La storia della musica in pillole: Jimmy Iovine, produttore, discografico, visionario - Parte VI
«La storia della musica in pillole» è una rubrica fissa in cui ripercorriamo, in una tappa per volta, un momento, un genere, un periodo, un movimento musicale che ha segnato l’evoluzione del pentagramma (e delle nostre vite, in fondo). Senza pretese di esaustività, senza ambizioni accademiche esagerate, questi nostri articoli intendono essere agili Bignami da cui ricavare qualche indizio d’ascolto o un minimo di curiosità per scoprire – o riscoprire – le tantissime sfumature musicali che hanno attraversato il globo dalle origini a oggi.
«Empatia. È la sua capacità
di ascolto e di mettersi
nei panni dell’altro che
rende Jimmy Iovine un
negoziatore così abile»
- Steve Gottlieb
Abbiamo lasciato Jimmy Iovine alle prese con la voglia di mettere sotto contratto i Nine Inch Nails, i quali sarebbero anche favorevoli a entrare nella Interscope senonché hanno già un contratto in essere. La situazione è presto spiegata: i NIN hanno da poco pubblicato il loro primo album, Pretty Hate Machine, senza incontrare particolare favore in Steve Gottlieb, comandante in capo della loro etichetta, la TVT. Ciò nonostante, il disco non solo esce ma vende pure e, anzi, lo fa benissimo: fa registrare ben un milione di copie distribuite in tutto il mondo. La reazione di Gottlieb è perlomeno tiepida. Trent Reznor ricorda: «Ci disse: “Se con questa roba avete venduto un milione di copie, il prossimo disco deve venderne quattro”». I rapporti si tendono: il gruppo vorrebbe rompere il contratto e andar via, la TVT non ne ha la benché minima intenzione, essendo in possesso di un vincolo che prevede la produzione di ben sette album. Secondo Gottlieb, il gruppo voleva semplicemente liberarsi dal contratto con una piccola etichetta indipendente per poter firmare con una major, aumentando nettamente i propri profitti.
Chiaro fin da subito che con un contratto firmato a prova di bomba con la TVT, la Interscope non ha alcun appiglio legale per poter liberare i Nine Inch Nails dal loro impegno. L’unica via, secondo Jimmy, è sentire direttamente Gottlieb e tutte le altre parti in causa per convincere l’etichetta a realizzare gli album successivi del gruppo con un partner discografico (ovviamente la stessa Interscope). Per spezzare le resistenze di Gottlieb, Iovine sfodera la sua arma segreta: un’incrollabile, spaventosa, energica costanza. «Ogni giorno, alle sei del mattino, mi sedevo nel mio bagno e chiamavo tutti: Steve, gli avvocati, il manager di Trent, tutti», ricorda l’ex produttore. E, come si dice in questi casi, chi la dura, la vince: i Nine Inch Nails entrano nella scuderia della Interscope.
Il precedente torna decisamente utile quando un altro artista con dei problemi di etichetta discografica si staglia all’orizzonte: si tratta di Dr. Dre, alla ricerca di un distributore serio per il suo The Chronic ma al centro di una situazione intricata a livello contrattuale per via degli strascichi legali causati dal suo vecchio vincolo con la Ruthless, l’etichetta degli N.W.A., il suo gruppo precedente. Dre entra in contatto con Jimmy dopo una lunghissima serie di rifiuti incassati da una valanga di case discografiche e il manager italo-americano intuisce il potenziale di The Chronic al primo ascolto, rimanendo del tutto ammaliato dalla qualità produttiva dei suoni. Anche l’artista losangeleno è colpito dall’energia e dal modo di pensare di Iovine: «Jimmy era diverso da qualsiasi discografico che avessi mai conosciuto. Non si parlava mai di quanti dischi vendere ma sempre e solo di arte», racconta. Jimmy chiede qualche settimana di tempo per sciogliere tutti i nodi della questione legale che grava su Dr. Dre che, peraltro, non ha obiezioni di sorta pur di poter uscire.
Una volta sistemate tutte le problematiche collaterali, l’album di Dre esce. E fa anche il botto. Nelle prime nove settimane, The Chronic vende un milione e settecentomila copie. Il nome del produttore e rapper di Compton esplode e, con lui, quello di uno dei guest artist più presenti nel disco: Snoop Dogg. La Interscope viene messa sulla mappa discografica dell’hip-hop che, in quanto genere, deflagra completamente e diventa il genere più di moda in assoluto. Il rap diventa la tendenza musicale dominante dell’epoca ma non l’unica: grazie alla presenza di Trent Reznor nell’etichetta, la Interscope resta costantemente sulla breccia anche quando si parla di rock underground e i Nine Inch Nails fungono da calamita per tutta una lunga serie di artisti alternative, da Marilyn Manson ai Bush. L’eclettismo e la continua ricerca di ciò che piace e ciò che funziona resta costantemente la stella polare che traccia la rotta dell’etichetta.
Nel corso degli anni, le tendenze cambiano ma la Interscope è sempre lì a metterci del suo e a produrre artisti che funzionano. L’etichetta mette sotto contratto personaggi del calibro di Eve, Enrique Iglesias, i Limp Bizkit, i Blackstreet, gli Smash Mouth e, soprattutto, Eminem. Il rapper di Detroit è una delle gemme più brillanti del “tesoro della corona” discografico di Iovine, un artista in grado di ottenere un successo debordante in tutto il mondo. Le porte della Interscope si aprono per l’artista statunitense in maniera del tutto eterodossa, rispetto al funzionamento tradizionale delle case discografiche: è infatti uno stagista a consigliare a Jimmy Iovine di ascoltarlo. Assecondando uno dei suoi principi cardine – dare retta alle imbeccate convinte che si ricevono anche a prescindere dall’autorevolezza della fonte, come nel caso del rapper Gerardo – Jimmy dà una chance alla cassetta di Eminem e la gira a Dr. Dre dopo aver capito di avere tra le mani una potenziale bomba. L’incontro tra l’ex N.W.A. e l’uomo di Detroit è il Big Bang che porta alla nascita del fenomeno dell’hip hop che ha segnato tutti i primi anni duemila.
Nel 2008, la componente imprenditoriale che Jimmy ha sviluppato fin dalla seconda metà degli anni 80 è all’origine dell’intuizione Beats, sviluppata insieme con Dr. Dre. Attualmente uno dei brand di cuffie e di elettronica dedicata alla riproduzione di suoni più celebre e rinomata al mondo, la Beats nasce proprio da un’idea della strana coppia Dre/Iovine e, grazie anche al lavoro di pr di Jimmy, fa il botto in pochissimo tempo. In parallelo alla sua carriera discografica, l’italo-americano coltiva il progetto Beats fino a farlo assurgere alle dimensioni attuali, portandolo avanti di pari passo. Nel frattempo, a Jimmy diventa chiaro che anche le belle storie devono finire e il matrimonio con la Interscope, un’altra sua creatura a tutti gli effetti, termina nel 2014, quando Iovine cambia ancora una volta vita. Dopo essere stato un tecnico del suono, un produttore musicale affermato, un manager discografico e un imprenditore di successo, a sessantun anni il newyorkese dice basta con la creazione di dischi ed entra in Apple dopo che la compagnia fondata da Steve Jobs acquisisce la Beats per la spaventosa cifra di tre miliardi di dollari.
Quattro anni più tardi, nel 2018, Iovine lascia anche l’azienda della mela dopo aver avuto un ruolo centrale nello sviluppo e nel lancio di Apple Music, il servizio di streaming musicale live che di fatto ha implementato e ampiamente sostituito il vecchio iTunes. Oggi, Jimmy è attivo nel campo della formazione, sovvenziona tantissimi progetti che hanno come principale obiettivo l’insegnamento (soprattutto di musica) e la ricerca nel campo della tecnologia. Nel tempo libero, l’uomo di Brooklyn – che si avvicina a grandi passi ai settent’anni – ha anche iniziato a prendere delle lezioni di chitarra. In un impeto di estrema sincerità, l’ex produttore ha rivelato al New York Times: «Sto finalmente realizzando quanto fosse duro il lavoro di Tom Petty e Bruce Springsteen».