La discografia è l'industria che investe di più in ricerca
Secondo un report dell'Ifpi aggiornato al 2012, gli investimenti in A&R (Artists & Repertoire) rappresentano il 16% degli introiti globali complessivi delle case discografiche.
Nessun altro comparto industriale reinveste una simile quota in ricerca. Volendo paragonare l'A&R al più tradizionale R&D (Research & Development) degli altri settori, pur con le dovute differenze, incontriamo cifre molto diverse: per esempio il settore di computer e software reinveste in ricerca il 9,6%, quello automobilistico il 4,1%, quello chimico il 3,1%.
Questo fa della discografia un'industria ad alto tasso di investimenti, che sono quasi sempre a rischio: si stima che solamente un artista su cinque raggiunge il successo sperato. Ma solo dieci anni fa era uno su dieci.
Nel 2011 le case discografiche hanno investito complessivamente 4,5 miliardi di dollari in A&R e marketing. Le quattro maggiori etichette (Universal, Sony, Warner, EMI) insieme producono circa 5mila artisti, dei quali il 25% è stato messo sotto contratto negli ultimi dodici mesi.
Ma è fondamentale anche la dimensione locale della ricerca. Per questo le case discografiche seguono attentamente lo sviluppo dei Paesi emergenti. In sette dei dieci principali mercati musicali nazionali, gli artisti locali rappresentano più della metà delle vendite complessive. In Italia il 74% della top 100 sono band e cantanti nostrani, un dato che segue solamente il Giappone (77%) e il Brasile (88%).