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I’m Good (Blue) e l’arte del remix: ridare vita alle canzoni

Le canzoni non “muoiono” mai, finché c’è qualcuno che le sente. Ogni volta che una persona, nel mondo, ascolta una canzone, consente a quel brano di allungare la sua “vita” artistica; questo meccanismo è virtualmente in grado di rendere un pezzo sostanzialmente immortale, infinito. Perlomeno da un punto di vista artistico, appunto. Perché se si parla invece di “aspettativa di vita” commerciale, il destino delle canzoni è già quasi sempre segnato in partenza e non funziona affatto in questo modo, anzi.

Il successo di un brano può essere tanto grosso quanto effimero, enorme ma superficiale, risibile ma capillare, contenuto ma duraturo: esiste praticamente ogni sfumatura immaginabile. Raramente, però, un pezzo può sperare di riemergere dalle profondità dell’oblio in cui precipita dopo aver fatto il suo tempo anche se, con l’evoluzione della musica elettronica – anzi, con il progresso della musica non suonata – è nato un intero genere che, spesso e volentieri, riabilita composizioni datate e dimenticate: il remix.

Questo è, per esempio, il caso di I’m Good (Blue), brano di David Guetta e Bebe Rexha che riporta in auge Blue degli Eiffel 65, brano del 1998, rielaborandolo integralmente ma conservandone l’essenza (che è proprio l’intento dei remix). Non solo, I’m Good è a sua volta una specie di Lazzaro musicale perché è diventata una vera hit solo nel 2022 ma è stata composta e incisa originariamente nel 2017, per poi essere suonata dal vivo diverse volte, da lì in poi. Cos’è cambiato nel frattempo? In una parola: TikTok. Il pezzo di Guetta & Rexha è infatti diventato virale sul social più adolescenziale che c’è come colonna sonora di infiniti contenuti video. Non è il primo caso né sarà l’ultimo: giusto qualche mese fa, proprio sulle nostre pagine, si notava come tanti ritorni di fiamma tra pubblico e vecchie canzoni vengono innescati dalla viralità social in generale e da TikTok in particolare.

La nuova versione del pezzo recupera il riff musicale dell’originale e la melodia vocale del ritornello ma ne riscrive il testo e sceglie di non recuperare le strofe degli Eiffel 65 per inserire invece al loro posto dei passaggi nuovi e del tutto originali. In più, i suoni ormai datati del brano di fine anni 90 vengono rivisti, ripresi, ripensati e aggiornati al gusto contemporaneo: in questo, aiuta il fatto che il genere di partenza e quello di arrivo siano piuttosto vicini, in quanto si parla sempre di dance e di musica ballabile. Tuttavia, la discendenza direttissima di I’m Good da Blue resta evidente, anzi, ne resta il principale punto di forza, in quanto recupera le parti oggettivamente più forti e meglio invecchiate del componimento del trio torinese ricontestualizzandole con una bella mano di “trucco” di oggi.

Bebe Rexha

Il risultato finale alberga sempre nel mondo dell’elettronica da discoteca e della dance, come si diceva, ma sa più di canzone pop e ha perso quella sensazione da “musica fatta da computer”, in senso quasi disumano, che la Blue originale cercava all’interno di un gioco cibernetico che l’elettronica si porta dietro fin dai Kraftwerk. La voce di Bebe Rexha è l’elemento chiave della nuova versione e dona una patina più umana e accessibile al tutto, così come la nuova base ritmica filtrata dalla sensibilità musicale efficace e sorniona di Guetta “ripuliscono” il pezzo dai manierismi della produzione anni 90, che oggi suona più passée che vintage.

L’esito finale è una canzone che suona confortevolmente familiare ma anche à la page, di ascolto facile e immediato ma in possesso di un fascino che appare probabilmente più profondo di quello che è a chiunque conosca bene l’originale. Un pezzo che gli zoomer possono consumare subito e che richiama chissà che ricordi ai millenial, rievocando inevitabilmente una spolverata di nostalgia. In sintesi, l’ennesima zampata da maestro di quella vecchia volpe di David Guetta.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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