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La canzone della settimana: Luce (tramonti a nord est) e il trionfo di Elisa a Sanremo

La canzone (o l’album, dipende dall’umore del momento) della settimana è una rubrica fissa in cui proponiamo un disco oppure un singolo brano in particolare, approfondendo un minimo la sua storia, la sua importanza e – perché no, siamo qui apposta – la sua bellezza. Può trattarsi di opere estremamente recenti oppure molto, molto vecchie (al punto da poter essere definite “antiche”, talvolta): per noi non fa alcuna differenza, ciò a cui teniamo veramente è dare sempre risalto alla buona musica.


Il 26 febbraio 2001, in prima serata su Rai1 come sempre, si apre la cinquantunesima edizione del Festival della canzone italiana. È un Sanremo scoppiettante, presentato da Raffaella Carrà e ricco di polemiche soprattutto per via delle esibizioni degli ospiti internazionali: la presenza di Eminem anima il dibattito televisivo su volgarità e violenza della musica rap ma sono i Placebo a creare il guaio grosso, decidendo di spaccare un amplificatore sul palco al termine del loro set in rigoroso playback. Al di là delle inevitabili tavole rotonde sull’argomento e dello scompiglio creato tra opinionisti televisivi, benpensanti e spettatori ordinari, la musica resta una grande protagonista di quell’edizione del Festival, alla fine vinta da Luce (tramonti a nord est) di Elisa, cantautrice friulana ventitreenne che solo da qualche anno ha cominciato a far parlare di sé.

Rivelatasi al grande pubblico nel 1997 con l’album Pipes & Flowers, Elisa ha un impatto molto forte sul mercato, raccogliendo fin dall’inizio un grande successo commerciale e guadagnandosi ben presto una vasta notorietà nelle fasce più giovani del pubblico. A uno stile cantautoriale molto personale unisce una vocazione rock spiccata e la voglia di misurarsi con tutte le tendenze sonore di fine anni 90. Soprattutto, ha una particolarità notevolissima: canta solo in inglese. Questo suo tratto peculiare le consente fin dall’inizio di aprirsi a collaborazioni internazionali di richiamo e di guardare anche all’estero come potenziale nuovo orizzonte di espansione, tanto artistico quanto commerciale.

Contemporaneamente, però, deve arrivare anche la consacrazione definitiva in Italia: in quest’ottica, Elisa partecipa a Sanremo 2001. Il brano che presenta al Festival, Luce appunto, nasce in realtà l’anno precedente e, come tutti i suoi pezzi, ha un’origine inglese: si chiama Come speak to me e racconta una vera storia d’amore vissuta proprio dalla cantautrice. C’è però un problema: se bisogna portarla a Sanremo, va tradotta, per forza di cose. La casa discografica della cantante appoggia fortemente la partecipazione alla kermesse televisiva e quindi una versione italiana del pezzo; Elisa non è contraria, anzi, e si fa conquistare dal progetto. «È una canzone che parla di una donna che chiede al suo uomo di parlare, di comunicare sinceramente, senza barriere. Una storia mia, vera, accaduta nella mia terra, in Friuli […] Proprio per questo ho voluto che fosse in italiano, perché si capisse esattamente quello che dicevo» ha raccontato anni dopo lei stessa.

Per la traduzione e l’adattamento della versione originale, vengono in aiuto dell’artista la sua stessa mamma, che traduce gran parte del brano, e soprattutto Zucchero, che inserisce qualche sua intuizione nel testo ma, soprattutto, collabora all’arrangiamento finale, in cui è grande protagonista un quartetto d’archi. Il bluesman emiliano, in particolare, inventa quel Siamo nella stessa lacrima che apre i ritornelli: un verso di grande efficacia, bellezza e impatto immaginifico, che sintetizza alla perfezione tutte le emozioni che pervadono il pezzo. Il risultato finale è una canzone estremamente nuova per il palco di Sanremo e molto in linea con la sua epoca, dove suggestioni elettropop e trip hop da primi anni 2000 (presenti soprattutto nelle strofe) si fondono con l’apertura melodica più tradizionale del ritornello.

Oltre a raccontare una storia di vita vissuta dalla cantante, l’interpretazione sul palco dell’Ariston di Elisa è particolarmente sentita per via di un’altra vicenda estremamente personale che sta vivendo. Come ha raccontato lei stessa su Instagram: «Era la mia prima volta in italiano e la canzone che avevo scritto parlava di una storia vissuta sulla mia pelle. Mio padre durante quella settimana sanremese si trovava in coma per un ictus e non sapevo se al mio ritorno lo avrei rivisto, il nostro rapporto era sempre stato controverso e irrisolto ma la sua condizione mi toccava profondamente. Io mi svegliavo prestissimo e andavo a correre sulla spiaggia per restare concentrata e calma».

Alla fine, l’artista trionfa e porta a casa la vittoria nel Festival davanti a Giorgia, seconda con Di sole e d’azzurro, un altro brano che è rimasto celebre anche dopo la fine della kermesse sanremese. Ironicamente, anche quel pezzo vedeva la collaborazione di Zucchero, che per questo motivo viene considerato ancora oggi come una sorta di “vincitore occulto” di quell’edizione di Sanremo. Luce, del resto, ottiene il pieno di vendite, diventa disco d’oro in un attimo e costruisce pian piano il suo status di hit da un lato e di canzone con un suo ruolo e un suo peso nella storia della musica italiana dall’altro.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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