Skip to main content

Mainstream VS Indie, for Dummies

L’indie sta vivendo decisamente un periodo d’oro: sulle prime pagine dei giornali, sulle vette delle classifiche di vendita e di streaming, in heavy rotation sulle radio nazionali. Sembra che finalmente l’indipendente sia riuscito a ricavarsi la meritata fetta di grande pubblico. È difficile, ma noi ci proviamo lo stesso.

 

Indie: in che senso?

Facciamo un passo indietro, giuro di non annoiarvi.

Il termine indipendente o indie può essere declinato in due accezioni:

1) Economica: musica prodotta lontano dalle regole e dalle logiche economiche delle grandi case discografiche, spesso autoprodotta. Ci si appoggia alle etichette indipendenti, appunto: oasi felici con contratti meno vincolanti, più libertà creativa e, chiaramente, anche meno soldi.

2) Stilistica o di genere: indipendente è un genere musicale tout court caratterizzato da un suono vintage, solitamente non pulito (diremmo lo-fi), con ampio spazio per chitarre, voci poco melodiche e grandi testi malinconici. Ispirazione palese sarà soprattutto il brit-pop.

indie

Il contrario di indie è quindi mainstream, un prodotto lontano dalla creatività musicale, nato dalle menti perverse di grandi guru della musica che pensano solo a: fatturare, entrare in alta rotazione radiofonica e a vincere dischi di platino come se piovesse e Festivalbar, se solo esistesse ancora.

Le definizioni riportate qui sopra sono chiaramente semplificazioni di concetti ben più profondi e ampi, ma ci permettono comunque di capire come quello che gira oggi non sia propriamente indie.

 

Cosa è successo?

Riporto l’intervista di Daniele Menci di Sony Record, interrogato sulla questione indie VS mainstream alla Social Media Week di Roma:

«La musica è più democratica perché chiunque può accedere ai contenuti e scegliere cosa ascoltare. Senza alcuna imposizione passiva ma in modo proattivo»

Sicuramente l’avvento di internet ha aiutato moltissimo i gruppi più piccoli a spiccare il volo: per produrre un disco e farlo girare paradossalmente non ci vuole nulla di più che un PC e una connessione internet.

 

indie i cani 1

I Cani

 

Gli esempi che potremmo citare a questo proposito sono diversi.

Impossibile non pensare alla celeberrima #scenaromana: era il lontano 2010 quando quel genio di Niccolò Contessa, in arte I Cani, dalla sua stanzetta in un quartiere della Roma bene lanciò sul suo misterioso profilo SoundCloud due singoli - I pariolini di 18 anni Wes Anderson - destinati a cambiare le sorti della musica italiana indipendente e far nascere (o rinascere?) un movimento musicale ancora oggi in continua espansione.

L’altro esempio lampante è quello del più recente (t)rapper Ghali. Senza ufficio stampa e senza appoggi da parte di etichette major pubblica su Spotify il singolo di debutto Ninna Nanna: in un solo giorno diventa il singolo più ascoltato su Spotify Italia.

 

 

Onestamente non credo che la "democratizzazione via internet" basti per spiegare l’enorme boom della musica indipendente. Credo piuttosto che in Italia, soprattutto da parte delle nuove generazioni stia nascendo, non solo negli ambienti underground ma anche a livello nazional popolare, la necessità di ascoltare musica nuova, che si distacchi dalle generazioni precedenti in tutto e per tutto.

Per questo motivo le tanto demonizzare etichette major hanno iniziato a scavare nel mondo underground, portando alla luce ottimi songwriter come Colapesce, Tommaso Paradiso o Levante, reclutandoli come "sforna-singoli" da passare.

Un esempio? L’interessante esperimento Sony Camp, dove artisti indie e mainstream convivono per una settimana in una sorta di casa del Grande Fratello della musica italiana.

 

indie giornalisti

Thegiornalisti

 

Il risultato di questo processo è una lenta, ma nemmeno troppo, commistione dei generi e delle tematiche: Alessandro Raina scrive per Luca Carboni, Takagi e Ketra passano con enorme disinvoltura da Calcutta a Lorenzo Fragola. E poi c’è il Tommaso ‘Prezzemolo’ Paradiso che scrive e duetta con Carboni, scrive hit per Giusi Ferreri, canta con Fabri Fibra, si piazza in cima alla classifica dei tormentoni estivi senza batter ciglio e poco ci manca che ce lo troviamo in cucina che ci fa il caffè e ci parla del Fantacalcio

Infine, uscendo dalle logiche strettamente di mercato e musicali, l’indie è diventato una moda. Perchè ammettiamolo: tra barbe lunghe, occhiali con montature spesse e cinema d’essai... un Ligabue o una Emma Marrone stonano decisamente con il personaggio dell’alternativo.

Autore: Eleonora Lischetti

Sono appassionata di gatti, cibo cinese e musica, tanto che ho preso una laurea in Musicologia. I miei gusti musicali vertono verso la musica indipendente, ma in fondo il pop non è poi così male.