True Blue: una fotografia della Madonna dominatrice degli anni 80
Nuovo appuntamento con "La hit della settimana", una rubrica fissa in cui proponiamo un brano recente in particolare, approfondendo un minimo la storia che c’è dietro la sua scrittura e la sua realizzazione per immergerci fino in fondo nel “clima” della canzone. Il pezzo di oggi, peraltro, è stato parte della scaletta dello spettacolo di Cluster dello scorso 23 aprile 2022, andato in scena presso il teatro PIME.
Un adagio ricorrente sui fenomeni pop della musica stabilisce che dopo un primo successo da chiamare “esplosione”, a un artista – per non essere etichettato come “meteora” – occorre un nuovo album a un livello pari o superiore che, di norma, viene definito come “consacrazione”. Ecco, True Blue è il terzo singolo estratto dal terzo disco di Madonna, il quale si chiama nello stesso, identico modo. E arriva proprio nel momento in cui Louise Veronica Ciccone si sta giocando tutto: le serve un altro, enorme album per confermarsi nel gotha del pop. E con True Blue punta decisamente al bersaglio grosso, attingendo a ogni sua risorsa, comprese quelle personali. Secondo quanto diceva all’epoca la cantante, infatti, “true blue” è un’espressione che usava spesso Sean Penn, a quei tempi marito di Madonna, e con la quale definiva la sua idea di “amore puro”. Di fatto, le relazioni sono ancora il tema portante della quasi totalità dei testi dell’album.
Ma si diceva del fatto che True Blue viene estratta dal terzo album dell’artista statunitense, pubblicato nel 1986 e arrivato dopo i primi due, datati rispettivamente 1983 e 1984. Se con il primo – intitolato Madonna – era arrivato un pizzico di fama iniziale, Like a Vergin, il secondo, aveva fatto un botto atomico, grazie anche alla sua invincibile title track. True Blue è il passo della definitiva consacrazione e la signora Ciccone lo affronta con il primo di una serie infinita di cambi di look. Via la zazzera che le cade sulle spalle, niente più “divisa” indossata per tutto il periodo di Like a Virgin: capelli sempre biondissimi ma ora molto corti e vestiario non più costantemente ricorrente. La musica, però, cambia pochissimo e la formula collaudatissima dell’album precedente viene confermata in pompa magna. Restiamo insomma sempre nell’ambito della dance-pop di matrice essenzialmente elettronica. Anzi, il disco precedente aveva qualche traccia che flirtava vagamente col rock, le cui sonorità sono invece totalmente assenti da questo terzo capitolo dove, se vogliamo, c’è qualche fascinazione esotica in più.
True Blue è una canzone puramente pop: sebbene non sia probabilmente tra i brani dell’album che vengono ricordati più spesso, la title track è il perfetto esempio di una hit “media” della Madonna dell’epoca. Papa Don’t Preach, con tutte le implicazioni del testo e del videoclip, e La Isla Bonita, per questioni eminentemente musicali, sono canzoni che hanno avuto più eco, sono rimaste ben più solide nell’immaginario del pubblico e tuttora la cantante ama riportare in scena dal vivo: sono pezzi diventati emblematici del repertorio di Madonna. True Blue non ha probabilmente il medesimo status ma è un successo pop di metà anni 80 con una sua compiutezza e rotondità invidiabili.
Il ritornello è catchy in una maniera quasi beat, a livello di melodia vocale, mentre le strofe sembrano recuperare il repertorio pop dei gruppi vocali femminili degli anni 50 e 60, sempre considerando la traccia melodica del cantato. A livello di arrangiamento, però, è pura contemporaneità dell’epoca: il basso filtrato, il rullante così squillante, la patina elettronica e quasi “gommosa” di ogni singolo suono… tutto urla “anni 80”, tutto. L’inizio strumentale della canzone, con quel riff di basso, non a caso somiglia moltissimo a The Way You Make Me Feel, che Michael Jackson porterà al successo l’anno dopo. Tornando a True Blue, il pre-chorus con le secondi voci delle coriste che introducono il ritornello appiccicoso e incredibilmente accessibile sono però i veri grimaldelli che fanno breccia nell’ascoltatore che, anche oggi, non può impedirsi di canticchiare la canzone dopo averne sentito almeno un paio di minuti.
In poche parole, se fosse possibile tornare indietro nel tempo e scattare una Polaroid alla musica pop degli anni 80, questa sarebbe True Blue.