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Sanremo e il rinnovo generazionale che non arriva mai

Dei venti artisti in gara, senza l'aiuto di Wikipedia solamente dieci nomi mi dicono qualcosa. Gli altri dieci – metà dei concorrenti – non li ho mai sentiti nominare prima. E parliamo della sezione dei "Big".

Si tratta di un mix di esponenti di ogni angolo dell'industria discografica nostrana: ci sono le vecchie glorie sanremesi (Marco Masini, Raf), i sopravvissuti degli anni '90 (Nek, Gianluca Grignani), la pattuglia di quelli provenienti dai talent show (Dear Jack, Lorenzo Fragola) e pure un rapper (Nesli). Certo, ci sono anche talenti come Alex Britti, Irene Grandi e Malika Ayane, ma nessuno in grado di suscitare qualcosa di più di un'alzata di sopracciglia.

Quante tempo deve ancora passare prima che il festival musicale più prestigioso d'Italia trovi il coraggio di operare un vero rinnovo nella sua offerta culturale? E soprattutto: a quale pubblico intende rivolgersi il Sanremone nazionale?

L'impressione è che a essere tagliati fuori dal target siano i più giovani, cioè il pubblico di domani, nonché coloro che la musica la consumano ogni giorno su Spotify, su YouTube e condividendola con gli amici su Facebook. Sabato sera è prevista l'esibizione di un teen idol come Ed Sheeran, ma la prima serata ha avuto come ospite un certo Al Bano, che la sua prima apparizione a Sanremo l'ha fatta quasi mezzo secolo fa, nel 1968. Il live degli Imagine Dragons è stata la vera chicca di ieri sera: un gruppo giovane, di grande talento, che con l'album d'esordio Night Visions del 2012 si è guadagnato il doppio disco di platino negli Stati Uniti e un immenso seguito a livello mondiale. Una scelta di qualità che fa sperare bene, e che potrebbe dare al festival quel respiro giovane e internazionale di cui ha bisogno.

Sanremo è il programma televisivo più seguito ogni anno e va considerato come tale. I dati Auditel lo confermano: la prima serata ha sfiorato il 50 per cento di share, con un milione di spettatori in più rispetto all'anno scorso, quando a condurre era Fabio Fazio. Quasi un record.

Ma come è composto questo pubblico? La programmazione del festival mette insieme Ed Sheeran e Al Bano per accontentare sia i ragazzi che i loro nonni, oppure Lorenzo Fragola e Alex Britti per attirare sia il pubblico dei talent show che i chitarristi. Basta sommare nonni, nipoti, pubblico di Canale 5, musicisti e amanti dei cantautori ed ecco fatta l'audience. Il problema non è registrare grandi ascolti – cosa di cui Sanremo si dimostra in ogni caso capace – ma pensare un'offerta culturale omogenea.

Il mercato discografico sta cambiando radicalmente. Le formule che funzionavano quarant'anni fa sono destinate a diventare obsolete nel giro di pochi anni. Se Sanremo deve essere la vetrina della migliore musica italiana, è ora di cominciare a progettare una programmazione che sappia conciliare audience, qualità e omogeneità.

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