Quella volta che i Green Day si finsero i The Network
È il settembre del 2003. Più o meno in sordina, l’ignoto ai più complesso americano denominato The Network fa uscire il suo primo disco: Money Money 2020, un album decisamente rock con sonorità assortite che oscillano tra il post-punk, il synth-rock e la new wave rielaborata in chiave primi anni 2000. Non si tratta di qualcosa che vada granché di moda, in quel momento. Anche il gruppo è molto strano: usano evidenti pseudonimi e non i loro nomi reali, quando si esibiscono dal vivo indossano maschere che coprono interamente i loro volti. Il disco esce per la Adeline Records, l’etichetta discografica di proprietà di Billie Joe Armstrong, cantante, chitarrista e principale autore delle canzoni dei Green Day. Curiosamente, la voce di uno dei due cantanti dei The Network – per quanto filtrata ed effettata – somiglia proprio a quella di Billie Joe. Inoltre, il gruppo non fa che attaccare frontalmente gli stessi Green Day attraverso diversi comunicati stampa, di fatto sputando nel piatto in cui dovrebbe mangiare.
La punk band californiana, di contro, non reagisce. Ufficialmente, è molto concentrata sulla composizione e la registrazione del suo nuovo album, che i beninformati sostengono si intitoli Cigarettes and Valentines. È un disco che può avere grande importanza: il gruppo è silenzioso da oltre un anno e mezzo, l’ultimo singolo uscito risale al 2001 e il successo ottenuto dagli ultimi tre LP e dai singoli estratti (a eccezione forse di Good Riddance (Time of Your Life) usata anche in un paio di serie tv) non è paragonabile al botto fatto con Dookie nell’ormai lontano 1994. Gli stessi membri del complesso si sentono in dovere di superare sé stessi con il nuovo lavoro e si impegnano alacremente sui nuovi pezzi, i quali recuperano il mood e le atmosfere dei primi anni di attività, risultando più veloci e aggressivi rispetto al materiale più recente.
Sebbene nessuno ne sappia ancora nulla, i Green Day hanno appena incassato una vera batosta: un giorno, verso la fine del processo di registrazione di Cigarettes and Valentines, durante l’estate del 2003, i master del disco incisi fino a quel momento vengono trafugati dallo studio in quel momento in uso. La notizia verrà resa nota solo molto più avanti nel tempo ma, dopo aver passato un iniziale momento di sbandamento, il gruppo reagisce in maniera controintuitiva: non una nota del materiale già scritto e quindi rubato verrà reincisa così com’era stata pensata, il nuovo album sarà composto da zero. È l’origine di American Idiot, a oggi il secondo successo più grande della storia del gruppo.
Poco dopo, esce in tutti i negozi di dischi degli USA e del mondo il misteriosissimo Money Money 2020 degli esordienti The Network, anch’essi un power trio da basso, chitarra e batteria che pare fare un genere ragionevolmente diverso da quello dei Green Day nonostante Fink, uno dei vocalist, canti in maniera non così dissimile da Billie Joe Armstrong, per quanto abbia un accento diverso. Nessuno fa granché caso all’album o ai The Network fino al 2005, quando lo scenario è molto diverso: American Idiot è diventato una hit globale, i Green Day sono tornati sulla cresta dell’onda come a metà degli anni 90 e Roshambo, uno dei pezzi contenuti in Money Money 2020 viene scelto tra i brani della colonna sonora di NHL 2005, videogioco ufficiale targato EA Sports del campionato americano di hockey su ghiaccio.
Riaffiora il nome dei The Network, si nota che il loro secondo singolo che è una cover dei Misfits (gruppo che ha influenzato grandemente anche i Green Day) e che la misteriosa voce del cantante è effettivamente così vicina a quella di Armstrong mentre la storia dei loro comunicati stampa anti-Green Day nonostante il loro album sia stato pubblicato dalla Adeline interessa di nuovo e di più la stampa specializzata. Billie Joe e soci rifiutano di commentare e rilasciare dichiarazioni sull'argomento. Ben presto, dopo qualche indagine, salta fuori che il copyright legato ai brani di Money Money 2020 fa riferimento ai membri dei Green Day quali autori di tutti i pezzi dei The Network. Il mistero pare effettivamente svelato senonché è solo nel 2013 che Mike Dirnt, bassista della band di San Francisco, ammette pubblicamente a Rolling Stone che i The Network sono effettivamente uno dei tanti progetti paralleli dei Green Day.
Tuttora non si sa bene quando e perché i brani di Money Money 2020 siano stati composti e incisi per poi, come sappiamo, essere distribuiti sotto falso nome: le origini creative di questo album rimangono l’unico, vero mistero legato ai The Network. A giochi ormai svelati, nel 2020, i The Network hanno fatto uscire anche un secondo disco, giocando sul fatto che già il primo aveva proprio "2020" nel titolo. Per quanto concerne il primo album, comunque, c’è chi ha ipotizzato che sia il materiale di Cigarettes and Valentine riarrangiato ma i Green Day hanno negato che sia così. Di fatto, si tratta probabilmente di un semplice divertissement con cui la band ha combattuto la frustrazione per il lavoro perso a causa del furto dei master avvenuto poco prima ma potrebbe anche essere una raccolta di brani composti in vari momenti e giudicati troppo “strani” per essere diffusi sotto il nome di Green Day. Ancora, potrebbe trattarsi di un disco che il gruppo ha composto prima di cominciare le sessioni di American Idiot per “staccare” dal proprio genere abituale in maniera tale da riprenderlo in maniera più “fresca” poi o, ancora, una serie di tracce sperimentali realizzate per esplorare aspetti della produzione in studio che non avevano ancora toccato. Magari è stata una semplice reazione di pancia della band al compimento dei fatidici trent’anni da parte di tutti i membri, desiderosi di fare una “cosa folle” per celebrare "l'età adulta".
Non sapremo mai perché i Green Day abbiano sentito la necessità di fingersi qualcun altro in quel dato momento del 2003 e di cercare di mettere su un teatrino poco credibile che conteneva più di un indizio per smascherarli senza fare troppa fatica. Quel che è certo, vent’anni dopo, è che è comunque una storia divertente da raccontare.