Megan Thee Stallion + Dua Lipa = Sweetest Pie
Nuovo appuntamento con "La hit della settimana", una rubrica fissa in cui proponiamo un brano recente in particolare, approfondendo un minimo la storia che c’è dietro la sua scrittura e la sua realizzazione per immergerci fino in fondo nel “clima” della canzone.
Cosa succede se si mettono insieme una rapper astro nascente dell’hip hop USA contemporaneo (in forte ricerca di consacrazione) e la popstar contemporanea più in voga in assoluto? Semplice, Sweetest Pie, hit mondiale firmata Megan Thee Stallion e Dua Lipa.
La canzone assembla un ritornello che richiama fortemente l’R’n’B più mainstream degli anni 2000 – interpretato alla perfezione da Dua Lipa – e delle strofe dove Megan Thee Stallion si esibisce in quel che le riesce meglio: rime e assonanze a ritmo forsennato, una dopo l’altra, interpretate con il tono più cinico, aggressivo e acido che le riesce, in totale contrapposizione con il canto affettato e dolciastro di Lipa, che riesce a essere seduttiva e provocante senza troppo sforzo. Il contrasto di Sweetest Pie funziona bene, come un accostamento tra sapori molto distanti: niente di particolarmente innovativo, anzi, si tratta di una ricetta collaudatissima ma eseguita senza la minima sbavatura.
La canzone ripropone alcune suggestioni sonore che sembrano prese dal mondo del Nelly di Dilemma ma senza trascurare l’immancabile gusto contemporaneo per le percussioni sorde e incalzanti che invece arriva direttamente dagli ambienti trap, sicuramente più nell’orbita della giunonica Megan. A mettere tutto insieme con una buona dose di buon gusto ed equilibrio ci pensano tre produttori diversi (OG Parker, Romano e Platinum Library) che riescono a centrare l’obiettivo di confezionare un pezzo da classifica che suoni estremamente adatto al 2022 – del resto, avere a disposizione due delle artisti più forti del periodo male non fa.
Il testo è pienamente nella poetica di Megan Thee Stallion: una fortissima rivendicazione (dai toni molti accesi) della sua posizione di sex symbol, un’autoaffermazione che trasuda autostima e convinzione nel proprio fascino più fisico e carnale, naturalmente infarcita di linguaggio colorito – per usare un eufemismo. Le parti della statuaria Dua sono più moderate nei toni ma rimangono fortemente esplicite: è un’esaltazione totale del fascino femminile nella sua versione più sensuale e persino lo stesso titolo del brano è una facile metafora (chi abbia orecchie, intenda).
In questo senso, la morbidezza e la sinuosità dell’arrangiamento servono a insistere sulle atmosfere più carnali, quasi da boudoir, del pezzo. Come si diceva in apertura, lo stile delle due artiste è molto lontano ma il tema della canzone è ovviamente comune e la loro comunione d’intenti dona alla canzone quella componente organica necessaria a farla suonare come un tutt’uno invece che come uno strano frankenstein composito. L’interpretazione delle due artiste è del resto emblematico del tipo di fascino che esercitano: il rap di Megan Thee Stallion è assertivo, aggressivo e dominante; il cantato di Dua Lipa è invece più subliminale e insinuante ma altrettanto carnale.
In sostanza, Sweetest Pie è una canzone pensata per essere una radio killer assoluta e non è un caso che goda ancora di passaggi in radio e tv a ormai diversi mesi dalla sua release e che funzioni perfettamente anche come ballabile. Forse non è proprio la canzone il cui testo faremmo leggere a nostra nonna ma va benissimo come sottofondo per un viaggio in autostrada verso la meta delle agognate vacanze o per ballare a una festa in spiaggia di Ferragosto.