Il lato romantico di Kendrick Lamar: Luther

Che Kendrick Lamar fosse uno degli artisti hip hop più influenti dell’ultimo decennio è un dato assodato; che l’artista californiano infondesse nei suoi brani una profonda componente emotiva anche; che Kendrick potesse mettere a punto – in collaborazione con SZA, che ha dato un apporto fondamentale al brano – una canzone R’n’B smaccatamente sentimentale invece è più sorprendente (anche se non del tutto, considerando la capacità di spaziare del rapper di Compton).
Kendrick Lamar, autore di ballad
Luther è una ballad romantica e avvolgente, sognante e quasi eterea, grazie al modo in cui deposita delicatamente musica e parole nelle orecchie dell’ascoltatore. Lamar modula la voce nella maniera più suadente e dolce possibile pur conservando il suo caratteristico timbro nasale, addolcito dall’ugola d’oro di SZA che, in fin dei conti, è il vero generatore di tenerezza (e di romanticismo) del pezzo.
L’arrangiamento strizza (più di) un occhio all’R’n’B anni 90 con cui sono cresciuti proprio ZSA e Kendrick, entrambi nati alla fine degli anni 90 e, chiaramente, immersi fin da bambini in un certo tipo di sonorità stratificata e figlia della potenza sempre più crescente degli studi di registrazione e della loro capacità di campionare all’interno dei brani micro-frasi musicali prese da tanti strumenti diversi (un esempio su tutti: la chitarra classica che si sente in apertura) con cui decorare le canzoni.
Una produzione (quasi) rétro
Naturalmente non mancano il sottofondo di archi nei momenti più intensi del ritornello, alcuni highlight di basso e un rullante di batteria un po’ in stile pianobar (molto anni 90). Solo la fortissima cassa acida (tratto tendenzialmente trap) suona molto contemporanea e studiatamente “fuori posto” rispetto al puzzle complessivo che, appunto, replica una certa estetica musicale di trent’anni fa.
Il testo onirico e dolcemente romantico in maniera quasi adolescenziale è una dichiarazione d’amore appassionatissima e intensa che, come sempre quando si tratta di passioni brucianti, porta con sé quasi un senso ovattato di ostinata disperazione (rivestita da abbondante melassa) che però si sposa perfettamente con il telaio sonoro del pezzo.
Un omaggio a Luther Vandross
Il titolo del brano, Luther, è invece un esplicito omaggio a Luther Vandross, artista poliedrico mancato vent’anni fa, ad appena 54 anni. Figura eclettica e talentuosa attiva nel panorama della musica leggera americana fin dai primi anni 70 (ma tutto sommato poco noto in Italia), Vandross ha conosciuto l’apice del suo successo di critica, pubblico e vendite negli anni 80, rimanendo un artista influente anche per tutti gli anni 90. Ha pubblicato quattordici dischi in ventidue anni di attività discografica da solista, vincendo otto Grammy (gli ultimi nel 2004) e imponendosi come una delle personalità più rilevanti del mondo soul e R’n’B di fine 900. L’omaggio di Lamar contiene, non a caso, un campionamento di If This World Were Mine, celebre pezzo di Marvin Gaye che Vandross ha reinterpretato nel 1982, donandogli nuova vita…
Che, poi, è la stessa operazione che hanno fatto Kendrick e ZSA con la figura di Vandross dedicandogli questo omaggio sentimentale che da tante settimane è in vetta a tutte le classifiche americane.
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