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L'innovazione del mercato musicale viene dalla Svezia

Negli ultimi anni l'industria musicale svedese ha conosciuto una crescita senza precedenti: dal minimo storico di 145 milioni di dollari nel 2008, i ricavi sono cresciuti a 195 milioni di dollari nel 2013. Parallelamente la quota del digitale sul totale del fatturato è passata dall'8% al 70%, quasi tutto sostenuto dai servizi in abbonamento.

La svolta risale al 2009, quando per l'effetto combinato del processo contro The Pirate Bay e dell'introduzione di nuove norme antipirateria molti consumatori si sono convertiti allo streaming legale di Spotify.

Secondo ricerche di mercato, tra gli utenti di Spotify abbonati al servizio premium nove su dieci sostengono di scaricare musica illegalmente meno di prima; lo stesso dicono sette utenti su dieci della versione free.

La diffusione dello streaming ha cambiato molte delle dinamiche consolidate del mercato discografico. Gli artisti beneficiano di un flusso pressoché costante di ricavi; viene attirato un pubblico mediamente più giovane, con grande vantaggio per gli artisti hip hop o di electronic dance music (il mercato dell'elettronica è per il 98% digitale); viene favorita la scoperta di nuova musica.

Come effetto di questa rivoluzione della discografia nella patria di Spotify, la filiale svedese dell'Ifpi ha modificato le classifiche in modo da includervi anche lo streaming, conteggiandolo anche nelle certificazioni dei dischi d'oro e di platino. Gli sviluppi del mercato discografico svedese sono dunque incoraggianti e rappresentano un nuovo modello economico sostenibile ed esportabile in Paesi come il nostro, dove l'utilizzo dello streaming è già molto elevato.

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