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Physical, rivisitare gli anni 80 secondo Dua Lipa

Primo appuntamento con "La hit della settimana", una rubrica fissa in cui proponiamo un brano recente in particolare, approfondendo un minimo la storia che c’è dietro la sua scrittura e la sua realizzazione per immergerci fino in fondo nel “clima” della canzone. Presi tutti insieme, gli articoli di questo particolare filone possono formare una bella playlist…

Può una canzone pop omaggiare gli anni 80 in maniera smaccata e quasi didascalica risultando al contempo originale, fresca e accattivante? Se è Physical di Dua Lipa sì, certo che sì. Brano contenuto nel disco del 2020 Future Nostalgia della cantante inglese, Physical pesca a piene mani dall’immaginario degli 80ies e in maniera del tutto esplicita, come ampiamente ammesso anche dalla stessa interprete. I sintetizzatori, il tessuto sonoro che fa da sfondo a tutto il pezzo, la melodia vocale del ritornello: tutto è al contempo familiare ma anche rielaborato in maniera nuova e contemporanea, creando un mix finale che ha il sapore di un classico.

D’altro canto, è inevitabile pensare all’altra Physical, quella del 1981, che un classico lo è per davvero. Pezzo cantato da una Olivia Newton-John in pieno processo di metamorfosi della sua immagine (da ragazza della porta accanto a donna forte e molto sensuale, un po’ come capitava al suo stesso personaggio di Grease, Sandy), la Physical di quarant’anni fa è un’influenza chiara per la canzone di Dua Lipa. «È assolutamente un’allusione a quella canzone» ha raccontato la cantante a NPR, nel corso di un’intervista. «Ovviamente, non è il punto da cui siamo partiti, quando abbiamo iniziato a scriverla. Ma quando l’abbiamo finita, beh, ci siamo resi conto di cosa avevamo combinato… E io sono molto orgogliosa di questo riferimento e di come sia arrivato nel corso del processo» ha spiegato l’artista.

Eppure, a livello emotivo le due canzoni sono molto diverse: il disimpegno e la libertà pura della Newton-John si sprigionano come un’energia a lungo compressa in un clima diurno e tutto sommato solare, divertito e divertente. L’atmosfera del brano di Dua Lipa affonda le sue radici nell’altra metà degli anni 80, quella elettronica, di cui il ritmo quasi techno e l’uso massiccio del synth sono una chiara filiazione. Le reminiscenze funk della Newton-John semplicemente non esistono nel pezzo di Lipa che invece è costruito a partire da un tessuto musicale piuttosto cupo, quasi dark, perfetto per accompagnare le note basse che intona la cantante nelle strofe (note basse che sono particolarmente nelle sue corde, peraltro).

Il riff suonato al sintetizzatore stabilisce il tipo di mondo sonoro a cui si accede attraverso il pezzo e dà immediatamente quel sapore in stile anni 80 che poi caratterizza tutto il brano. Ad aggiungere particolarità all’arrangiamento finale, c’è la sottile melodia suonata da un ney, un tipo di flauto di origine persiana, che il produttore Jason Evigan ha voluto includere nel mix finale, aggiungendo un’ulteriore sfumatura straniante. Del resto, il testo del pezzo parla più della componente fisica all’interno di una relazione vorticosa, intensa e (probabilmente) turbolenta, c’è una sfumatura più misteriosa rispetto al desiderio quasi primitivo di carnalità che ama invece i versi della Physical del 1981. Soprattutto, il brano “originale” è tutto incentrato sulla soggettività dell’interprete mentre quello del 2020 è ricalibrato su un “noi” che è sempre al centro del racconto.

La Physical di Dua Lipa è un ottimo esempio di brano pop contemporaneo derivativo e citazionista ma, al contempo, perfettamente curato e molto ispirato. Il risultato finale è compatto, ha una produzione elegante ed è “cucito” alla perfezione sulle qualità vocali della cantante, creando un’atmosfera che non si può che definire con il nome dell’album in cui la canzone è contenuta: Future Nostalgia.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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