L’estate 2023 dei Kolors è un omaggio agli anni 80: Italodisco
Per parlare di Italodisco è necessario partire da una considerazione preliminare: nonostante sia un dichiarato omaggio a un sottogenere della musica da discoteca anni 80 e 90, la canzone dei Kolors non è un brano italodisco. Il titolo è ovviamente una citazione, alcuni accorgimenti di arrangiamento sono un chiaro rimando, dei passaggi del pezzo magari ne scimmiottano il sound d’epoca ma Italodisco, intesa come canzone, è un brano synth pop in piena regola, perfettamente in linea con il gusto attuale. Il pezzo non ha che una parentela lontana con la vera italodisco di trenta o quarant’anni fa – una branca prodotta in Italia della musica da discoteca dei tempi – costituita essenzialmente dalla sezione ritmica e diversi effetti sonori. Peraltro, un brano pop con una base dance molto riconoscibile non è proprio una grande novità, nel 2023.
Ovviamente, il fatto che Italodisco non appartenga al genere italodisco non inficia minimamente la voglia di omaggiare quella grande tendenza di fine ventesimo secolo, né indebolisce il pezzo sotto nessun punto di vista. Semplicemente, il riferimento del titolo è più che altro un gioco che Stash e compagni hanno voluto fare per contestualizzare il proprio brano in maniera diversa rispetto al synth revival ormai in corso da diversi anni – e, se parliamo di strategie di comunicazione, non è nemmeno un’idea sbagliata né scriteriata, anzi. L’importante è che chi non ha vissuto la wave italodisco vera e propria non pensi che quelle canzoni somiglino a questa che, invece, è più un pastiche contemporaneo di differenti tendenze (soprattutto anni 80, questo sì) mescolate con il bagaglio personale dei Kolors.
Probabilmente, infatti, Italodisco è una specie di elettro-funk post Bruno Mars che incontra il synth pop e la dance anni 90, per poi venire arrangiata in stile anni 2020 ma utilizzando i suoni anni 80. Più in breve, le radici funk della band emergono prepotentemente anche in questo pezzo, a livello compositivo, ma la scelta degli effetti da applicare ai suoni è tutta rétro e in stile anni 80. Tuttavia – ed è qui che la canzone denuncia la sua anima pop, più che discotecara – manca la componente ossessiva: i loop non sono eterni, la melodia vocale ha un sapore analogico e pulito, privo di barocchismi, il pezzo ha diversi movimenti che riproducono la classica struttura pop, senza ambizioni ipnotiche. I pezzi veramente italodisco erano pensati per la discoteca, creavano strutture – talvolta anche minimali – per accompagnare la gente al ballo, non per intrattenerla a livello sonoro e fare da sottofondo alla vita reale, come ogni pezzo pop che si rispetti. Ed erano brani circolari, virtualmente infiniti, senza una chiara struttura che desse anche una nota conclusiva definitiva.
Ciò posto, Italodisco è un brano che, a suo modo, rappresenta una nota vagamente dissonante rispetto alle hit estive con cui è attualmente in competizione per la vetta delle classifiche nazionali e rappresenta anche un esperimento un po’ più ardito di altri aspiranti tormentoni che, sul piano creativo e compositivo, sono andati più sul sicuro (per esempio, Fragole di Achillle Lauro e Rose Villain o Disco Paradise della triade Fedez, Articolo 31 & Annalisa). Sebbene sia uscito a inizio maggio, il pezzo ha veramente ingranato solo nell’ultimo paio di mesi, agguantando anche la cima della chart dei singoli italiani più caldi di Billboard in questi giorni, dimostrando così di essere finalmente penetrato all’interno dell’immaginario estivo.
Il suo grosso tratto distintivo rispetto a tanti altri pezzi sentiti, risentiti e strasentiti negli ultimi mesi è l’assenza totale di featuring da un lato e la ricerca melodica di Stash sulla parte vocale dall’altro (per quanto ovviamente figlia della sua storia e della sua carriera). È lì che il cantante napoletano riesce a mescolare le sue profonde influenze black con il bagaglio melodico italiano (e, nel suo caso, anche locale, essendo campano).
Per il resto, la canzone è quel mix – perfetto per l’estate – di sinuosità dance, di sonorità di tendenza e di telaio pop. Il ritmo in levare viene rivestito da una patina elettronica ma continua a tradire la sua matrice funk tipica della band e il testo, insieme con le sonorità del basso e qualche citazione a Moroder e alla scena elettronica anni 80, è il richiamo più esplicito e diretto alla vera italodisco. Il pezzo suona come un frutto riuscito di un genuino divertimento compositivo, ispirato a una tendenza nostrana (ma anche continentale) che ha segnato un’epoca ma anche decisamente figlio del suo tempo.