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La canzone della settimana: …Baby One More Time, l’inizio del regno di Britney Spears

La canzone (o l’album, dipende dall’umore del momento) della settimana è una rubrica fissa in cui proponiamo un disco oppure un singolo brano in particolare, approfondendo un minimo la sua storia, la sua importanza e – perché no, siamo qui apposta – la sua bellezza. Può trattarsi di opere estremamente recenti oppure molto, molto vecchie (al punto da poter essere definite “antiche”, talvolta): per noi non fa alcuna differenza, ciò a cui teniamo veramente è dare sempre risalto alla buona musica.


 

È il 6 febbraio del 1999. Siamo negli uffici della Jive, un’etichetta discografica che da quasi vent’anni si fa strada nel campo della musica; dopo aver avuto tra le proprie fila soprattutto artisti di musica black – che facessero R’n’B o rap poco importa – fin dalla seconda metà degli anni 80, di recente i manager hanno deciso di provare a inserirsi all’interno di una nuova tendenza e cambiare settore di specializzazione. La nuova virata sta infatti portando l’etichetta verso il pop più commerciale, provando a inserirsi nella rinascita del filone delle boy band e dei teen idol. Si tratta di artisti giovanissimi che, da soli o in gruppo, interpretano canzoni scritte da autori esterni che ricalcano le tendenze del momento e le rielaborano nella forma più accessibile possibile per andare incontro a ogni tipo di pubblico esistente, con un occhio di riguardo per giovani e giovanissimi.

Nel settembre precedente, la Jive ha lanciato il primo singolo di una nuova artista emergente, una cantante giovanissima cresciuta in Louisiana di nome Britney Spears; il brano si chiama …Baby One More Time. Un paio di mesi dopo l’esordio, a novembre, il pezzo è finalmente entrato nella Top 100 settimanale di Billboard, debuttando al diciassettesimo posto della classifica. Ora, grazie anche ai continui passaggi del videoclip sulle varie emittenti musicali, dopo dodici settimane ininterrotte di permanenza in graduatoria, il brano ha finalmente tagliato il traguardo del primo posto. In tutto questo, è uscito anche l’omonimo album, arrivato nei negozi a metà gennaio e subito issatosi ai primi posti di ogni possibile chart di vendita. È un successo su tutta la linea: il grande pubblico è appena stato tramortito da un asteroide di nome Britney ed è finito al tappeto, innamorato perso. L’unica domanda che si fanno tutti – compresi i dirigenti della Jive – è: durerà oppure è solo una gigantesco e luminosissimo fuoco di paglia?

L’ipotesi che si tratti di una meteora non è irrealistica. Non è certo la prima volta che una nuova cantante emerge con prepotenza sul mercato, conquista un certo successo e poi ripiomba nel più totale anonimato nel giro di sei mesi o un anno. In qualche modo, Britney ci era anche già passata. Prima ancora di debuttare come artista musicale, infatti, era apparsa per anni in tv: oltre ad aver girato diversi spot da piccola, tra gli undici e i tredici anni aveva fatto parte del cast del Micky Mouse Show, un programma tv che aveva conduttori adolescenti e preadolescenti. Ormai è una storia nota e arcinota: sono passati da quel programma anche Justin Timberlake, Christina Aguilera, Keri Russell e Ryan Gosling, oltre alla Spears. Chiusa l’esperienza con Disney nel ’94, Brits torna alla sua vita normale ma il desiderio di far parte dello show biz non abbandona né lei, né i genitori.

Nel 1997, la quindicenne Britney viene scelta per far parte della nuova girl band che il manager dei Backstreet Boys e degli ‘Nsync, Lou Pearlman, intende formare: le Innosense. L’esperienza dura pochissimo perché il manager a cui i genitori Spears si sono affidati, l’avvocato Larry Rudolph, invia il primo demo professionale della cantante a diversi uffici di etichette musicali di New York. Tre case discografiche la rifiutano ma la Jive richiama Rudolph e i genitori di Britney: è l’inizio di tutto.

Qualche mese dopo, a maggio del 1998, con sei tracce dell’album di debutto più o meno già pronte, la Spears si trova in Svezia, presso i Cheiron Studios di Stoccolma, alla ricerca della metà mancante del disco. Tra tutto il materiale che viene ascoltato e considerato, spunta anche un pezzo intitolato Hit Me Baby One More Time, già proposto ai Backstreet Boys, alle TLC e persino agli inglesi Five. Nessuno di questi artisti lo ha voluto ed è ancora disponibile e in cerca d’autore, per così dire. Non appena Britney lo ascolta, capisce che è il suo pezzo: «Stavo ascoltando e registrando materiale per l’album da sei mesi ma non avevo ancora sentito una hit. Ho iniziato a lavorare con Max Martin in Svezia, lui ha fatto partire la demo di …Baby One More Time per me e io ho capito fin dall’inizio che era una di quelle canzoni che si vogliono ascoltare ancora e ancora. Sembrava essere proprio giusta». Il ritornello incredibilmente accattivante, la struttura lineare, l’accessibilità del brano: in Jive credono tantissimo in questa potenziale hit e la cantante è totalmente d’accordo.

Il primo tentativo di registrazione però non va a segno: «Non è andata bene, il primo giorno. Ero semplicemente troppo nervosa» racconta la cantante. Il fatto che non sia venuta bene al primo colpo ha molto a che fare anche con il fatto che l’artista sta definendo con tutto il suo entourage quella che sarà la sua identità di performer, dall’immagine allo stile vocale passando per il genere musicale di riferimento. Brits ha sviluppato da poco uno stile di canto personale e in linea con le convinzioni della Jive, determinata a portarla verso il pop e l’R’n’B di quel momento. Non a caso, l’arrangiamento finale di …Baby One More Time ha quasi delle sfumature funk, oltre a un’impostazione estremamente in linea con l’R’n’B che andava per la maggiore all’epoca e l’inevitabile impronta quasi dance data alla sezione ritmica. A questa direzione artistica, poi, va aggiunta l’ispirazione propria della cantante, decisa a registrare il brano con una voce più roca e bassa del solito, scelta ispiratale dall’ascolto continuo di Tainted Love dei Soft Cell durante le sessioni di incisioni del suo album. La Spears trova che il brano abbia una sfumatura molto sexy e lei la vuole a tutti i costi riportare anche nel suo pezzo. Il secondo take è già perfetto: «Quella sera [dopo il primo tentativo andato a vuoto di registrarla, NdA] sono uscita e sono andata a divertirmi. Il giorno dopo ero totalmente rilassata e l’ho azzeccata in pieno. Bisogna essere rilassati nel cantare …Baby One More Time!» spiega la Spears. La canzone è ancora oggi una delle preferite della stessa cantante, che tuttora la inserisce sul podio del suo repertorio personale insieme con Toxic e He About To Lose Me.

Una volta inciso in quella tarda primavera svedese del ’98 insieme con le rimanenti canzoni che andranno a comporre l’album, il singolo viene prodotto e mixato per poi essere lanciato ufficialmente sul mercato il 28 settembre del 1998, espungendo dal titolo le parole «Hit Me», a scanso di equivoci. Qui si ritorna al principio della nostra storia: il successo è enorme anche se non immediato, il brano diventa un’eredità riconosciuta e riconoscibile del pop anni 90 e il videoclip ferma nella memoria collettiva il look lolitesco della primissima Britney. Oggi, oltre a essere una hit mastodontica del suo tempo, bisogna necessariamente vedere …Baby One More Time come la prima pietra dell’ultraventennale successo discografico e commerciale di Britney Spears che, a prescindere dai gusti, resta indiscutibilmente una delle artiste pop più riconoscibili del terzo millennio.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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