Woman: la rivendicazione sexy di Ariana Grande
Nuovo appuntamento con "La hit della settimana", una rubrica fissa in cui proponiamo un brano recente in particolare, approfondendo un minimo la storia che c’è dietro la sua scrittura e la sua realizzazione per immergerci fino in fondo nel “clima” della canzone. Il pezzo di oggi, peraltro, è stato parte della scaletta dello spettacolo tenuto da Cluster lo scorso 23 aprile 2022 presso il teatro PIME.
Gli anni Duemiladieci sono stati, dal punto di vista della musica pop, gli anni di Ariana Grande. È stato il periodo della sua mutazione da baby-star del network televisivo Nickelodeon a popstar internazionale incredibilmente seguita, apprezzata e adorata, capace di sfornare un disco ogni diciotto mesi e ottenendo a ogni uscita un successo maggiore della precedente. È l’artista donna più ascoltata di sempre su Spotify, ha oltre trecento milioni di follower su Instagram (di cui è stata l’utente donna più seguita al mondo per un lungo periodo) ed è l’artista femminile con più iscrizioni di sempre su YouTube. È un’icona assoluta per gli under 30 di tutto il mondo e la web-popstar definitiva. In tutto questo, non ha ancora compiuto ventinove anni.
L’album del 2020, Positions, chiude una triade di dischi usciti in altrettanti anni aperta da Sweetener e proseguita con Thank U, Next che ha consacrato una volta per tutte la cantante della Florida come stella di primissima grandezza all’interno del firmamento mainstream contemporaneo, raccogliendo l’eredità di figure come Christina Aguilera, Britney Spears, Beyoncé, Mariah Carey, Whitney Houston e Madonna (tutte interpreti che, non a caso, la Grande ha citato almeno una volta o addirittura definito come “modelli”). Proprio da Sweetener arriva God Is a Woman, secondo singolo estratto dall’album e uscito nell’estate del 2018 dopo l’enorme hit No Tears Left to Cry, con cui forma un contrasto netto.
Se No Tears Left to Cry ha un mood danzereccio, divertito e scanzonato, God Is a Woman è un brano che punta infinitamente di più sull’atmosfera che crea e sull’intensità sensuale che emana in ogni nota. È una canzone che è stata molto rilevante anche per l’immagine della Grande, mai così esplicitamente sexy prima dell’uscita del singolo, il cui testo è stracolmo di riferimenti all’amore passionale, alla sessualità e al lato più fisico dell’amore in maniera piuttosto esplicita.
Non solo: contemporaneamente, God Is a Woman vuole anche porre l’accento sulla libertà della donna di vivere la passione al massimo delle sue possibilità e nella maniera che preferisce, magari dettando le regole di un rapporto. Una rivendicazione femminile forte, insomma, che si inserisce all’interno di un preciso percorso di empowerment della popstar italo-americana, intenta a mostrare al suo pubblico la sua maturazione, la sua sensualità adulta e la sua indipendenza (anche per scrollarsi definitivamente di dosso l’etichetta di “star bambina”, derivante dall’essere arrivata sulle scene preadolescente).
Dal punto di vista musicale, God Is a Woman ha un’impostazione vocale che arriva direttamente dal mondo dell’r’n’b degli anni 90 e 2000 ma una produzione estremamente contemporanea, molto in linea con i trend di quel 2018, dove la fanno da padrone i bassi profondi in stile trap. Più in generale, il clima trap è preponderante in tutti gli aspetti dell’arrangiamento e si mantiene sobrio e piuttosto minimale mentre i (pochi) barocchismi della canzone sono affidati alla melodia vocale, più orientaleggiante nel ritornello e decisamente più hip hop nelle strofe.
Ogni aspetto della canzone è calibrato per creare un mood sensuale, torbido, invitante e insinuante, chiaramente portato all’esplosione totale dalla voce di Ariana, perfettamente calata all’interno del contesto musicale. Le seconde voci – sempre incise dalla cantante – inspessiscono il brano e il crescendo conclusivo con tanto di coro (più o meno) gospel che sostiene i vocalizzi della Grande è il vero virtuosismo produttivo che regala al pezzo quel tocco in più che lo impreziosisce.