Lou Pearlman, l’oscura figura alle origini dei Backstreet Boys e degli Nsync
È l’estate del 1997. In radio e nelle tv musicali impazza Everybody (Backstreet's Back), l’ultimo singolo dei Backstreet Boys e, in misura minore, si sente parecchio anche For the Girl Who Has Everything, il quarto singolo che gli Nsync hanno estratto dal loro disco d’esordio, che si chiama come la band. In quel momento, quasi nessuno sa che entrambe le boy band sono state costruite dalla stessa persona, un corpulento newyorkese quarantenne che si chiama Lou Pearlman.
Insieme, Nsync e Backstreet Boys daranno alle stampe otto dischi nel periodo che va dal 1996 al 2001, quattro a testa, e i singoli di successo estratti da quei lavori non si potranno nemmeno contare. Tutto questo non basta a definire veramente il livello di dominio che Backstreet Boys e Nsync riescono a esercitare a cavallo degli anni 90 e dei primi 2000 sulla scena musicale pop e mainstream. Loro non controllano le classifiche musicali del periodo, loro sono le classifiche musicali. Se si parla di scena pop, c’è giusto una mezza dozzina di altre realtà che può competere con loro (una, per esempio, è l’imbattibile Britney Spears dell’epoca).
Cugino di primo grado di Art Garfunkel, Pearlman coltiva per tutta la vita il sogno di avere qualcosa a che fare con il business della musica ai massimi livelli. Che sia per via della fascinazione esercitata su di lui proprio da Garfunkel e dal suo mondo o, semplicemente, un sogno come tanti non è dato sapere, quel che è certo è che – dopo essersi dedicato ad altro fino alla metà degli anni 80 – Lou rimane colpito dalla fama dei New Kids on the Block, una delle primissime boy band dell’era contemporanea, nonché una delle più celebri e di successo.
Qualche anno dopo, nel 1992, Pearlman dà ufficialmente il via al suo personale progetto boy band e, nella primavera dell’anno seguente, i Backstreet Boys sono finalmente formati e pronti a debuttare dal vivo. Il resto della vicenda è mera cronaca: dopo un primo singolo pubblicato nella seconda metà del 1995 in seguito a due anni di continui tour dal vivo in giro per gli Stati Uniti, il gruppo ottiene i primi segnali di successo in Europa. Grazie a questo exploit, i Backstreet Boys possono organizzare una tournée corposa nel vecchio continente e, soprattutto, firmare l’accordo per incidere il primo album che, naturalmente, li fa esplodere a livello globale e li rende una stella di primissima grandezza anche negli USA.
Nel 1995, mentre i Backstreet Boys stavano incidendo il loro primo singolo, Pearlman conosce Chris Kirkpatrick, un cantante ventiquattrenne che gli viene presentato come un grande talento. Il manager rimane impressionato da Chris e gli promette di finanziare il suo progetto musicale ma solo nel caso in cui fosse riuscito a mettere in piedi un gruppo vocale tipo New Kids on the Block. Kirkpatrick accetta e, in quello stesso autunno, gli Nsync diventano realtà. Esattamente un anno dopo, il primo brano del gruppo, dal titolo I Want You Back, diventa una hit in Germania e, esattamente come nel caso dei Backstreet Boys, gli Nsync conquistano il loro Paese d’origine partendo dalla vecchia Europa.
Due successi enormi, esplosi a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro e la gestione di due degli artisti musicali più famosi (e redditizi) di fine anni 90: per Lou Pearlman sarebbe l’apoteosi senonché, tra il 1998 e il 1999, entrambe le band fanno causa a Pearlman e al loro management, soprattutto per via dei contratti, considerati ingiusti e ingiustamente sbilanciati su Lou e le sue società, a livello di introiti. Gli Nsync aggiungono anche delle accuse di frode e di illiceità gestionali. Il risultato è che, a fine 1999, Pearlman non gestisce più né un gruppo, né l’altro, mentre entrambi proseguono nella loro marcia trionfale fatta di tour, milioni di dischi venduti e tormentoni in radio e tv.
Negli anni seguenti, Lou prova a emulare sé stesso prendendo in gestione tutta una serie di nuovi artisti: dagli O-Town (messi insieme durante il reality show di MTV Making the Band) ai LFO passando per Take 5, Natural, Marshall Dyllon, US5, le Solid HarmoniE e persino le Innosense, la primissima esperienza musicale di Britney Spears. Attraverso la sua etichetta, la Trans Continental, Pearlman aveva sotto contratto anche: Aaron Carter, Jordan Knight, Smilez & Southstar e C-Note.
Tolti gli US5 e i Marshall Dyllon, tutti gli altri artisti hanno fatto causa a Pearlman almeno una volta e Lou, non proprio uno stinco di santo, non ha mai vinto una singola volta, in tribunale. È finito condannato oppure è riuscito a patteggiare prima di arrivare a giudizio: in sostanza, non ha mai vinto nessuna delle cause intentate contro di lui. Il problema è che l’iniquo trattamento a cui ha sottoposto le sue stesse band non era altro che la punta dell’iceberg delle malefatte dell’uomo che ha inventato Backstreet Boys e Nsync: dal 2002 al 2008, anno della sua definitiva incarcerazione a seguito di una condanna per riciclaggio di denaro sporco, cospirazione e false dichiarazioni nel corso di una procedura fallimentare, la sua vita è stata costellata dalla scoperta di scandali e frodi finanziarie.
Pearlman è morto nell’agosto del 2016 in seguito a un problema cardiaco mentre scontava la sentenza di venticinque anni di reclusione comminatagli appunto nel 2008. Un tragico epilogo per un uomo che, al netto di tutti i suoi misfatti, ha plasmato in maniera diretta il panorama musicale dei teenager che vivevano di MTV e artisti bubblegum pop a cavallo del terzo millennio.