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Quella volta che i Metallica andarono in terapia

Per quanto pazzesco possa sembrare, anche i gruppi metal possono andare dallo psicologo: i Metallica, tra il 2001 e il 2002, hanno assoldato un professionista per risolvere le discrepanze interne alla band, travolta dalle tensioni tra i vari membri e sul punto di sciogliersi per sempre. Per evitare che si arrivasse al peggio, il gruppo ha infatti assume Phil Towle, un consulente privato che lavora con gruppi/collettivi di persone per far sì che riescano a rendere al massimo del loro potenziale, aiutandoli dall’interno a gestire (e magari risolvere direttamente) i propri conflitti interni. La prima conseguenza dell’arrivo di Towle si materializza il giorno stesso della prima seduta: il bassista Jason Newsted, dopo quindici anni di militanza nei Metallica, decide di andarsene, annoiato, infastidito e irritato dall’idea di aver dovuto assumere una persona esterna per risolvere i dissidi all’interno del gruppo.

È l’apoteosi di un sommovimento interno innescato da tempo: Newsted vuole potersi dedicare agli Echobrain, suo side project parallelo, mentre James Hetfield – il cantante dei Metallica – gli ha sempre negato il permesso, timoroso che potesse distrarlo dalla sua occupazione principale. Inoltre, Hetfield e Lars Ulrich, il batterista, sono i principali compositori e autori del gruppo, monopolizzatori assoluti del processo creativo, mentre Jason vorrebbe avere più voce in capitolo. Il terapista è solo la goccia che fa traboccare il vaso e i Metallica si ritrovano in tre, con la tensione crescente che c’è anche tra gli stessi Ulrich ed Hetfield pronta a esplodere, Kirk Hammett nel mezzo a cercare di mediare e tutti molto affaticati nel tentare di mettere insieme nuovo materiale per l’album che vogliono registrare.

Ad aggiungere pepe, inoltre, c’è anche il fatto che tutto questo lungo e logorante processo autodistruttivo sta venendo filmato da Joe Berlinger e Bruce Sinofsky, due cineasti amici della band con cui i Metallica si sono accordati per girare un documentario sulla produzione del nuovo disco. L’essere costantemente sotto i riflettori in senso letterale, tutti i problemi di relazione nel gruppo (a cui va aggiunto l’esito semi-disastroso della causa con Napster che il gruppo sta portando avanti, ulteriore causa di malumore), una sorta di blocco creativo e l’addio di Newsted sono semplicemente troppo nonostante la presenza di un consulente e la situazione ben presto degenera, tra litigi e discussioni molto animate.

Insofferente alla situazione e divorato dal desiderio di passare più tempo con la propria famiglia, Hetfield praticamente scompare da un giorno all’altro, interrompendo bruscamente la fase compositiva per andare a disintossicarsi dalla sua dipendenza da alcol. Un processo di guarigione lento e faticoso che porta il cantante, compositore e chitarrista del gruppo a sei mesi di pausa totale, prima di poter tornare in studio a lavorare. Quando James rientra in sala coi compagni, al di là degli orari contingentati che il protocollo da ex alcolista prevede, i problemi di relazione sono ancora tutti lì, lontanissimi dall’essere risolti.

Per fortuna, il suo nuovo atteggiamento più conciliante e produttivo, la decisione di Ulrich di aspettarlo invece che spazientirsi per la pausa forzata e la presenza rassicurante di Hammett mettono Phil Towle nella condizione di poter fare effettivamente il proprio lavoro e scendere in profondità all’interno dell’intimità del gruppo. Più di tutto, l’ispirazione creativa sembra tornata e i tre rinvigoriscono il loro legame prima di tutto dal punto di vista musicale. Tra una sessione di terapia e una di scrittura delle canzoni, il nuovo disco finalmente decolla e Bob Rock, il produttore dell’album nonché il supplente provvisorio al basso, può tirare un sospiro di sollievo. Alla fine della lavorazione dell’album, poi, la band può finalmente scegliere il nuovo bassista, accogliendo al proprio interno Robert Trujillo dopo un processo di selezione piuttosto intenso. Membro da ormai quasi vent’anni, Trujillo è oggi il bassista più longevo della storia del gruppo, avendo suonato coi Metallica più a lungo di Newsted, del fondatore Ron McGovney e del compianto Cliff Burton.

E il documentario? Metallica: Some Kind of Monster è uscito nel gennaio 2004, sei mesi dopo St. Anger, l’album che è il risultato del travagliatissimo processo di terapia/scrittura/guarigione dei Metallica; tutta la storia del disco è immortalata nel docufilm, che è stato un grandissimo successo di pubblico e di critica, acclamato per la sua brutale sincerità e per la capacità di cogliere dei lati inediti e anche impensabili dei componenti del gruppo e del loro mondo. Un mondo che, per quasi due anni, ha compreso al suo interno anche Phil Towle, counselor e coach professionista, di cui – ancora oggi – i membri del gruppo riconoscono l’importanza assoluta nel loro proseguimento insieme. Joe Berlinger, regista di Some Kind of Monster, non ha dubbi in proposito: «Non c’è alcun dubbio che Phil sia l’uomo che ha salvato i Metallica».

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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