Note contro la guerra: la storia di Vedran Smailović
L'assedio di Sarajevo da parte delle truppe serbo-bosniache è stato il più crudele e il più lungo della storia moderna: per 1425 giorni, dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, i 500mila abitanti della città rimasero intrappolati sotto il fuoco dei cecchini e dei mortai.
Tuttavia un uomo, un musicista, e il suo strumento, il violoncello, uscivano tutti i giorni per andare a suonare fra le macerie dei palazzi bombardati o in mezzo alla gente fra le strade del centro. L'uomo si chiama Vedran Smailović e all'epoca era il primo violoncello dell'Orchestra Filarmonica di Sarajevo. Evidentemente noncurante degli sniper che dalle colline sparavano sui civili, Smailović entrò nell'immaginario collettivo con le sue esecuzioni dell'Adagio in sol minore di Albinoni.
La leggenda, nata da un romanzo dello scrittore canadese Steven Galloway, vuole che in seguito a un colpo di mortaio sparato su civili abbia suonato l'Adagio per 22 giorni consecutivi alla stessa ora, uno per ognuna delle 22 vittime che facevano la coda per il pane. Smailović ha smentito l'aneddoto, ma il suo esempio rimane.