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Super Freaky Girl: gli anni 80 secondo Nicki Minaj

Nuovo appuntamento con "La hit della settimana", una rubrica fissa in cui proponiamo un brano recente in particolare, approfondendo un minimo la storia che c’è dietro la sua scrittura e la sua realizzazione per immergerci fino in fondo nel “clima” della canzone.

Tra le varie notizie che l’estate musicale del 2022 ha portato con sé, c’è anche quella del ritorno di Nicki Minaj. L’artista statunitense (ma di origini afro-trinidadiane) non pubblicava un singolo in autonomia da Megatron, uscito ben tre anni prima di Super Freaky Girl. Questo, infatti, è il titolo del pezzo con cui l’artista ha annunciato la sua rentrée in scena, mietendo da subito consensi a non finire e portandosi via il primo posto delle classifiche americane, sia generali sia settoriali, alle quali ha aggiunto come corollario anche la vetta delle chart australiana e neozelandese (oltre a un piazzamento in top ten anche in Canada, Irlanda e Regno Unito).

Al di là del botto commerciale fatto registrare da Super Freaky Girl – terzo estratto dal disco (non ancora uscito) Queen Radio: Volume 1 ma il primo senza alcun featuring –, non si può non notare che siamo di fronte all’ennesima vittima degli anni 80. Mai, infatti, Nicki Minaj aveva citato in maniera così esplicita e smaccata una hit di quel decennio come ha fatto stavolta, adoperando Super Freak di Rick James come radice evidente della sua ispirazione musicale. L’influenza è talmente palese che persino il titolo del nuovo brano della rapper riporta direttamente al vecchio successo del 1981, per il quale ispirare una nuova composizione spacca-classifiche non è certo una novità, avendo fornito la base su cui MC Hammer ha costruito la sua hit inevitabile U Can’t Touch This, risalente al 1990.

Trentadue anni dopo MC Hammer, insomma, per Super Freak arriva una terza vita grazie alla Minaj, abilissima a cogliere nell’aria un certo sentore musicale, visto che il brano di Rick James è da tempo una delle colonne sonore più adoperate su Instagram (per i reel) e su Tik Tok. In ogni caso, approfittando del clamorosamente riconoscibile riff fornito dalla vecchia hit anni 80, la nuova creatura della rapper prende vita aggiungendo i classi bassi ipersaturi che (soprattutto) la trap contemporanea ha fatto abbondantemente filtrare nella musica pop di adesso e il suo caratteristico, distinguibilissimo flow. Del resto, il rap mainstream americano degli ultimi dieci anni è stato evidentemente segnato dal tono sprezzante e nasale dell’artista di origini trinidadiane, che da oltre un decennio può esibire il suo personale marchio di fabbrica, ottenuto rielaborando in maniera estremamente personale la lezione di Lil’ Kim.

Le barre dell’artista americana scorrono sinuose, provocatorie, irritanti e seducenti al tempo stesso, in maniera perfettamente consona con il testo del brano, densissimo di riferimenti espliciti come, non di rado, lei ama fare. Essenzialmente, utilizzando i termini tipici dell’ars amatoria (per darne una definizione elegante), la Minaj costruisce con Super Freaky Girl un monumento a sé stessa, ponendosi su un immaginario piedistallo fatto di indiscussa superiorità dal quale poter guardare chiunque altro dall’alto in basso. È un topos tipico del rap, antico quanto il genere stesso e perfettamente trasversale ai generi: l’auto-magnificazione è tanto delle artiste donne quanto degli uomini. In particolare, la poetica della giunonica Nicki è da sempre costruita anche su questo atteggiamento vagamente passivo-aggressivo da donna alfa e, non a caso, Super Freaky Girl è una canzone che è diventata istantaneamente iper-rappresentativa, per lei. Ed è anche così, del resto, che si prende una hit di qualcun altro e la si trasforma in un successo talmente proprio che chiunque ne ascolti almeno trenta secondi non possa far altro che dire: “Nicki Minaj”.

Autore: Giorgio Crico

Milanese doc, sposato con Alice, giornalista ma non del tutto per colpa sua. Appassionato di musica e abile scordatore di bassi e chitarre. ascolta e viene incuriosito da tutto nonostante un passato da integralista del rock più ruvido.

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