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La canzone della settimana: Torn, le infinite versioni del successo di Natalie Imbruglia

La canzone (o l’album, dipende dall’umore del momento) della settimana è una rubrica fissa in cui proponiamo un disco oppure un singolo brano in particolare, approfondendo un minimo la sua storia, la sua importanza e – perché no, siamo qui apposta – la sua bellezza. Può trattarsi di opere estremamente recenti oppure molto, molto vecchie (al punto da poter essere definite “antiche”, talvolta): per noi non fa alcuna differenza, ciò a cui teniamo veramente è dare sempre risalto alla buona musica.


 Quattro milioni di dischi venduti in tutto il mondo, quasi 238 milioni di visualizzazioni su YouTube, oltre 435 milioni di riproduzioni su Spotify, la canzone più trasmessa della storia dalle radio australiane (che la suonano circa settantacinque volte al giorno): questi sono solo alcuni dei numeri che Torn, il singolo di esordio della cantante Natalie Imbruglia, ha messo insieme nei suoi primi venticinque anni di vita.

Torn esce nell’ottobre 1997 sul mercato discografico internazionale forte del suo arrangiamento coinvolgente e curato che esalta la voce limpida e sottile di Natalie Imbruglia: in particolare, le armonie vocali che sostengono il ritornello sono il colpo di genio produttivo che regala alla canzone quel tocco etereo e sognante che la rende particolarmente adatta a incontrare il gusto del pubblico anglosassone dell’epoca. La melodia dello stesso ritornello risulta estremamente catturante, “appiccicosa” e semplice da ricordare, il che rende il pezzo una hit pop devastante. Non a caso, nel Regno Unito il brano diventa la canzone più suonata del decennio 1990-1999 nonostante sia appunto uscita verso la fine del 1997 e abbia macinato tutti questi ascolti nei suoi primi due anni abbondanti di esistenza.

Ma se i record di Torn sono noti e velocemente a portata di Google e ormai in tanti sanno che il primo, devastante successo della Imbruglia è in realtà una cover di un brano originale di un gruppo rock americano, l’infinita storia del viaggio che il pezzo ha fatto dalla sua prima scrittura al successo internazionale travolgente di fine 1997 non è così nota. Infatti, nel momento in cui l’interprete australiana l’ha incisa per la prima volta, Torn era già stata un singolo per ben tre altri artisti diversi, oltre che a vantare una sua versione in danese. Ma procediamo per gradi.

Il pezzo nasce nel 1993 per mano del trio Scott Cutler, Anne Preven e Phil Thornalley: i primi due sono membri del gruppo alternative rock degli Ednaswap e il terzo è invece un autore e produttore britannico di grande esperienza, noto per aver lavorato con i Cure, i Duran Duran, Bryan Adams e tanti altri artisti. Il brano viene originariamente consegnato alla cantante danese Lis Sørensen, che lo interpreta nella sua lingua madre (il titolo diventa infatti Brændt, che significa “bruciato”) e ne realizza una versione con un arrangiamento che già in sé contiene i germi di quello che sarà poi a disposizione della Imbruglia (in particolare la sezione ritmica). Data l’esiguità del mercato danese, a livello internazionale nessuno si accorge del successo che il pezzo riesce già a ottenere a Copenaghen e dintorni e, nel 1995, Cutler e Preven decidono di incidere quello che è a tutti gli effetti un loro brano all’interno del loro primo album da studio, chiamato Ednaswap come la band, per poi trasformarlo anche nel secondo singolo estratto.

La versione di Torn degli Ednaswap è quella più peculiare tra le varie incarnazioni che la canzone assume in quegli anni (e subisce peraltro variazioni per mano della stessa band, che la reincide anche per il secondo disco, Wacko Magneto). Essendo un gruppo squisitamente rock, la band la interpreta a suo modo e il brano assume altre sfumature: diventa meno sognante, più sanguigno e sentito e la chitarra elettrica lo rende affilato, più doloroso e meno etereo. La voce graffiante della Preven rende il testo un grido sofferente, lontano dalla versione della Imbruglia che somiglia più a un’eco di un amore finito e ormai alle spalle, colma di rimpianto e nostalgia, più che di dolore vivo. L’album e il singolo degli Ednaswap non ottengono particolare successo ma Torn non ha ancora concluso il suo viaggio: l’anno dopo, il brano viene scelto come singolo di lancio per il secondo album di Trine Rein, una cantante statunitense di origini norvegesi che all'epoca è piuttosto nota in Scandinavia e in Giappone.

Grazie infatti alla cassa di risonanza creatasi con le Olimpiadi invernali di Lillehammer del 1994, tenute proprio mentre l’esordio discografico della Rein, Finders, Keepers, raggiunge le vette delle classifiche norvegesi, il disco si diffonde inaspettatamente nel Sol Levante, dove l’artista piazza ben due terzi delle seicentomila (!) copie vendute in totale dal suo primo album. Due anni dopo, nel 1996, la casa discografica intende trovare un brano sufficientemente forte per fare da traino al nuovo album della Rein, Beneath My Skin, e viene scelto allo scopo proprio Torn, stavolta con il suo testo originale visto che l’artista canta soprattutto in inglese e non in norvegese (dunque non c’è bisogno di traduzione). L’arrangiamento somiglia a quello della Sørensen molto più che alla versione degli Ednaswap ed è già vicinissimo a quello che sarà poi interpretato da Natalie Imbruglia, compreso il gioco di armonie vocali nel ritornello che sarà un ingrediente fondamentale del successo internazionale del brano. L’album di Trine Rein con la sua versione del brano schizza immediatamente in testa alla classifica norvegese e vende trecentomila copie tra i Paesi del nord Europa e il Giappone: un buon successo che però non pareggia quello dell’esordio di tre anni prima.

L’anno successivo è finalmente il fatidico 1997: a metà anno, Torn finisce all’interno della demo di quattro brani che Natalie Imbruglia e la sua manager propongono alla RCA Record. La Imbruglia, in quel momento, è un’attrice – non una cantante – di ventidue anni con alle spalle qualche piccolo ruolo in Australia e da poco trasferita in Gran Bretagna per dare una svolta alla propria carriera. Convinta dalla propria agente a tentare anche la via della musica, il demo inciso per la RCA è la sua prima esperienza musicale rilevante ma riesce nel centro perfetto al primo colpo, procurandole un contratto eccellente con la compagnia. Il resto, come sappiamo, è storia della musica pop: il co-autore del brano Phil Thornalley viene chiamato per occuparsi della produzione e l’hit che tutti conosciamo è presto confenzionata. Il pezzo esce il 24 ottobre 1997 e si impone fin da subito come un tormentone inevitabile in tutto il mondo – in particolare in UK e in Australia, come sappiamo.

L’architrave della canzone è proprio la melodia vocale di strofa e ritornello, non a caso sempre conservati praticamente intatti in tutte le infinite versioni del pezzo. La progressione delle parole scorre perfettamente con la musica che le sostiene a prescindere dall’arrangiamento e dallo stile vocale con cui vengono interpretate, rimanendo sempre facilissima da memorizzare e tenere a mente. In più, come detto, l’arrangiamento di Thornalley fa il resto, trasformando Torn in un successo clamoroso dopo quattro anni e spiccioli di vita discografica.

Ancora oggi la canzone è viva, viene trasmessa – perlopiù nella versione di Natalie Imbruglia – ed è soprattutto oggetto di una quantità spaventosa di (altre) cover, inclusa quella brasiliana delle Rouge, intitolata O Amor é Ilusão, con tanto di testo tradotto in portoghese, o quella più recente dei Neck Deep, band pop-punk gallese, che ne ha inciso una sua versione nel 2018 per la compilation Songs That Saved My Life, finendo per girare anche un video-parodia di quello originale della Imbruglia di vent'anni prima.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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