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La finale dell’Eurovision Song Contest 2014

Che la musica non fosse fra le priorità della milionaria produzione lo avrei dovuto intuire dal fatto che i cantanti si esibivano sulle basi per esigenze televisive. Già perché il vero spettacolo dell'Eurofestival è il contenitore: le luci, la scenografia, i costumi. Tutto è esasperato, quasi esagerato.

Le esibizioni dei cantanti sono state interessanti ma senza particolari guizzi. Segnalo alcune performance per meriti non musicali: le tamarre ammiccanti polacche, il criceto umano della cantante ukraina, il tastierone circolare rumeno, la spagnola sotto la finta pioggia, i simpaticoni francesi un po' hipster un po' RHCP. La vera domanda è: possibile che alcuni paesi non abbiano di meglio da proporre?

Altre esibizioni erano invece significative dal punto di vista musicale: i teletubbies islandesi Pollapönk (anche se non hanno nemmeno fatto finta di collegare le chitarre), i finlandesi Softengine con il loro rock trascinante, lo svizzero Sebalter con il suo folk maturo, i maltesi Firelight con un bel pezzo ben arrangiato, gli olandesi The Common Linnets con un bella ballad dalle interessanti armonie vocali, l'italiana Emma Marrone, una forza della natura con un'ottima gestione del palco, a cui va inoltre riconosciuto il coraggio di cantare nella sua lingua anziché in inglese come la maggioranza dei partecipanti. Grazie Emma per averci dimostrato che non abbiamo nulla da invidiare agli altri paesi europei, anzi!

Alla fine della serata il mio podio personale è:

Terzo classificato: I commenti degli italiani via twitter #ESCITA. Alcuni da piegarsi dalle risate.

Secondo classificato: lo spettacolo nel suo complesso. I milioni di euro investiti si vedono e si sentono, in un festival musicale l'immagine ovviamente viene prima di tutto, o no?

Primo classificato: il respiro europeo. Bello vedere spettatori di paesi diversi abbracciarsi e tifare fianco a fianco, bello vedere sventolare insieme tutte quelle bandiere, bello che gareggi la nazione, non il cantante o la canzone. Insomma vince la musica che unisce. Arrivederci al 2015 in Austria.